Fibrosi cistica: inalatore brevettato a polvere secca di colistina opzione migliore rispetto al trattamento con nebulizzatore
La somministrazione mediante inalatore brevettato a polvere secca di colistina – un antibiotico utilizzato per trattare le infezioni polmonare nei pazienti affetti da fibrosi cistica, potrebbe configurarsi come un’opzione migliore rispetto al trattamento con lo stesso antibiotico mediante nebulizzatore. Lo suggeriscono i risultati di uno studio di recente pubblicazione su PLOS One.
Razionale e obiettivi dello studio
L’utilizzo di un nebulizzatore, ovvero di un piccolo dispositivo che trasforma il farmaco da somministrare, allo stato liquido, in una mistura, rappresenta il metodo più comune di somministrazione di antibiotici inalatori nei pazienti con fibrosi cistica (FC) che risultano infettati da Pseudomonas aeruginosa, ricordano i ricercatori nell’introduzione allo studio.
Ciò detto, gli inalatori di polvere secca (DPI) rappresentano un’opzione di somministrazione più gradita per i pazienti in quanto il loro impiego per la somministrazione di farmaci si associa ad un tempo di somministrazione più ridotto, ad una maggiore stabilità del prodotto, alla mancata necessità di ricorrere a refrigerazione, e alla sperimentazione di un’efficacia 3-6 volte superiore.
Per fare un esempio, l’impiego di un inalatore di polvere secca brevettato (Twincer) comporta tempi di somministrazione di colistina non superiori a 1-2 minuti, a fronte dei 10-20 minuti necessari per la somministrazione del farmaco mediante nebulizzatore.
Il DPI brevettato in questione, utilizzato per la somministrazione di colistina, è un dispositivo per uso singolo che permette la veicolazione di dosi relativamente alte di antibiotico.
L’ipotesi che ha voluto verificare una equipe di ricercatori olandesi è stata quella di un incremento della soddisfazione dei pazienti e della aderenza al trattamento, presupposti per il raggiungimento di outcome clinici migliori, in pazienti con FC utilizzatori del DPI per la somministrazione di colistina in luogo della somministrazione dello stesso antibiotico tramite nebulizzazione.
Al tal scopo, i ricercatori hanno analizzato retrospettivamente i dati clinici relativi a 21 pazienti adulti con FC trattati con colistina veicolata mediante DPI o nebulizzazione. Sono stati valutati l’efficacia nella real life e la tollerabilità di entrambe le modalità di delivery dell’antibiotico, insieme ai dati sulla soddisfazione dei pazienti e l’aderenza al trattamento. Per valutare l’efficacia sulla funzione polmonare, si è preso in considerazione il declino annuale medio di ppFEV1 e la frequenza di riacutizzazioni o di ingravescenza della malattia.
Questi parametri sono stati analizzati nel corso di un periodo di trattamento compreso da 1 a 5 anni con la terapia somministrata mediante nebulizzazione prima dell’inizio del trattamento con DPI, e nel corso di un trattamento della durata media di 1,7 anni con il dispositivo di polvere secca.
Risultati principali
Funzione polmonare
Dallo studio è emerso che il declino medio annuale di ppFEV1 è stato dell’1,1% durante il periodo di trattamento mediante nebulizzazione, mentre il declino medio annuale è stato del 2,2% con il DPI. Tale differenza, sia prima che dopo l’inizio della terapia antibiotica con DPI, non è risultata statisticamente significativa.
A tal proposito, i ricercatori hanno notato l’esistenza di un fattore di confondimento nell’analisi di efficacia, rappresentato dall’inizio delle terapia con farmaci modulatori di CFTR in 4 pazienti. Non si può escludere, pertanto, che il ricorso a tali terapie, finalizzate per correggere la causa sottostante di FC sulla base del difetto specifico nella proteina CFTR, possano aver determinato a loro volta un miglioramento della funzione polmonare.
Quando, però, si è proceduto alla correzione dell’analisi rimuovendo i dati relativi a questi 4 pazienti, i ricercatori hanno potuto osservare una variazione significativa del declino di funzione polmonare tra i pazienti prima e dopo l’inizio della terapia con DPI.
Nello specifico, il declino medio annuale di ppFEV1 durante la somministrazione della terapia mediante nebulizzazione è stato del 2,5% prima di ricorrere alla somministrazione della terapia antibiotica con DPI e dell’1,1% dopo.
Riacutizzazioni di malattia
I ricercatori hanno valutato il numero di riacutizzazioni di malattia in base al numero di trattamento con antibiotici somministrati endovena o per os durante il periodo dello studio.
Dai dati è emerso che il numero di trattamenti endovena era pari a 1,51 per anno durante la terapia antibiotica con colistina somministrata per nebulizzazione e a 1,67 per anno durante la terapia antibiotica con DPI.
Il numero di tutti i trattamenti antibiotici (endovena e per os) è risultato pari a 2,7/anno durante la somministrazione di colistina per nebulizzazione e a 2,28/anno durante la somministrazione di questo antibiotico mediante DPI, a suggerire l’assenza di differenze significative tra le due modalità di trattamento.
Efficienza inalazione
L’efficienza dell’inalazione di colistina mediante DPI è stata valutata ispezionando il residuo di colistina rimasta nel device dopo inalazione. Dai risultati è emerso che nella maggior parte dei casi l’efficienza dell’inalazione è risultata da “adeguata” a “molto buona” (89,8%). Solo nello 0,5% dei casi si è avuta un’efficienza dell’inalazione “inadeguata” o “molto scarsa”, mentre questa è risultata “moderata” o “scarsa” nel 9,7% dei casi.
Tollerabilità e aderenza alla terapia
Su 21 pazienti che avevano iniziato il trattamento con colistina mediante DPI, 5 lo hanno interrotto a distanza di due mesi causa la comparsa di effetti avversi, mentre i rimanenti 16 hanno mostrato una buona tollerabilità al trattamento. A questo proposito, i ricercatori hanno notato che i 5 pazienti che avevano interrotto il trattamento con colistina mediante DPI erano risultati precedentemente intolleranti al farmaco e alla terapia con tobramicina mediante nebulizzazione a causa di tosse o dispnea.
In linea con quanto osservato, il 71,4% dei pazienti ha manifestato soddisfazione per la terapia con colistina mediante DPI, in ragione dell’ottimizzazione, in primis, dei tempi di somministrazione.
Anche l’aderenza alla terapia è risultata più elevata nei pazienti sottoposti a trattamento con colistina mediante DPI, attestandosi intorno al 92,5%.
Ciò detto, i ricercatori invitano ad interpretare con prudenza il dato dell’aderenza, dato che erano disponibili solo i dati relativi ai pazienti che avevano continuato il trattamento con DPI, anziché interromperlo. Inoltre, aggiungono “per quanto il trattamento con colistina mediante DPI sembri essere generalmente preferito a quello mediante nebulizzazione, la soddisfazione dei pazienti dipende dal tipo specifico di DPI utilizzato”.
“Sfortunatamente – continuano i ricercatori – non si hanno informazioni sull’aderenza terapeutica durante la somministrazione di colistina mediante nebulizzazione. Dalla letteratura si evincono percentuali di aderenza terapeutica comprese tra il 65% e l’80% in base a dati riferiti e tra il 50% e il 60% in base a report clinici, suggestivi di un tasso di aderenza decisamente più elevato per la terapia somministrata mediante DPI”.
A tal proposito, si ritiene che tale aderenza elevata alla terapia somministrata mediante DPI possa essere in parte legati ai follow-up periodici ai quali questi pazienti vanno incontro.
Riassumendo
Nel complesso “lo studio mostra che la somministrazione di colistina mediante DPI rappresenta una modalità di somministrazione alternativa alla nebulizzazione di maggior gradimento per i pazienti, senza differenze significative di outcome clinici relativi al declino della funzione polmonare e ai tassi di riacutizzazione – concludono gli autori dello studio”. A questo punto sono necessari studi di dimensioni decisamente più ampie che siano in grado di confermare queste osservazioni preliminari.
Bibliografia
Akkerman-Nijland AM et al. Colistin dry powder inhalation with the Twincer™: An effective and more patient friendly alternative to nebulization. PLOS One 2020. Leggi