Osteoporosi indotta da glucocorticoidi: ipogonadismo predice il rischio di fratture vertebrali secondo uno studio pubblicato su RMD Open
L’ipogonadismo rappresenta il principale fattore di rischio di fratture di fragilità nei soggetti di ambo i sessi con esposizione cronica ai glucocorticoidi (GC). Lo dimostrano i risultati di uno studio pubblicato su RMD Open.
L’osteoporosi indotta da glucocorticoidi (GIOP) rappresenta la forma più comune di osteoporosi secondaria. Le fratture in presenza di questa forma di OP si manifestano molto frequentemente insieme a livelli di densità minerale ossea (DMO) superiori alle attese e, tipicamente, all’inizio del trattamento con GC, complicando l’identificazione dei pazienti a rischio di frattura.
Le fratture vertebrali (VF), in particolare, rappresentano il più comune tipo di frattura associato a GIOP, colpendo quasi un paziente su 2 trattato con GC. Queste fratture sono frequentemente sottodiagnosticate, rendendo ancora più difficoltosa l’identificazione di questi pazienti. E’ cruciale, pertanto, migliorare l’identificazione dei soggetti trattati con GC a rischio elevato di frattura e nei quali dovrebbe essere indicata una terapia anti-OP in funzione preventiva.
L’obiettivo di questo studio, pertanto, è stato di analizzare le caratteristiche cliniche e di identificare i fattori di rischio associati con lo sviluppo di fratture di fragilità e, in particolare, di VF, in pazienti trattati con GC. A tal scopo, è stata condotta non solo una valutazione dei fattori clinici, ma anche una misurazione tramite DEXA, della DMO e del punteggio osseo trabecolare (TBS), nonché di alcuni parametri biochimici del metabolismo osseo.
Disegno dello studio
Lo studio ha reclutato pazienti adulti in trattamento cronico con GC a causa di una malattia reumatologica autoimmune. L’utilizzo cronico di GC era definito dal trattamento giornaliero con almeno 5 mg di prednisone o equivalente per più di 3 mesi.
I pazienti sono stati sottoposti ad anamnesi medica e a valutazione clinica. Sono stati valutati sia i livelli di DMO della colonna lombare che quelli del collo femorale e dell’anca in toto mediante esame DEXA, e calcolati i punteggi TBS utilizzando le immagini DEXA a livello della colonna lombare. Non solo: i ricercatori hanno calcolato anche i punteggi FRAX per le fratture osteoporotiche principali.
Sono stati condotti esami radiografici a livello del torace e della colonna lombare per determinare la presenza di una VF. Questa era definita dalla riduzione di almeno il 20% dell’altezza anteriore, media o posteriore del corpo vertebrale rispetto alle vertebre non colpite.
Inoltre è stata effettuata un’analisi di regressione logistica per identificare i correlati delle VF e di altre fratture di fragilità.
Risultati principali
La coorte dello studio era costituita d1 127 pazienti (età media: 61,5±17,9 anni; durata media del trattamento con GC pari a 47,7±68,9 mesi); di questi, 80 (par al 63%) erano di sesso femminile.
Nel complesso, 36 pazienti (pari al 28%) avevano avuto una frattura di fragilità e 21 (17%) una frattura vertebrale. Rispetto ai pazienti senza VF, quelli con VF erano di età più avanzata (68±12,8 vs 60,1±18,6 anni, rispettivamente; p =0,02) ed erano stati trattati più frequentemente con boli di GC (57,1% vs 29,5%, rispettivamente; p =0,03). Tutte le donne con VF erano in post-menopausa, mentre quasi il 60% degli uomini VF presentavano bassi livelli di testosterone (<250 ng/dL).
Gli uomini affetti da ipogonadismo mostravano anche un numero maggiore di fratture di fragilità rispetto a quelli con livelli di testosterone nella norma (≥250 ng/dL; 50% vs 14%, rispettivamente; p =0,046).
Dall’ analisi multivariata è emerso che i principali fattori di rischio di VF erano l’ipogonadismo (OR= 12,38; IC95%=1,85; >100; p =0,01) e un trattamento con boli di GC (OR= 3,45; IC95%=1,04-12,15; p =0,01).
I principali fattori di rischio di frattura di fragilità qualsiasi erano dati, ancora una volta, dall’ipogonadismo (OR=7,03; IC95%=1,47-38,37; p=0,01) ma anche da un punteggio FRAX>20 per le fratture osteoporotiche principali (OR=7,08; IC95%= 1,28-53,71; p =0,02).
Tutte le analisi in questione erano state aggiustate in base all’età, al BMI, ai livelli di CRP e al sesso di appartenenza.
Riassumendo
In conclusione, l’ipogonadismo si configura come un fattore di rischio significativo per qualsiasi frattura di fragilità nei soggetti di ambo i sessi con esposizione cronica ai GC. Anche il trattamento con boli di GC ha aumentato in modo sostanziale il rischio di VF.
Nonostante alcuni limiti metodologici intrinseci, come il disegno dello studio, l’assenza di un gruppo di controllo e l’inclusione di pazienti con caratteristiche cliniche simili, “i risultati ottenuti – concludono i ricercatori – indicano l’importanza di valutare l’asse gonadico in questi pazienti (…) e sottolineano la necessità di valutare il ricorso a trattamenti anti-OP preventivi quando si tratta con boli di GC”.
Bibliografia
Florez H et al. Vertebral fracture risk in glucocorticoid-induced osteoporosis: the role of hypogonadism and corticosteroid boluses. Published online September 6, 2020. RMD Open. doi:10.1136/rmdopen-2020-001355. Leggi