Nel saggio “Campania in movimento Rapporto 2020 sulle migrazioni interne in Italia” la situazione attuale della regione e della varietà dei flussi migratori interni
I ricercatori dell’Istituto di studi sul Mediterraneo del Cnr Michele Colucci e Stefano Gallo, nel saggio “Campania in movimento Rapporto 2020 sulle migrazioni interne in Italia”, edito dal Mulino, presentano la situazione attuale della regione e della varietà dei flussi.
L’emigrazione dalla Campania è una delle costanti più significative della mobilità in Italia. Pur cambiando nel corso del tempo destinazioni, modalità e forme, rappresenta ancora oggi il flusso regionale più consistente e stratificato. La regione è la prima in Italia per numero di nati che risiedono fuori regione: in Emilia-Romagna, Toscana, Marche e Lazio i gruppi più numerosi. Le città italiane verso cui si sono diretti sono in primo luogo Roma e Milano, rispettivamente con 110.669 e 80.743 trasferiti tra il 1996 e il 2017, seguite da Bologna (33.690), Latina (31.550), Firenze (29.798), Reggio Emilia (28.381).
“Il flusso migratorio in questo ventennio è stato di circa 806 mila persone, per avere un’idea si consideri che nel periodo del boom economico e delle grandi migrazioni interne (1955-1975), la cifra era di poco superiore: 835.687. I dati Istat vedono la Campania in cima alla lista delle regioni che perdono più abitanti nel 2018 (–2,4 per mille): all’elevato numero di trasferimenti interni ai confini italiani (con saldo di –4,4 per mille abitanti, secondo solo a quello calabrese), corrisponde una quota di registrazioni dall’estero del 2 per mille”, spiega Michele Colucci, ricercatore dell’Istituto di studi sul Mediterraneo del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ismed) e curatore del volume “Campania in movimento Rapporto 2020 sulle migrazioni interne in Italia”, edito dal Mulino e composto da saggi scritti da autori diversi.
Dalla prima metà degli anni Cinquanta agli anni Settanta è avvenuta una importante fase di partenze, soprattutto dalle province di Benevento e Avellino, verso Milano e Torino. “Dopo una fase di diminuzione, negli anni Novanta si è aperta una nuova stagione di flussi in uscita, con un ruolo più significativo della provincia di Napoli come area di partenza e delle province emiliane e del Nord-Est come aree di destinazione. In Toscana il 53,1% dei residenti nati in un’altra regione viene dalla Campania, in Emilia-Romagna il 41,3%. Una costante è invece l’importanza del rapporto con Roma e la sua area metropolitana: sono 260mila i campani che vivono nel Lazio, oltre il 21 per cento di tutti i residenti fuori regione”, prosegue Stefano Gallo ricercatore del Cnr-Ismed e co-curatore del Rapporto. Nel volume viene analizzato il complesso reticolo di treni, autobus, taxi collettivi e auto private che ogni giorno mette in collegamento le province di Caserta, Napoli, Benevento e Avellino con il Lazio per portare al lavoro insegnanti precarie.
“Negli ultimi trenta anni la Campania è diventata anche meta di immigrazione straniera, il Rapporto descrive le forme di insediamento nel territorio, soffermandosi in particolare sulla dimensione circolare di questa presenza, che nel corso del tempo ha reso anche gli stranieri dei migranti interni, a loro volta in partenza dalla regione alla ricerca di nuove opportunità altrove”, conclude Colucci.