Carcinoma uroteliale avanzato: risposte durature con enfortumab vedotin dopo fallimento immunoterapia secondo lo studio di fase 2 EV-201
I risultati hanno mostrato un tasso di risposta oggettiva (ORR) del 52% (IC al 95%, 40,8-62,4), con una durata mediana della risposta (DOR) di 10,9 mesi. Per quanto riguarda la sicurezza, gli effetti avversi più comunemente riscontrati di grado uguale o superiore a tre erano neutropenia, eruzione cutanea, affaticamento, aumento della lipasi, diarrea, diminuzione dell’appetito, anemia e iperglicemia.
I dati completi relativi alla seconda coorte di pazienti dello studio di fase 2 EV-201 verranno presentati in occasione di un prossimo congresso scientifico su questo tema.
Enfortumab vedotin: un nuovo coniugato farmaco-anticorpo (ADC)
Enfortumab vedotin è composto da un anticorpo monoclonale anti–Nectina-4 che è stato unito alla monometil auristatina E (MMAE), un farmaco che distrugge i microtubuli, mediante una tecnologia brevettata da Seattle Genetics. L’ADC si lega alla Nectina-4, una molecola di adesione cellulare altamente espressa dal carcinoma uroteliale e da altri tumori solidi, viene internalizzato ed esplica l’attività killing sulle cellule tumorali.
“Questo è il primo studio che mostra risposte oggettive in pazienti con carcinoma uroteliale avanzato che hanno ricevuto in precedenza l’immunoterapia, ma che non sono ammissibili al cisplatino a causa di una funzione renale inadeguata o di altre condizioni”, ha spiegato Roger Dansey, chief medical officer di Seattle Genetics. “Questi nuovi dati possono supportare una richiesta di estensione dell’uso di enfortumab vedotin in pazienti il cui cancro è progredito dopo l’immunoterapia e che non sono ammissibili al cisplatino”.
Lo studio EV-201
Nello studio di fase 2 EV-201 a braccio singolo, gli sperimentatori si sono prefissati di esaminare l’ADC in pazienti con carcinoma uroteliale localmente avanzato o metastatico, che avevano ricevuto un precedente trattamento con un inibitore PD-1 o PD-L1. I pazienti inclusi nella coorte 1 dello studio erano stati trattati anche con una chemioterapia contenente platino, mentre quelli della coorte 2 non avevano ricevuto questo trattamento ed erano inammissibili al cisplatino. In totale, 128 partecipanti sono stati arruolati nella coorte 1 e 91 nella coorte 2.
Nello studio, enfortumab vedotin è stato somministrato per via endovenosa alla dose di 1,25 mg/kg nei giorni 1, 8 e 15 di ogni ciclo di trattamento di 28 giorni. L’endpoint primario dello studio era l’ORR, mentre i principali endpoint secondari comprendevano la DOR, il tasso di controllo della malattia, la sopravvivenza libera da progressione (PFS), la sopravvivenza globale (OS) e la sicurezza.
Nel dicembre 2019, sulla base dei dati della prima coorte di pazienti, l’FDA aveva concesso l’approvazione accelerata per l’uso di enformab vedotin in pazienti adulti con carcinoma uroteliale localmente avanzato o metastatico, che avevano ricevuto un precedente trattamento con un inibitore PD-1/PD-L1 e una chemioterapia contenente platino.
Risultati della coorte 1
Nella coorte 1, l’ORR con l’ADC era del 44%, che comprendeva un tasso di risposta completa del 12% e un tasso di risposta parziale del 32%. Inoltre, l’OS ottenuta con l’agente era di 11,7 mesi (IC al 95%, 9,1-non raggiunto) e la PFS mediana era di 5,8 mesi (95% IC, 4,9-7,5). La DOR mediana riportata con enfortumab vedotin era di 7,6 mesi (range, 0,95-11,30+).
Le risposte sono state osservate in tutti i sottogruppi analizzati, indipendentemente dalla risposta al precedente trattamento con inibitori PD-1/PD-L1 o dalla presenza di metastasi epatiche (ORR, 38%; IC al 95%, 24,7%-52,8%). Il tempo mediano di risposta è stato di 1,8 mesi e poco meno della metà, ovvero il 44% delle risposte era in corso.
Per quanto riguarda la sicurezza, gli eventi avversi correlati al trattamento (TRAE) di tutti i gradi più frequentemente segnalati sono stati fatigue (50%), alopecia (49%) e diminuzione dell’appetito (44%). I TRAE di interesse clinico comprendevano eruzione cutanea (tutti i gradi, 48%; grado 3 o superiore, 12%), eventuali neuropatie periferiche (tutti i gradi, 50%; grado 3 o superiore, 3%) ed eventuali iperglicemie (tutti i gradi, 11%; grado 3 o superiore, 6%).
Questi TRAE hanno portato a un tasso di interruzione del trattamento del 12%; questo è stato attribuito principalmente alla neuropatia periferica. Inoltre, è stato riportato un decesso correlato al trattamento, causato da una malattia polmonare interstiziale; tuttavia, questo caso è stato confuso dall’investigatore con una sospetta infezione polmonare.