L’Etiopia manda l’esercito nel Tigray contro i ribelli: la regione vicina al confine con l’Eritrea è a rischio guerra civile
Mentre tutto il mondo è concentrato sul risultato delle elezioni americane, nel nord dell’Etiopia si rischia la guerra civile. Il governo di Addis Abeba, infatti, stamane ha inviato l’esercito contro la regione settentrionale del Tigray contro i ribelli dei movimenti separatisti. “L’operazione è stata un successo” e “proseguirà”, ha detto stamattina il primo ministro etiope Abiy Ahmed Ali commentando la risposta militare sferrata oggi in particolare contro il movimento armato separatista Fronte popolare di liberazione del Tigray (Tplf). L’operazione militare è scattata dopo che ieri mattina, martedì 4 novembre, è stata attaccata una base militare del governo, atto giudicato da Addis Abeba come un punto di non ritorno. A commettere l’azione il Fronte popolare di liberazione del Tigray (Tplf).
Domenica primo novembre, poi, l’Etiopia era già stata attraversata da violenze e attacchi etnici, in particolare nella regione dell’Oromia, dove sono morte oltre 50 persone, tra cui numerosi bambini, secondo fonti locali giustiziate nel cortile di una scuola di Guliso, nel West Wollega, da miliziani che da settimane assediavano il villaggio.
IL PREMIER: “OFFENSIVA UNICO MODO PER SALVARE IL PAESE”
Dopo l’attacco alla base militare di ieri, oggi è arrivata la risposta armata annunciata subito ieri dal premier etiope Abiy Ahmed, che ha definito l’aggressione alla base militare “un atto contro le forze governative” e accusato la milizia armata di aver rubato armi e munizioni. “Il governo ha cercato di evitare la guerra, ma la guerra non può essere evitata solo da una parte– sono state le parole del premier-. L’ultimo punto della linea rossa è superato. Per salvare il Paese l’uso della forza è diventata l’ultima alternativa”. Tra ieri e oggi c’erano stati numerosi appelli da parte della comunità internazionale a non rispondere militarmente, ma oggi l’operazione è scattata.
Le autorità, già ieri, avevano anche bloccato la rete elettrica e telefonica nel Tigray, insieme a quella di internet, che risultano bloccate ancora oggi. Anche la compagnia aerea nazionale, Ethiopian Airlines, ieri ha interrotto i voli nella regione.
LA REGIONE È A RISCHIO GUERRA CIVILE
La tensione tra il governo e il Tigray, regione che dista circa 700 chilometri a nord della capitale, sono aumentate negli ultimi mesi, in particolare dopo che a settembre la popolazione del Tigray ha votato alle elezioni locali andando contro la decisione del governo federale di posticipare le elezioni locali a causa dell’emergenza Covid-19. Addis Abeba ha definito il voto “illegale” e interrotto i rapporti istituzionali con le autorità tigrine.
Gli analisti, spiega l’agenzia Dire (www.dire.it), concordano sul fatto che il rischio di una guerra civile è concreto. La decisione del governo del Tigray di svolgere le elezioni locali senza il consenso di Addis Abeba, infatti, fa temere derive secessioniste. E ora a preoccupare sarebbe anche la fedeltà dei comparti locali dell’esercito.
L’attacco alla base militare federale di martedì, stando a quanto hanno riferito fonti interne al Tplf, è stato condotto anche grazie a vari militari che avrebbero defezionato. Quella base è strategicamente importante perché si trova non lontano dal confine con l’Eritrea, paese con cui l’Etiopia ha normalizzato i rapporti nel 2018, dopo una guerra seguita da quasi un ventennio di relazioni molto tese. Un conflitto nel Tigray potrebbe facilmente superare i confini e aprire il fianco a interventi da parte del Paese vicino.