Dario Grigoli di Guidapsicologi.it affronta il tema dell’impatto psicologico, di come potrebbe influire un secondo lockdown, sulla generazione Alpha
I bambini sono stati spesso definiti vittime innocenti delle norme anti Covid che hanno preso forma negli ultimi mesi. Inermi si sono adattati a circostanze del tutto nuove, hanno imparato a lavarsi le mani come chirurghi, a indossare mascherine e a resistere alla voglia di abbracciare i nonni. Hanno vissuto per mesi chiusi in casa, godendo dei genitori ma perdendo una buona parte di socialità, di vita condivisa con i coetanei e di avventure all’aria aperta. Senza dimenticare che la maggior parte delle attività proprie dell’infanzia sono in contrasto con le norme dettate dalla nuova normalità: baci, abbracci, mangiare dallo stesso piatto, raccontarsi segreti a un millimetro di distanza…
È evidente che ripensare l’infanzia non è possibile, e i bambini hanno diritto di essere tali. Per questo l’unica cosa che si può fare è trovare modalità utili per salvaguardarne la socializzazione, la creatività e la fantasia. Abbiamo deciso di approfondire l’argomento insieme al dott. Dario Grigoli di Guidapsicologi.it, che ci spiega come, fin dai primi anni di vita, la socializzazione sia alla base del benessere psicologico.
Quali gli errori del primo lockdown sulla generazione Alpha. Cosa abbiamo imparato?
«Non credo che dal punto di vista psicologico siano stati commessi molti errori durante il primo lockdown sulla generazione Alpha, o meglio se di errori ne sono stati fatti credo che sia stato inevitabile dal momento che il mondo intero non era pronto a gestire una tale pandemia. Siamo stati presi alla sprovvista e il primo e più efficace metodo per preservare la salute fisica dei cittadini era la quarantena.» afferma il dott. Grigoli.
«Questa prima esperienza ci ha però insegnato una cosa molto importante ovvero che la socialità rimane un bene primario indispensabile per la salvaguardia della salute psicologica di grandi e piccini. Abbiamo dunque imparato che la tutela della nostra salute passa dalla possibilità di socializzare le emozioni, i sentimenti e le esperienze attraverso il contatto umano con l’altro.»
In che modo potrebbe influire un secondo lockdown sui più piccoli?
«Scongiurando che ciò possa accadere, oggi siamo forti dell’esperienza precedente e siamo quindi in grado di apportare delle modifiche alla chiusura totale della socializzazione.» Continua Grigoli.
«Le commissioni scientifiche non a caso stanno evitando ad esempio la chiusura delle scuole dei primi cicli scolastici, elementari e medie, proprio perché è troppo importante che i nostri giovani abbiano la possibilità di proseguire il loro percorso di crescita senza subire limitazioni, sia per quanto riguarda la didattica che lo sviluppo psicologico. Un secondo lockdown può ulteriormente abbattere gli animi e ridurre la speranza ai minimi termini.»
Lockdown 2: Tra i rischi la normalizzazione del limite alla socialità
Bambini più preparati e consapevoli? «Si ma fino ad un certo punto, spiega il dott. Grigoli. Una delle conseguenze possibili potrebbe essere la normalizzazione del limite alla socialità. In altri termini i nostri giovani rischiano di introiettare l’idea che la loro vita deve subire delle limitazioni fisiche, che possono diventare anche limitazioni all’inventiva alla creatività e alla socialità per l’appunto.
Non tutto è negativo ovviamente, perché l’esperienza scientifica ci insegna che dai momenti critici possono nascere nuove idee e nuovi modi di relazionarci e di vivere la vita, ma di questo abbiamo pochi elementi per potere prevedere cosa veramente potrebbe accadere e come le situazioni possano evolvere dal punto di vista psicologico al livello collettivo.»
La didattica a distanza. Quali i limiti a livello di apprendimento e sviluppo
«La didattica a distanza è una grande risorsa. Forse noi europei avevamo bisogno di un lockdown per scoprirne le potenzialità di questo metodo di comunicazione e formazione – Oltreoceano le videoconferenze sono uno strumento comunemente usato, molto utile per imparare e formarsi anche a livello universitario.
Di per sé non è un limite specie se lo integriamo come comuni forme di socializzazione. Il tempo farà in modo che anche i docenti imparino ad usare questo strumento in modo costruttivo ed efficace, specie se integrato con la didattica de visu.»
Possiamo prevedere che la generazione Alpha avrà segni permanenti relativi a questa esperienza?
«Il rischio più alto è quello di creare una generazione che vive sentimenti e vissuti di privazione, di pericolo e diffidenza verso la realtà e verso il prossimo.
Ipoteticamente, che adulti saranno i bambini di oggi?
«Fra i vissuti che registro da un punto di vista clinico, rilevo ad esempio la comparsa di sentimenti di impotenza, ansia e paura che tendono a cronicizzarsi nelle persone più sensibile ed insicure, conclude Grigoli. La risposta soggettiva può essere variabile quella generazionale la scopriremo solo vivendo».