“Boomerang” è il romanzo d’esordio della Iena Filippo Roma: la storia di un’indagine amorosa alla ricerca del proprio Io
L’amore ci espone sempre. Ci costringe a capire chi siamo e cosa vogliamo. Raccontare l’amore significa registrare i cambiamenti che avvengono in noi, il turbamento che provoca. A volte l’amore può diventare una maledizione a cui è impossibile resistere, come accade ad Antonio Dorigo, il protagonista di ‘Un amore’ di Dino Buzzati. È a quella sofferenza d’amore che lo storico inviato de ‘Le Iene’, Filippo Roma, si è ispirato per scrivere il suo romanzo d’esordio, ‘Boomerang’, uscito da pochi giorni per Salani.
La storia è quella di Leo, convinto che il suo destino sia quello di diventare uno scrittore. Il talento però gli manca, almeno fino a quando non incontra Barbara, che diventa linfa e veleno per la costruzione del suo primo romanzo. Ma la vita è più imprevedibile di un libro e Leo oltre al successo incontra l’amore, che ha il volto e il nome di Elena. Ognuno di loro ha un segreto da nascondere e forse da farsi perdonare. Le loro vite seguono la traiettoria curva di un boomerang, che li colpirà nel modo più inaspettato.
“Ho iniziato a leggere romanzi a tredici anni e non ho più smesso – ha detto Roma in un colloquio con l’agenzia Dire (www.dire.it) -. Nel corso del tempo ho sentito l’esigenza di scriverne uno anch’io. L’idea mi è venuta all’improvviso, è stata quasi un’illuminazione, ma poi la gestazione ha richiesto diversi anni. D’altronde non sono un romanziere, faccio la Iena e ho scritto nei momenti in cui non lavoravo”.
Filippo Roma è un estimatore di Buzzati, tanto da mettere in esergo una frase di ‘Un amore’. “Anche il mio protagonista, Leo, a un certo punto viene ossessionato dall’oggetto del suo amore e questo lo fa entrare in un tunnel. Da qui parte quasi un’indagine amorosa”.
Ma cosa rappresenta il boomerang? “Ciascuno dei protagonisti compie un’azione disonesta che torna indietro. Questo è il boomerang. È però qualcosa di inevitabile, che porta a conoscere a fondo se stessi”. Ci sono riferimenti autobiografici nel romanzo? “L’intreccio è opera di fantasia, ma la prima parte, dove introduco l’adolescente Leo, timido, impacciato, che usa i libri come rifiugio, un po’ mi riguarda. Anch’io ero così da ragazzo e avevo la sua stessa passione per la lettura”. Secondo l’inviato de Le Iene, in questo tempo di emergenza, “il libro è ancora di più un piacere e una consolazione. È ritrovare se stessi nelle vite degli altri. Mi dispiace constatare quanto la lettura riguardi sempre meno persone. Io penso invece che dovrebbe accompagnare la vita di ognuno di noi”.
Un’ultima cosa: Leo tornerà ancora? “Ho in mente uno spin-off, che prevede la presenza di Leo e della madre. Ma al momento è solo un’idea, vedremo”.