Il 30% degli italiani ha sofferto di vertigini: la riabilitazione vestibolare è la strategia terapeutica più utile
Movimenti rotatori, oscillatori o di sbandamento quando in realtà si è fermi, accompagnate in fase acuta da sudore e nausea. Questo è quello che un soggetto può avvertire quando sopraggiunge una vertigine. Anzi ben il 30% della popolazione italiana riferisce di aver sofferto di questi sintomi almeno una volta nella vita. Per capire qual è l’origine delle vertigini, come si effettua la diagnosi e quali sono le strategie terapeutiche vincenti l’agenzia di stampa Dire (www.dire.it) ha intervistato Giuseppe Attanasio, professore del corso di Vestibologia presso la Sapienza di Roma e dirigente medico Otorino presso il Policlinico Umberto I di Roma.
– Cosa sono le vertigini e qual è il numero del problema in Italia?
“Le vertigini sono un sintomo e non la malattia. Il paziente spesso riferisce le vertigini quando va da un medico ma è bene capire di cosa sta parlando. Molto spesso il soggetto riferisce di aver accusato una vertigine con relativo senso di instabilità, di oscillazioni e incapacità di camminare in linea retta. La vertigine per definizione è una sensazione di rotazione dell’ambiente intorno a se stessi. In caso contrario si può parlare di instabilità o disequilibrio. Almeno il 30% della popolazione possiamo dire ha avuto un esperienza di questo tipo ma spesso questi sintomi tendono a scomparire in maniera spontanea e allora il paziente non si reca dallo specialista”.
– C’è un solo tipo o ne esistono di diversi? E come distinguerle, ai primi esordi, da un banale giramento di testa?
“Certamente ci sono moltissimi tipi di vertigine. Ci sono vertigini che vengono procurate dalle malattie dell’orecchio e che si chiamano le vertigini periferiche come quella posizionale, l’infiammazione del labirinto per un fatto di tossicità alimentare o farmacologica, o per infezione dell’orecchio medio. Altre invece sono di tipo centrale ossia hanno un origine più cerebrale emicraniche e quelle del nervo vestibolare avvertite in corso di fibromi, di Sclerosi multipla, di Parkinson o di demenza. Insomma tutti casi in cui i pazienti riferiscono gravi problemi di disequilibrio con un origine centrale. A volte le vertigini vengono confuse con i giramenti di testa. In base alla mia esperienza sono del parere che anche il giramento di testa che anche il paziente tende a sottovalutare deve essere sempre ‘studiato’ da uno specialista per indagare la causa che può dipendere da uno stato emozionale ma a volte può essere la spia di un problema cardiovascolare, di pressione o cardiaco perche’ anche una aritimia può dare un giramento di testa. Ma anche una insufficienza vertebro- basilare, l’ipertensione o l’ipoglicemia. In ogni caso va sempre consigliata al paziente una visita cardiovascolare e neurologica”.
– Come avviene la diagnosi?
“La diagnosi viene effettuata innanzitutto ascoltando i sintomi riferiti dal paziente. Chi si occupa di vestibologia sa che gran parte delle informazioni ci provengono dal paziente. È per questo molto importante far comprendere al paziente di cosa stiamo parlando e poi fare le domande corrette. Quasi il 70% delle vertigini sono posizionali, a volte si arriva a questa conclusione ascoltando i racconti dei pazienti ma è naturale che vengano fatte delle manovre specifiche. Quando invece il paziente lamenta una vertigine accompagnata da vomito, sudore, stato di rotazione dell’ambiente circostante quasi sicuramente si tratta di neurite vestibolare cioè infiammazione del nervo e il medico deve essere in grado di capire se il problema dipende dal nervo oppure piuttosto è cerebellare, del cervelletto e la prognosi a quel punto cambia nel senso che è più grave. E poi ci sono le tecniche diagnostiche, si va alla ricerca del nistagmo cioè un movimento rapido dell’occhio che si fa mettendo in determinate posizioni il soggetto. E poi ci si può avvalere della diagnosi strumentale come i potenziali evocati vestibolari oppure con il ‘video edipol test’”.
– Ci sono malattie correlate alle vertigini?
“Si di alcune forme abbiamo parlato prima ma queste possono dipendere anche da traumi come gli incidenti stradali con danno diretto sul labirinto collegato al sistema dell’equilibrio, le tossicità e poi ci sono malattie autoimmuni, le malattie cerebrali e quelle cardiovascolari. Molto spesso i pazienti ritengono anche che le vertigini provengano da fastidi alla cervicale ma non è così. L’artrosi cervicale molto poco spesso è inserita nella causa di vertigini perché o si tratta di contratture dei muscoli o di una disfunzione dell’articolazione tempo mandibolare. Ecco perché chi si occupa di vertigini deve lavorare in equipe multispecialistica dove afferiscono: il chirurgo maxillo facciale, il neuropsichiatra, il fisioterapia perché la riabilitazione é strategica nella terapia delle vertigini“.
– Quali sono le nuove frontiere terapeutiche? “Le terapie mediche sono standardizzate. Nella maggior parte dei casi si ricorre a farmaci sintomatici cioè che bloccano nausea e vomito quando sussiste una fase acuta, farmaci preventivi che vengono assunti per evitare una nuova crisi vertiginosa. Poi c’é tutto il capitolo della riabilitazione vestibolare che è finalizzato a fare in modo che il paziente possa recuperare il danno dell’equilibrio. Perché quando un soggetto riporta un danno di questo tipo vengono esasperate le altre due informazioni che arrivano al cervello e cioè quelle visive e propriocettive ovvero muscolo scheletriche per far in modo che il cervello continui a far stare in piedi il soggetto. In tal modo il sistema vestibolare tende nel tempo a ridurre la sua importanza. Per questo la riabilitazione vestibolare, attraverso prove e la realtà virtuale come gli esoscheletri risultano la strategia terapeutica più utile nella terapia di soggetti con le vertigini”.