Cavallucci marini, murene, polpi, corallo nero, gorgonie: un tesoro sommerso alle Secche di Tor Paterno, nelle acque di fronte alla tenuta di Castelporziano
Le Secche di Tor Paterno sono l’unica Area Marina Protetta italiana completamente sommersa e non includente alcun tratto emerso di costa (e di cui i Gruppi Ricerca Ecologica hanno chiesto alla Regione Lazio l’ampliamento proprio a tutela e salvaguardia dell’ecosistema). Costituita da un’ampia formazione rocciosa, coperta da una sorprendente quantità di vita animale e vegetale, l’area rappresenta una vera e propria isola sul fondo del mar Tirreno, la cui sommità giunge a 18 metri sotto il livello del mare, mentre la profondità massima tocca i meno 60 metri, costituendo così una vera e propria “oasi” in grado di attirare moltissime specie ittiche.
Ma, oltre a cavallucci marini, murene, polpi, cosa si cela in questo scrigno di biodiversità a due passi da Roma? Iniziamo con la fauna:
- Corallo nero (Antipathes): un esacorallo, parente delle attinie, ma che non ha nessun valore commerciale. Le sue colonie, di un tenue colore giallo, si fissano spesso sugli scheletri di altre gorgonie, sia morte che vive, e possono raggiungere i due metri di altezza. E’ una delle specie più rare presenti sulle Secche di Tor Paterno, ed è protetta dalle Convenzioni di Berna e di Barcellona.
- Aquila di mare (Myliobatis aquila): parente di squali, mante e razze, sembra volare al di sopra dei fondali marini. Può giungere ad oltre un metro di larghezza ed è dotato di un aculeo velenoso, posto all’attaccatura della coda, pericoloso anche per l’uomo. Si nutre di molluschi ed è inoffensivo. Per le sue abitudini è vittima di cacciatori subacquei e della pesca a strascico.
- Gorgonie (Alcyonacea): sono animali coloniali, parenti stretti del più famoso corallo rosso, ma a differenza di questo presentano uno scheletro corneo e quindi flessibile. Possono raggiungere dimensioni anche relativamente grandi e hanno colorazione e portamento diversi a seconda della specie. Nell’Area delle Secche si trovano frequentemente a partire dai 25 metri di profondità e raggiungono oltre mezzo metro d’altezza, principalmente le coloratissime specie Paramuricee e Eunicelle.
- Margherita di mare (Parazoantus zoanthus axinellae): è un antozoo caratterizzato da un colore giallo intenso o aranciato, che cresce sia sul substrato roccioso sia su altri organismi, quali spugne, gorgonie e ascidie. Preferisce l’entrata di grotte o pareti poco illuminate, sempre in presenza di correnti. In condizioni favorevoli può ricoprire molti decimetri quadrati.
- Tartaruga caretta (Caretta caretta): fortemente minacciata di estinzione, è l’unica specie a nidificare in Italia. Ha un carapace lungo 70-140 cm, con 5 placche dorsali centrali e 5 placche dorsal centrali e 5 placche su ogni lato; il colore è rosso-marrone e la testa è grande con un rostro (“becco”) molto pronunciato. La sua dieta, onnivora, varia con l’età: plancton, poi meduse e prede del fondo (peci, molluschi, crostacei, ricci di mare).
- Tartaruga verde (Chelonia mydas): ha un carapace lungo fino a 140 cm, più tondeggiante di Caretta, con 5 placche dorsali centrali e 4 placche costali per ogni lato. E’ di colore marrone-verde oliva, spesso con chiarezze e strie più scure, e il rostro è poco pronunciato. Ha una dieta in genere erbivora in acqua basse e calde. E’ comune lungo le coste nord-africane, dove nidifica.
- Tartaruga Liuto (Dermochelys coriacea): lunga oltre 2 metri e con il peso di 500-800 kg, è l’indiscusso gigante tra i Cheloni. Inconfondibile è anche il carapace, in cui le piccole placche ossee sono impiantate nella pelle durissima, simile al cuoio e ornata da lunche carene, che ricordano un liuto. Si ciba di pesci e meduse, tra cui la velenosissima caravella portoghese, spesso in acque profonde (il record attuale è di circa 1280 m) e nidifica anch’essa sulle coste africane.
- Tursiope (Tursiops truncatus): è il più conosciuto tra i delfini, che può giungere fino a tre metri e mezzo di lunghezza. Di colore generalmente grigio, più o meno uniforme, questo mammifero marino si incontra di tanto in tanto nelle acque dell’Area Marina Protetta in branchi composti da circa una decina di animali. La specie è protetta dalle Convenzioni di Berna, di Barcellona, dalla Direttiva Habitat e dalla legge italiana n. 157/92.
La flora marina è invece costituita da Posidonia oceanica (L.) Delile, protetta ai sensi della Direttiva Habitat 92/43 CEE (habitat prioritario 1120): è caratterizzata da foglie di forma nastriforme che possono arrivare anche ad un metro di lunghezza, larghe un centimetro circa e che si originano dal un rizoma formando fasci di circa 5-8 foglie. Il rizoma, che rappresenta il fusto della pianta, si fissa al fondo per mezzo delle radici e può essere immerso nel sedimento marino o ancorarsi sulla roccia, formando vere e proprie praterie dalla superficie fino ai 40 m di profondità in acque limpide: le praterie di Posidonia oceanica vengono considerate tra i più rappresentativi e importanti ecosistemi costieri del Mediterraneo per la notevole importanza ecologica, in quanto costituiscono un complesso ecosistema dove trovano cibo e riparo numerosi organismi. Nel corso del XX secolo tuttavia questo habitat è andato incontro ad un notevole deterioramento, soprattutto in prossimità dei più importanti centri industriali e portuali. I fattori che ne hanno determinano la regressione sono numerosi e soprattutto di origine antropica, come la diminuzione della trasparenza dell’acqua, l’alterazione del regime sedimentario causato talvolta dal ripascimento delle spiagge, l’ancoraggio delle imbarcazioni, le attività di pesca a strascico, l’inquinamento e la competizione di specie algali invasive non indigene.
Per tali motivi, nell’Area marina protetta delle Secche di Tor Paterno sono vietate la pesca con sistemi ad alto impatto ambientale, la caccia subacquea, la navigazione non autorizzata, mentre l’Ente gestore Roma Natura ha regolamentato le attività subacquee e la pesca sportiva.