Mirella Domenica Elia, nutrizionista presso l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, spiega la corretta alimentazione per i nostri animali domestici
In un intervento ospitato dalla DIRE (www.dire.it), Mirella Domenica Elia, nutrizionista presso l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, spiega quale è la corretta alimentazione per gli animali domestici.
I nostri cari amici animali tendiamo sempre più ad addomesticarli e a renderli parte integrante della nostra vita e della nostra famiglia al punto tale che spesso finiscono per “assomigliarci” anche nelle nostre cattive e buone abitudini.
Uno studio di qualche anno fa pubblicato su Journal of Veterinary Behavior ha messo in evidenza proprio questo aspetto analizzando il comportamento di 2 gruppi di gatti selezionati tra quelli che vivevano in appartamento a stretto contatto con i loro “padroni” e quelli che godevano di maggior libertà di movimento e autonomia. E’ emerso che i gatti più casalinghi mangiavano e dormivano in orari simili a quelli del padrone mentre quelli più indipendenti mantenevano le loro caratteristiche ataviche, di giorno sonnecchiavano e di notte si “attivavano” maggiormente sulla base dei loro istinti.
Ma quanti sono gli animali domestici nel nostro Paese?
L’Italia è seconda in Europa, con una presenza di circa il 52% nelle abitazioni italiane con gli uccelli in pole position seguiti da gatti e cani.
Teniamo tanto alla loro salute e benessere tanto da non badare a spese (settore estremamente in crescita) sia nella cura sanitaria che nell’alimentazione.
Per quanto riguarda l’alimentazione esistono differenti correnti di pensiero che nascono da motivazioni scientifiche, etiche e salutistiche.
Nonostante la crisi economica di questi ultimi anni si è osservato che il mercato italiano del pet food non perde colpi, il fatturato della categoria degli alimenti per cani e gatti continua a crescere e solo i volumi sono in lieve calo, probabilmente per la maggior presenza di animali di piccola/media taglia più gestibili in un appartamento e con minori consumi giornalieri.
Nella pratica ambulatoriale il medico veterinario è orientato a consigliare maggiormente la dieta commerciale per adeguatezza nutrizionale, sicurezza, convenienza nell’ avere un cibo pronto all’utilizzo, risparmio di tempo; nonostante ciò è presente anche la tendenza, da parte dei proprietari, a preferire diete bilanciate di tipo casalingo o di tipo misto.
La scelta verso una dieta “home made” nasce in parte dalla voglia di prendersi cura del proprio animale, diventando parte attiva nella scelta e preparazione dei pasti, e in parte, per una sorta di diffidenza verso un prodotto che sembra troppo “artificiale” e che nasconde insidie come una serie di additivi e ingredienti che hanno poco a che fare con l’aspetto nutrizionale.
Inoltre ad avvalorare questa scelta esiste anche la convinzione che gli effetti benefici sulla salute risiedono nel concetto di sinergia tra le componenti di un alimento naturale rispetto al singolo nutriente o fitonutriente aggiunto sotto forma di integratore.
Ma conosciamo un po’ più da vicino questi prodotti commerciali…
Secondo la definizione presente nel Regolamento CE n. 767/2009 del Parlamento Europeo, e riportata dal Code Of Good Labelling Practice For Pet Food, con il petfood si intendono alimenti trasformati, semitrasformati o non trasformati destinati agli animali da compagnia.
In commercio troviamo prodotti che si differenziano in base al contenuto di acqua in SECCO, se questa è inferiore al 14%, in SEMIUMIDO se superiore o uguale al 14% e UMIDO se l’acqua contenuta è superiore o uguale al 60% (la scelta di una di queste tipologie di alimento ovviamente va tenuta in considerazione anche per il contributo idrico che loro possono fornire dal momento che l’acqua è un nutriente essenziale).
Il Petfood può costituire da solo l’unica fonte nutrizionale oppure può essere utilizzato come integrazione o snack ed infine esistono diverse formulazioni in grado di rispondere alle diverse esigenze fisiologiche (accrescimento, gravidanza, allattamento, senilità, differenti necessità caloriche) e patologiche (diabete, insufficienza renale, problemi gastroenterici, cardiopatie).
Eppure nonostante la rassicurazione da parte dei medici veterinari sulla qualità nutrizionale dei prodotti specifici per l’alimentazione degli animali domestici è sempre presente in noi la tentazione di allungare un pezzettino di dolcetto o di qualche altra leccornia preparata per il pranzo oppure lasciarsi “intenerire” dal musetto appoggiato sulle nostre gambe.
Ma è’ sempre possibile sostituire la dieta commerciale con quella casalinga? E i nostri amici animali si possono fidare di noi?
Per quanto esista una tendenza nel cercare di “antropomorfizzare” il nostro cane o il nostro gatto dobbiamo sempre rispettare la loro natura e caratteristiche individuali e non sempre quello che mangiamo noi, anche se di buon aspetto e gustoso, siamo sicuri che potranno digerirlo e assimilarlo in maniera efficace perché i loro processi digestivi e la loro capacità di utilizzare calorie e nutrienti sono differenti e spesso ci lasciamo ingannare da teorie personali non sempre suffragate da evidenze scientifiche.
L’alimentazione del gatto richiede soprattutto cibi altamente proteici e lipidici frazionati durante la giornata mentre il cane, avendo una capacità gastrica maggiore, può assumere 2-3 pasti al giorno dove sono presenti anche i carboidrati ma in percentuali molto basse perché entrambi gli animali non possiedono un corredo enzimatico adeguato per poter digerire adeguatamente questi macronutrienti. Ovviamente essendo la dieta casalinga carente in cibi di origine vegetale (cereali, frutta e verdura) sarà indispensabile integrare vitamine, sali minerali e oligoelementi.
Per cui se volessimo cimentarci nella costruzione di una dieta “home made” possiamo prendere in considerazione una ricetta preesistente, per poi bilanciarne i nutrienti oppure, se necessario, prevedere ingredienti alternativi secondo le esigenze dell’animale.
Preliminarmente alla realizzazione della dieta è fondamentale che si verifichi la presenza di cinque fonti nutrizionali: proteine, grassi, carboidrati e fibre (poche), minerali (soprattutto calcio), vitamine.
Il rapporto tra carboidrati e proteine dovrebbe essere tra 1:1 e 2:1 nei pasti per i felini e tra 2:1 a 3:1 nei pasti preparati per i cani.
Come fonte di carboidrati si può scegliere il riso, il mais, il grano saraceno, le patate (sempre ben cotte) e l’orzo in grado di fornire apporto calorico, senso di sazietà e fibre.
Come fonte proteica di qualità andranno privilegiati alimenti di origine animale come carne, pesce, formaggio (soprattutto per il contenuto di amminoacidi essenziali) facendo attenzione a garantirne la presenza dal 25 al 30% di razione per i cani e dal 35 al 50% per i gatti.
Per la copertura dell’apporto lipidico, parte dei grassi vengono veicolati da quelli contenuti naturalmente nella carne, nel pesce e nei formaggi ma sarà importante integrare con oli vegetali (particolarmente ricchi di acidi grassi essenziali).
Per quanto riguarda i Sali minerali la dieta casalinga rischia sempre di essere sbilanciata nel rapporto calcio/fosforo (fondamentale per il processo di mineralizzazione ossea) e diventa fondamentale l’integrazione di calcio carbonato (non dimentichiamo però che il calcio è contenuto anche nell’acqua), come anche indispensabile è l’integrazione vitaminica.
Infine l’acqua, nutriente essenziale, è estremamente importante per la salute generale di ogni essere vivente. E’ fondamentale non far mai mancare la ciotola ripiena di acqua ed è importante sapere che i liquidi possono essere veicolati anche con gli alimenti (Nel Petfood il cibo secco però ne contiene solo il 7-10%, mentre il cibo in scatola ne contiene circa il 78%)
Come vedete realizzare un pasto adeguato e ben bilanciato può essere un lavoro certosino e, per questo motivo, il consiglio è quello di affidarsi al controllo del proprio medico veterinario che verificherà periodicamente l’efficacia della terapia dietetica attraverso la valutazione del peso, del Body Condition Score (che serve per valutare la presenza di sottopeso o sovrappeso), l’osservazione della cute, del mantello e della qualità delle feci affiancati, se necessario, da esami ematologici ed ematochimici di controllo come albumina, emocromo, emoglobina, ottimi indicatori del livello di nutrizione dell’animale.