Melanoma resecato, bevacizumab più efficace nei pazienti giovani: il VEGF si riduce con l’età secondo i dati di una nuova ricerca
I benefici della terapia con l’anti VEGF bevacizumab nei pazienti con melanoma resecato si osservano maggiormente nei soggetti giovani, piuttosto che negli anziani. I risultati di uno studio preclinico dimostrano, infatti, che la proteina che promuove l’angiogenesi VEGF diminuisce con l’età e viene sostituita da un’altra molecola chiamata sFRP2, con la stessa funzione.
Lo studio è stato pubblicato su Clinical Cancer Research, una rivista dell’Associazione Americana per la Ricerca sul Cancro.
Nel corso degli anni, è diventato sempre più chiaro che non possiamo contare su un approccio unico nella scelta delle terapie per i pazienti affetti da cancro”, ha detto Ashani Weeraratna della Johns Hopkins School of Medicine di Baltimora “Il nostro lavoro evidenzia il fatto che i pazienti più giovani possono avere risposte molto diverse a una data terapia rispetto ai pazienti più anziani. Comprendere che l’età di un paziente può influenzare sulla risposta al trattamento è fondamentale per fornire la migliore assistenza a tutti i pazienti”.
Weeraratna e colleghi hanno analizzato i dati dello studio clinico di fase 3 AVAST-M, che ha valutato bevacizumab come trattamento adiuvante in 1.343 pazienti con melanoma resecato. Studi precedenti avevano dimostrato che il trattamento con l’anti VEGF era associato a un leggero miglioramento della sopravvivenza libera da malattia rispetto al non trattamento con lo stesso farmaco. Tuttavia, queste analisi precedenti non avevano considerato l’età come variabile, ha osservato Weeraratna.
Nelle loro analisi post-hoc, Weeraratna e colleghi hanno cercato di determinare se c’era una correlazione e tra l’età e la risposta a bevacizumab nel setting adiuvante. Gli esperti hanno osservato che tra i pazienti più giovani con melanoma resecato (con età inferiore ai 45 anni), quelli che avevano ricevuto bevacizumab mostravano una sopravvivenza libera dalla malattia significativamente superiore, con una riduzione del 29 per cento del rischio di progressione della malattia, rispetto ai soggetti che non avevano ricevuto bevacizumab. E’ stata osservata anche una riduzione del 25 per cento del rischio di mortalità complessiva, ma questo risultato non era statisticamente significativo. Tuttavia, tra i pazienti più anziani con melanoma resecato (di età superiore ai 45 anni), non vi è stato un impatto significativo della terapia con bevacizumab sulla sopravvivenza libera da malattia o sulla sopravvivenza globale.
Bevacizumab inibisce la proteina VEGF, una citochina che promuove l’angiogenesi (lo sviluppo di nuovi vasi sanguigni), un processo che facilita la crescita del tumore. Per capire come l’età influisce sull’angiogenesi, Weeraratna e colleghi hanno analizzato interi campioni di tumore di pazienti giovani e anziani affetti da melanoma. Gli esperti hanno osservato che la densità dei vasi sanguigni era significativamente aumentata nei pazienti di età superiore ai 65 anni rispetto a quelli di età inferiore ai 65 anni, indicando che l’invecchiamento aumenta l’angiogenesi tra i pazienti con melanoma. Tuttavia, quando i ricercatori hanno analizzato campioni di melanoma classificati per età, gli esperti hanno osservato che l’espressione sia del VEGF che dei suoi recettori associati era significativamente diminuita tra i pazienti anziani.
“Questa scoperta è stata davvero sorprendente per noi, in quanto avevamo ipotizzato che l’aumento dell’angiogenesi era correlato a un aumento dell’espressione del VEGF tra i pazienti anziani affetti da melanoma”, ha detto Weeraratna.
Poiché l’aumento dell’angiogenesi correlata con l’età non è stato associato a un aumento dell’espressione di VEGF, e poiché i pazienti anziani con melanoma non sembravano trarre beneficio dal trattamento con bevacizumab adiuvante, i ricercatori hanno ipotizzato che altri fattori stavano guidando l’angiogenesi in questa popolazione di pazienti. Weeraratna e colleghi hanno eseguito ampie analisi precliniche e hanno scoperto che il fattore proangiogenico sFRP2 sostituisce il VEGF come fattore angiogenico predominante durante l’invecchiamento.
“Mentre i livelli di sFRP2 aumentano nel microambiente tumorale nei pazienti più anziani, i livelli di VEGF diminuiscono, il che spiega perché il trattamento anti-VEGF non è più efficace nei pazienti anziani con melanoma”, ha detto Mitchell Fane, tra gli autori principali di questo studio”.
Riferimenti
Mitchell E. Fane et al., sFRP2 Supersedes VEGF as an Age-related Driver of Angiogenesis in Melanoma, Affecting Response to Anti-VEGF Therapy in Older Patients, Clinical Cancer Research DOI: 10.1158/1078-0432.CCR-20-0446.