Meno tossicità cardiovascolare con la terapia protonica nel tumore del polmone: lo dimostrano i dati di un nuovo studio
La terapia protonica può aiutare a ridurre il rischio di malattie cardiache indotte dalle radiazioni nei pazienti con tumore al polmone, secondo un nuovo studio presentato al Congresso virtuale dell’American Society for Radiation Oncology.
Nello studio retrospettivo condotto su oltre 200 pazienti, gli attacchi ischemici transitori (TIA o mini ictus) sono stati significativamente meno frequenti nei pazienti sottoposti a terapia protonica rispetto ai soggetti trattati con la radioterapia convenzionale basata sui fotoni. I pazienti sottoposti a terapia protonica hanno anche presentato meno attacchi cardiaci.
“Questo studio mostra un altro potenziale beneficio della terapia protonica per i pazienti affetti da cancro ai polmoni”, ha detto Timothy Kegelman della University of Pennsylvania. Sappiamo che i protoni hanno la capacità di ridurre al minimo le dosi di radiazioni agli organi circostanti come il cuore”.
La tossicità cardiaca della radioterapia rimane una preoccupazione significativa per i pazienti affetti da cancro ai polmoni. Una strategia per ridurre al minimo la dose di radiazioni consiste nell’uso della terapia protonica, che ha la capacità di agire in modo più preciso sui tumori e di risparmiare gli organi vitali adiacenti e il tessuto sano.
Lo studio ha mostrato che l’1,1% dei pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule localmente avanzato trattati con la terapia protonica ha presentato un TIA post-trattamento dopo un follow up mediano di 29 mesi, rispetto all’8,2% dei pazienti trattati con la radioterapia convenzionale. Anche l’infarto del miocardio era meno comune nel gruppo trattato con la terapia protonica, rispetto al gruppo di controllo, anche se la differenza non era statisticamente significativa: 2,3 per cento contro il nove per cento.
Nello studio, non è stata osservata alcuna differenza significativa nel numero di casi di fibrillazione atriale, malattia coronarica, insufficienza cardiaca o ictus. I ricercatori stanno continuando a confrontare i due approcci esaminando la gravità degli eventi cardiaci e la dose di radiazioni a specifiche parti del cuore. L’analisi aiuterà gli oncologi ad avere una migliore comprensione di come minimizzare ulteriormente questi rischi con le nuove tecnologie.
Dal 2014 è in corso anche un ampio studio clinico internazionale di fase 3 per indagare la differenza tra la terapia protonica e la radioterapia convenzionale nei pazienti affetti da tumore polmonare. L’aspettativa è che i protoni siano in grado di ridurre la morbilità cardiaca e la mortalità e che questo si si possa tradurre in un tasso di guarigione più elevato, hanno detto gli autori. La sperimentazione dovrebbe completare l’arruolamento dei pazienti nel 2022.
Questo studio è la prima esperienza che suggerisce un beneficio della terapia con protoni rispetto alla radioterapia IMRT nella riduzione degli effetti al cuore.
“Anche se questi risultati sono promettenti e contribuiscono ad aumentare le evidenze, ulteriori ricerche e i risultati dello studio randomizzato ci aiuteranno a determinare e comprendere meglio come il trattamento con i protoni possa ridurre il rischio di eventi cardiaci”, ha detto Kegelman.