Tumore del polmone EGFR+ metastatico: risultati incoraggianti per neratinib da un’analisi ad interim dello studio di fase 2 SUMMIT
L’inibitore tirosin chinasico (TKI) neratinib potrebbe essere una valida opzione terapeutica per i pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule metastatico con mutazioni dell’esone 18 del gene EGFR, già trattati con un inibitore tirosin chinasico dell’EGFR. A suggerirlo sono i risultati di un’analisi ad interim dello studio di fase 2 SUMMIT, annunciati di recente in un comunicato stampa da Puma Biotechnology, l’azienda che produce il farmaco.
«Questi primi risultati dello studio sono davvero entusiasmanti e su questa base neratinib potrebbe rivelarsi un’opzione efficace per i pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule con mutazioni dell’esone 18 dell’EGFR, per i quali esistono pochissimi trattamenti efficaci una volta che fallisce la terapia di prima linea con i TKI approvati», ha dichiarato Jonathan Goldman, professore associato di ematologia e oncologia e direttore della ricerca clinica in oncologia toracica presso la University of California Los Angeles (UCLA).
Neratinib
Neratinib è un pan-inibitore tirosin chinasico in grado di legarsi in modo covalente, con elevata affinità, al sito di legame dell’ATP dei recettori EGFR, HER2 ed HER4.
Il farmaco è già approvato nell’Unione europea (ed è disponile anche in Italia dal gennaio scorso in classe C) per il trattamento adiuvante esteso di pazienti adulti con carcinoma mammario in stadio iniziale HR+/HER2+ che hanno completato la terapia adiuvante a base di trastuzumab da meno di un anno.
Lo studio SUMMIT
Neratinib è in fase di valutazione anche come possibile trattamento per il carcinoma polmonare non a piccole cellule metastatico EGFR-mutato, già trattato precedentemente, nello studio SUMMIT.
SUMMIT è un basket trial multicentrico internazionale, in aperto, tuttora in corso, nel quale si stanno valutano sicurezza ed efficacia di neratinib somministrato quotidianamente a pazienti con tumori solidi portatori di mutazioni attivanti dell’esone 18 di EGFR o di HER2. Nello studio, tra gli altri, sono stati arruolati anche pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule con mutazioni singole o complesse dell’esone 18 dell’EGFR, precedentemente esposti a un TKI dell’EGFR, ai quali è stato somministrato neratinib a un dosaggio pari a 240 mg al giorno.
La coorte con tumore del polmone EGFR+
La coorte dei pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule EGFR-mutato ha incluso11 pazienti che erano già stati sottoposti a una mediana di due precedenti linee di terapia nel setting metastatico. Di questi 11 pazienti, 10 erano stati trattati precedentemente con un TKI dell’EGFR come gefitinib, erlotinib, osimertinib e/o afatinib.
L’endpoint primario dello studio per questa coorte di pazienti è il tasso di risposta obiettiva (ORR) secondo i criteri RECIST v1.1, mentre gli endpoint secondari comprendono la sopravvivenza libera da progressione (PFS), l’ORR confermato, il tasso di beneficio clinico, la durata della risposta (DOR), la sopravvivenza globale (OS) e l’incidenza degli eventi avversi.
Tasso di risposte elevato
L’analisi ad interim ha evidenziato che nei 10 pazienti valutabili di questa coorte, il trattamento con neratinib si è associato a risposte complete in quattro di essi (40%) e a risposte parziali in sei (60%).
La mediana della DOR a neratinib è risultata di 7,5 mesi. Inoltre, il trattamento con il nuovo TKI si è associato a una buona PFS, la cui mediana è risultata di 9,1 mesi.
Complessivamente, questi risultati di efficacia hanno soddisfatto i criteri di successo sia della prima fase sia della seconda fase, per cui lo studio ora arruolerà ulteriori pazienti. Il target di arruolamento è di 650 partecipanti.
Buono il profilo di sicurezza
Secondo i risultati dell’analisi ad interim, neratinib sembra essere un farmaco sicuro per i pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule metastatico, EGFR-mutato.
Negli 11 pazienti trattati con il nuovo TKI non sono stati riportati episodi di diarrea di grado 3 o superiore; quattro pazienti (il 36%) hanno riportato diarrea di grado 1 e solo uno (9%) ha avuto diarrea di grado 2; tuttavia, non sono state necessarie sospensioni del trattamento, riduzioni della dose del farmaco, ospedalizzazioni o interruzioni permanenti a causa della diarrea.
Le altre coorti dello studio SUMMIT
Altre coorti incluse nello studio SUMMIT sono costituite da pazienti con tumori della vescica e del tratto urinario HER2+ che vengono trattati con neratinib in combinazione con paclitaxel, pazienti con carcinoma polmonare HER2+ trattati con neratinib in combinazione con trastuzumab, pazienti con carcinoma mammario HER2+ nei quali neratinib viene somministrato in combinazione con fulvestrant e trastuzmab, nonché pazienti con carcinoma mammario HR+/HER2+ non trattati in precedenza con inibitori di CDK4/6, trattati con neratinib in associazione con fulvestrant e trastuzumab.