L’aviaria minaccia di nuovo la biodiversità in Europa: segnalati oltre 300 casi in Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Irlanda, Paesi Bassi, Svezia e Regno Unito
Da diversi mesi l’EFSA sollecitava i Paesi dell’UE a intensificare la sorveglianza e le misure di biosicurezza per prevenire possibili nuove epidemie di influenza aviaria quest’anno, a seguito di focolai di influenza ad alta patogenicità (HPAI) verificatisi tra gli uccelli selvatici e il pollame nella Russia occidentale e nel Kazakistan questa estate, esattamente lungo una rotta di migrazione autunnale degli uccelli acquatici diretti in Europa.
Adesso, spiegano i GRE Lazio, il rischio che l’influenza aviaria si sposti a Paesi europei precedentemente non interessati da focolai è alto ed il virus si stia diffondendo rapidamente in tutto il continente: ad ottobre sono stati segnalati oltre 300 casi in Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Irlanda, Paesi Bassi, Svezia e Regno Unito. La maggior parte dei casi sono stati rinvenuti in uccelli selvatici, anche se ci sono stati alcuni focolai occasionali nel pollame che si teme possano con alta la probabilità diffondersi.
Per fortuna finora non è stato segnalato alcun nuovo focolaio nell’uomo e il rischio di trasmissione al pubblico in genere resta molto basso. Tuttavia l’evoluzione di questi virus dev’essere monitorata attentamente per valutare il rischio concreto che emergano virus trasmissibili all’uomo.
I competenti enti nazionali sono stati pertanto esortati a continuare a esercitare opportuna sorveglianza sugli uccelli selvatici e sul pollame, e a mettere in atto misure di controllo per prevenire il contatto dell’uomo con uccelli infetti o morti. E’ stato inoltre consigliato agli Stati membri di applicare nelle zone ad alto rischio le misure di attenuazione del rischio e di incremento della biosicurezza prescritte dalla Decisione di esecuzione (UE) 2018/1136 della Commissione.