Dpcm Natale: monta la rabbia dei maestri di sci


La rabbia dei maestri di sci per lo stop agli impianti previsto dal dpcm di Natale: “Non siamo stati ascoltati né considerati dal Governo”

La rabbia dei maestri di sci per lo stop agli impianti previsto dal dpcm di Natale: "Non siamo stati ascoltati né considerati dal Governo"

“Rabbia e disappunto”. Per i maestri di sci il Dpcm di Natale è un “altro colpo di scure” che “giunge inesorabile” su 15.000 professionisti (e 400 sono le scuole che insegnano gli sport sulla neve): già privati “di una parte consistente della stagione scorsa”, ora vedono la “prospettiva di non rimettere gli sci ai piedi” fino al 7 gennaio.

È dura da mandar giù, dicono il presidente del Collegio nazionale maestri di sci, Giuseppe Cuc, e il presidente dell’Associazione maestri di sci italiani (Amsi), Maurizio Bonelli. Erano stati preparati documenti con linee guida, decaloghi e vademecum, condivisi con gli impiantisti, “per garantire la totale sicurezza agli allievi prima, durante e post lezioni”. E invece… Fatto sta che ora si ‘piegheranno’ al nuovo stop, ma non senza alzare la voce. “Per i nostri maestri di sci e per tutte le loro famiglie non sarà assolutamente facile, ma con il consueto senso di responsabilità la Scuola italiana sci si sta adattando e si adatterà, pur non condividendo le scelte prese che ci riguardano, crediamo dettate dalla non conoscenza di base del mondo della montagna e delle figure professionali che la compongono”.

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Cuc e Bonelli chiedono però che “nelle prossime settimane il settore non sia nuovamente dimenticato o, peggio, ritenuto sacrificabile come in parte già avvenuto”. E, di fronte al fatto, che si chiedono ulteriori sacrifici, “per il bene comune, la categoria è pronta a sostenerli ma rivolgiamo un accorato appello a chi ha responsabilità di Governo, affinché, anche in considerazione dell’andamento pandemico si rivalutino, prima dell’inizio delle festività di fine anno, possibili soluzioni diverse rispetto alla chiusura”.

La delusione dei maestri di sci per lo stop natalizio è grande: “La montagna e i suoi operatori meritavano rispetto invece sono stati sacrificati e soggiogati da un atteggiamento sordo, poco lungimirante che in totale assenza di concertazione ha di fatto decretato un gravissimo danno per la categoria”, protestano Cuc e Bonelli facendo capire che il tempo farà vedere chi ha sbagliato: “La storia restituirà, come sempre, l’esatto valore delle cose e di chi in totale disprezzo ha ritenuto di poter immolare e sacrificare un intero comparto e le aspirazioni di milioni di consumatori che hanno visto sfumare le loro giuste e sacrosante aspettative”. Nel “rispetto delle persone e delle regole”, i maestri di sci chiedono “semplicemente di lavorare, non come se il Covid non ci fosse, ma rispettando e facendo rispettare le regole che, il Governo vorrà imporci, con concreta determinazione e solida risolutezza, regole e misure che tra l’altro abbiamo già individuato a tutela di noi stessi e di tutti i nostri allievi”.

C’è anche la partita dei ristori, “e ci auguriamo si tengano in considerazione le nostre proposte che si dovranno concentrare sul calo di fatturato dei mesi di novembre, dicembre e gennaio rispetto agli stessi mesi delle passate stagioni. Se così non fosse sarà ancora una presa in giro per la nostra categoria”. Già ora peraltro, evidenziano Cuc e Bonelli, “non sono passati in secondo piano quei toni mediatici alquanto fuori tema, a volte con retorica populista, che hanno coinvolto il mondo della montagna e del turismo invernale, in alcuni casi con una preoccupante deriva che vorrebbe fare passare fuorvianti messaggi in cui le attività dei professionisti della neve hanno unicamente scopo ricreativo e sono destinate a solo pochi fortunati abbienti”.