Un glossario per riconoscere il sessismo: è il progetto del collettivo Moleste, il gruppo transfemminista nato per combattere abusi nel mondo del fumetto
Molestie, ‘adult’ e ‘child grooming’, discriminazioni, abusi. Nel mondo del fumetto “non sono la norma, ma non sono rarità”, si legge sul Manifesto di Moleste, il collettivo transfemminista di fumettiste, sceneggiatrici, disegnatrici, coloriste, letteriste, soggettiste, giornaliste, traduttrici e ghost writer nato lo scorso 26 ottobre per combattere i comportamenti abusanti nel mondo del fumetto.
Del tema Rita Petruccioli, Sara Pichelli e Francesca Torre ne hanno discusso in una tavola rotonda nella seconda giornata di Bande de Femmes, il festival di fumetti e illustrazioni della libreria Tuba di Roma, che torna dal 5 all’8 dicembre in una versione invernale completamente digitale sui canali web e social della libreria. “Per la prima volta in Italia esiste un luogo, seppur virtuale, di accoglimento e ascolto di tutte le vittime di molestie e abusi nell’ambiente fumettistico- spiega all’Agenzia di stampa Dire (www.dire.it) Sara Pichelli, disegnatrice e fumettista italiana classe 1983, tra le firmatarie del Manifesto di Moleste-. Inoltre ci appoggiamo ad una rete di centri antiviolenza per chi ha bisogno di un supporto psicologico e/o legale”.
Sono molte, infatti, le autrici che “vivono un contraddittorio e amareggiante range di molestie. Contraddittorio- chiarisce Pichelli- perché, quando non si è vittima di molestie sessuali o discriminazioni gravi e si gode di riconoscimento, è comunque difficile non incappare in atteggiamenti diffusamente sessisti”. E “anche i complimenti- precisa- talvolta trasudano un subdolo sciovinismo, che consapevolmente o meno, tenta di sminuire i successi e i talenti. Perciò anche il ‘fuoco amico’ può essere mortificante”.
LE TESTIMONIANZE RACCOLTE SUL SITO
“Durante una fiera un autore mi ha confessato, con aria divertita, di aver promesso a un collega là presente un rapporto sessuale a tre che mi coinvolgeva. Lo aveva fatto a mia insaputa, perché a detta sua gli doveva un favore”. È solo una delle testimonianze raccolte da Moleste in una sezione del sito dedicata, che Pichelli definisce “un atto d’amore”, perché raccontare “costa un’enorme fatica e risveglia antichi dolori“. Tante le giovani e giovanissime voci di studentesse delle scuole di fumetto, molestate dai propri docenti, “da chi dovrebbe insegnarmi a essere professionale”, scrive una di loro. “Nel mondo del fumetto italiano- racconta Pichelli, stavolta da docente- la scuola è secondo me il primo posto dove il ‘grooming’ trova terreno fertile. Il più diffuso è l”adult grooming‘, ma nel peggiore dei casi si può parlare anche di ‘child grooming’, poiché non è raro che qualcuno tra alunni e alunne sia minorenne. Lo metto al primo posto non per una questione di statistica- chiarisce- ma perché il ‘grooming’ è una forma di abuso che consiste nella manipolazione e circonvenzione di un soggetto vulnerabile, caratteristica che spesso possiamo assimilare a giovani discenti che guardano all’insegnante, spesso professionista ben avviato nel settore, come un punto di riferimento”.
SQUILIBRIO DI POTERE, MOLESTIE E ‘GROOMING’
Il principale imputato, ancora una volta, è lo squilibrio di potere, magari col datore di lavoro, l’editore, lo sceneggiatore, il talent scout, l’art director. Difficile, secondo Pichelli, stabilire quanto sia diffuso il fenomeno. Prima di tutto perché “il ‘grooming’ è un processo graduale, che implica a vari livelli un isolamento emotivo e relazionale della vittima, e per questo è difficile da individuare”. E poi perché “in generale chi è vittima di abusi raramente si sente in una posizione sicura per poter raccontare e rivivere quei vissuti traumatici, dei quali spesso si sente ingiustamente responsabile”. Diverso il discorso per la molestia, “che avviene anche e soprattutto tra pari e, a causa di una interiorizzazione di gran parte delle dinamiche sessiste e discriminatorie di genere, passano troppe volte inosservate”. Invece, “l’insicurezza e il disagio interiore che le molestie provocano- avverte Pichelli- hanno serie ripercussioni sull’autocoscienza e sulla sicurezza di sé, doti importanti per concedersi una buona autopromozione, che è alla base del nostro lavoro. I molestatori sono tutti quelli che credono che la manipolazione e l’annullamento della dignità dell’altro sia una modalità di espressione e libertà personale”.
SO MANY OF US MODELLO ISPIRATORE DI MOLESTE
Ma una cosa, per la co-creatrice di ‘Ultimate Spider-Man’ di Miles Morales, resta certa: “Liberando un ambiente lavorativo dalle dinamiche tossiche discriminatorie, si raggiunge una parità salutare dove non è previsto l’annullamento o l’umiliazione dell’altro o dell’altra per mantenere uno status quo”. E Moleste, in questa prospettiva, rappresenta un faro sempre acceso su quello status quo, con lo sguardo rivolto a quanto accade nel resto del mondo. “Il collettivo è gemellato con tre realtà estere– fa sapere Pichelli- Collectif des creatrices de bande dessinee contre le sexisme in Francia, Autoras de Comic in Spagna e So Many of US: recognizing abuse of power negli Stati Uniti, quello che più ci ha ispirate all’inizio perché ha messo in luce e raccolto molte testimonianze di molestie sessuali perpetrate, secondo quanto riportato, dal celebre sceneggiatore Warren Ellis”.
Il collettivo, però, non si limiterà a raccogliere e pubblicare testimonianze. “Abbiamo in programma una serie di campagne per sensibilizzare sull’argomento e mantenere attivo il dibattito così da facilitare il più possibile una presa di coscienza riguardo le molestie e gli abusi nel nostro settore- continua-. La prima campagna è quella della sensibilizzazione sui termini, un glossario che fughi ogni dubbio sui concetti di sessismo, molestia, abuso, grooming. Ma molto altro bolle in pentola”. Sicuramente non la gogna mediatica dei colpevoli. “Non siamo interessate al gossip- afferma la fumettista- non troverete i nomi dei molestatori sul nostro sito. Noi lavoriamo per evidenziare i problemi di molestie e le dinamiche tossiche e discriminanti di genere che esistono. Coscienti che nel fumetto-mondo l’abuso non sia la norma, sappiamo però che c’è ancora tanto lavoro da fare per renderlo un settore paritario e sicuro per tutte e tutti”, conclude.