Early Data Release 3 della missione Gaia dell’Agenzia spaziale europea: il censimento celeste ha catalogato 1 miliardo 811 milioni 709mila 771 stelle
Un lavoro mastodontico. Dati su dati, analizzati, soppesati e correlati anche in Italia, che ci restituiscono la mappa tridimensionale delle stelle della Via Lattea. Pochi giorni fa è stato reso noto l’Early Data Release 3 della missione dell’Agenzia spaziale europea Gaia, il censimento celeste che ha catalogato 1 miliardo 811 milioni 709mila 771 stelle, definendone colore, posizione e movimenti, da quelle più vicine al Sole- più di 300mila di cui abbiamo ora l’identikit completo- a quelle più periferiche che si annidano nelle frange più estreme della nostra galassia.
Il lavoro astronomico di Gaia “riporta nel 21esimo secolo una scienza antica, quella degli angoli e di come variano nel tempo, e aggiunge la maturità astrofisica” dei nostri giorni. Parola di Mario Lattanzi, astrofisico dell’Inaf di Torino, intervenuto all’evento di presentazione della mappa stellare.
“Guardando al futuro- spiega-, noi abbiamo le mappe. Se gli ingegneri ci mettessero a disposizione astronavi per andare nei nostri sobborghi, noi sapremmo esattamente in che direzione muoverci per esplorare ciò che ci sta attorno. Siamo pronti per la navigazione”.
Non solo Via Lattea. I dati di Gaia mostrano anche la rotazione delle stelle nella Grande Nube di Magellano, una delle galassie satelliti della nostra, e il ponte di stelle che fluiscono verso di essa dalla vicina Piccola Nube di Magellano. Oltre ai quasi 2 miliardi di stelle nel nostro angolo di Universo, il catalogo comprende anche 1.6 milioni di quasar, i cuori di galassie lontane la cui enorme luminosità proviene dall’attività dei buchi neri supermassicci nei loro centri.
Il censimento delle stelle serve a capire con precisione in quali acque naviga la nostra Terra. Grazie a Gaia gli scienziati hanno stimato, ad esempio, l’accelerazione del Sistema solare nel suo moto intorno al centro della Via Lattea, pari a 7 millimetri al secondo nel corso di un anno.
IL RUOLO DELL’ITALIA
Nella conta delle stelle e nella realizzazione della mappa, l’Italia ha un ruolo importante. Il nostro Paese fa parte del Gaia Dpac, cioè il Consorzio che lavora a e analizza i dati. L’Agenzia spaziale italiana (Asi), insieme all’Istituto nazionale di Astrofisica (Inaf), ha cofinanziato otto osservatori e sette università che partecipano al Consorzio. Oltretutto, l’Agenzia spaziale ha finanziato il Gaia Data Processing Center di Torino, gemello di altre cinque strutture che si trovano in tutta Europa, e ospita lo Space Science Data Center che si occupa di alcuni dei dati di Gaia.
IL FUTURO
I computer e i software sviluppati per la missione Gaia, che ha mappato in 3D quasi due miliardi di stelle nella Via Lattea, costituiscono una base importante di know-how applicabile anche in altri campi. Un esempio? Tutto ciò che ha a che fare con i Big Data, dalla gestione dei dati durante una pandemia come quella di Covid, per esempio, fino ad applicazione per i cittadini nella vita di tutti i giorni. Marco Castronuovo dell’Agenzia spaziale italiana si è dedicato a Gaia per dieci anni e assicura che per i prossimi venti saremo impegnati nella ‘lettura’ di quello che Gaia ha trovato. La missione, oltretutto, ha gettato anche le basi tecnologiche per quella che la seguirà, Euclid. Si tratta, spiega la Dire (www.dire.it), di un telescopio spaziale che mapperà il cielo un pezzetto alla volta per studiare materia e energia oscura, scrutando le galassie più lontane.