La pandemia ha messo in crisi il settore moda e centinaia di negozi rischiano di non riaprire più: l’allarme lanciato da Federmoda
Gli ulteriori provvedimenti assunti dal Governo per contenere i contagi da Covid-19 minacciano di provocare una perdita complessiva di 20 miliardi di euro nella vendita al dettaglio della moda, la chiusura definitiva di 20 mila negozi e la perdita di oltre 50 mila addetti.
Questo l’allarme lanciato da Renato Borghi, presidente della Federazione Moda Italia. In occasione dell’audizione presso la X Commissione Attività produttive, commercio e turismo della Camera, Borghi ha presentato un documento che fotografa i drammatici numeri dei 114.813 i punti vendita che occupano 309.849 addetti.
Dopo un 2019 leggermente positivo, il comparto ha subito un drastico calo nel I trimestre del 2020 (-15,2%) che è divenuto devastante nel secondo trimestre (-45,2%), senza presentare cenni di ripresa nel III trimestre (-14,5%). Lo shopping tourism, che portava 7,5 miliardi di euro di consumi, rappresentando la terza voce di spesa dopo alloggio e ristorazione, è venuto quasi completamente a mancare con le chiusure delle frontiere, praticamente limitando a meno di un miliardo di euro le vendite a stranieri in tutto il 2020.
Anche l’ingrosso, pur non essendo direttamente coinvolto nelle vendite ai consumatori come spiega Garantitaly, sta subendo una contrazione quasi totale del lavoro a causa della chiusura delle attività del dettaglio.
“Per il settore moda non è possibile prevedere un ristoro, o meglio un indennizzo, che trovi fondamento sui fatturati di aprile. Il settore moda, infatti, ha impatti diversi perché segue collezioni stagionali ed è chiaro che anche il valore delle collezioni e quindi l’impatto sui fatturati delle collezioni primavera/estate rispetto a quella dell’autunno/inverno è notevolmente diverso. È sotto gli occhi di tutti l’impatto dei costi di acquisto e di vendita di una t-shirt, di un paio di bermuda, di un maglioncino o di un abito di cotone, di uno spolverino rispetto a quelli di un maglione o di un abito di lana, di un paio di pantaloni di flanella, di un cappotto o di un piumino” afferma il presidente Borghi.