Identificato un nuovo bersaglio terapeutico contro la Sclerosi Laterale Amiotrofica: è il TNFRSF21, noto anche come death receptor-6 (DR6)
Con circa 1000 nuovi casi ogni anno in Italia, la Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA) è purtroppo una realtà ben nota nel nostro Paese. Malattia neurodegenerativa, la SLA provoca nel paziente una paralisi totale, causata dalla morte delle cellule del Sistema Nervoso Centrale che controllano i muscoli scheletrici. Nonostante ad oggi non esista alcuna terapia efficace per la sua cura, la ricerca continua a fare passi in avanti per combattere questa patologia. Uno studio nato dalla collaborazione fra il Policlinico di Milano, il Centro Dino Ferrari, l’Università degli Studi di Milano e la Columbia University di New York, ha identificato infatti un nuovo bersaglio terapeutico per la SLA, il TNFRSF21, conosciuto anche come death receptor-6 (DR6). Quest’ultima scoperta permetterà l’identificazione di altri possibili bersagli terapeutici contro la malattia.
Lo studio, pubblicato sulla rivista Nature Communications, ha cercato di comprendere quali siano i meccanismi alla base della degenerazione selettiva dei motoneuroni che provocano la paralisi, concentrandosi in maniera particolare sulla comunicazione fra cellule. Si è dunque lavorato per l’identificazione di coppie di motoneuroni ligando-recettori, utilizzando un metodo di analisi (SEARCHIN) capace di fornire le interazioni fra cellule. Grazie anche all’utilizzo delle tecniche di co-coltura tra astrociti (cellule presenti nel Sistema Nervoso), la ricerca ha identificato una possibile coppia ligando-recettore responsabile della degenerazione dei motoneuroni: l’APP, (proteina precursore dell’amiloide) rilasciata dagli astrociti e il DR6, molecola presente sulla membrana extracellulare dei motoneuroni.
Autori della ricerca sono Stefania Corti, neurologa al Policlinico di Milano e capo del Laboratorio di Cellule Staminali Neurali nel Dipartimento di Fisiopatologia Medico-Chirurgica e dei Trapianti dell’Università di Milano; Monica Nizzardo e Paola Rinchetti, membri del medesimo laboratorio per il Centro Dino Ferrari, Policlinico di Milano-Università Statale di Milano e infine Serge Przedborski, della Columbia University, supervisore della ricerca. “Nonostante per lo sviluppo di una terapia per l’uomo sia necessaria una conoscenza più approfondita dei meccanismi molecolari alla base degli effetti del DR6 – fanno sapere gli studiosi – questi risultati hanno dimostrato come un approccio integrato possa fornire importanti informazioni sulle malattie neurodegenerative. È pertanto da tener in considerazione l’approccio SEARCHIN per identificare nuovi bersagli terapeutici per la SLA”.