Da Venezia a Parigi fino a Londra, si diffondono sempre di più i produttori di vino urbani: la città lagunare resta unica con i suoi vitigni
Venezia è una città unica, per la sua natura e per il territorio lagunare che la caratterizza. Una contesto ambientale che le permette di essere anche città produttrice di vino! Nell’isola di Mazzorbo Gianluca Bisol, titolare di un ristorante stellato, ha creato anche un wine resort e produce il particolarissimo e prezioso “Venissa”.
Un vino ottenuto esclusivamente nell’isola a nord di Burano e con uve Dorona, una varietà proveniente dalla Venezia Nativa che sarebbe stata a rischio di estinzione se non fosse intervenuta la famiglia Bisol. Ed oggi una nuova socia, Francesca Pagnan, si è impegnata a recuperare altre vigne in laguna e a creare pure una nuova cantina.
Ma il fenomeno delle urban wineries sta facendo proseliti anche nelle grandi città del mondo con micro-produzioni sotto casa, ribattezzate anche chateau garage. A Londra, da quasi sei anni, è attiva la “London Cru”, dapprima in zona Fulham e seguita poi da Renegade London Wine.
Parigi come spiega Garantitaly ha scelto il proprio simbolo, la Torre Eiffel, per collocare le sue barrique a sessanta metri d’altezza. La “Winerie Parisienne” produce sfruttando uve Merlot che arrivano dall’Ile de France. E nella capitale francese è operativa, con sede in rue de Turbigo non lontano dal Centro Georges Pompidou, anche “Les Vignerons Parisiennes”.
Naturalmente gli Stati Uniti non sono rimasti indietro e le urban wineries sono molto diffuse: a Washington, a New York e con una una vera e propria catena, la “City Winery’s” con sedi a Chicago, Boston, Atlanta, Nashville, oltre che a Washington e New York. Meno usuali le cantine in Olanda, con la “Chateau Amsterdam” e in Svezia, a Göteborg con “Wine Mechanics”. Nemmeno Milano è rimasta indietro: la “Cantina Urbana” che conta sulle uve che arrivano nell’area dei Navigli per lo più dall’Oltrepò pavese, dalla Valpollicella e, perché no, dalle pendici dell’Etna.