Linfoma mantellare, con brexucabtagene autoleucel (KTE-X19) risposte durevoli per un anno secondo i risultati di uno studio
Annunciati all’ASH i risultati di follow-up dello studio registrativo ZUMA-2, condotto con brexucabtagene autoleucel, una terapia CAR-T precedentemente nota come KTE-X19, in pazienti adulti con linfoma mantellare (MCL, Mantle Cell Lymphoma) recidivante o refrattario.
A un follow-up mediano di 17,5 mesi (valutabili per efficacia n=60), il 92% dei pazienti ha ottenuto una risposta, incluso il 67% con una risposta completa (CR, complete response). Gli endpoint secondari di durata mediana della risposta, sopravvivenza libera da progressione (PFS, progression-free survival) e sopravvivenza globale non sono ancora stati raggiunti.
Il MCL è una rara forma di linfoma non-Hodgkin che nasce dalle cellule originarie della “zona del mantello” del linfonodo e che colpisce tipicamente i maschi di età superiore ai 60 anni. Il MCL è altamente aggressivo in seguito a recidiva, e in molti pazienti la malattia progredisce dopo la terapia.
“I pazienti con linfoma mantellare devono affrontare una malattia che spesso diventa più aggressiva nel tempo, e che quasi sempre recidiva dopo la terapia iniziale”, ha affermato Michael Wang, Puddin Clarke Endowed Professor presso il Department of Lymphoma and Myeloma dell’University of Texas MD Anderson Cancer Center. “Molti pazienti con MCL recidivante o refrattario avranno una malattia ad alto rischio, con maggiori probabilità che continui a progredire dopo il trattamento, quindi il nostro obiettivo con qualsiasi terapia è quello di fornire una remissione duratura. Con oltre la metà dei pazienti nello studio ZUMA-2 ancora in vita a quasi un anno e mezzo dall’infusione, questi risultati rafforzano il potenziale di brexucabtagene autoleucel di colmare il divario del trattamento attuale”.
Tra tutti i pazienti valutabili per efficacia (n=60), il 48% aveva una risposta continua al cut-off dei dati. Le stime di PFS e OS a 15 mesi erano rispettivamente del 59% e del 76%. I primi 28 pazienti trattati hanno avuto un follow-up mediano di 32,3 mesi e il 39% di questi pazienti rimane in remissione senza ulteriori terapie.
Tra tutti i pazienti (n=68), si sono verificati sindrome da rilascio di citochine (CRS, cytokine release syndrome) di grado 3 o superiore ed eventi neurologici (NE) rispettivamente nel 15% e nel 31% dei soggetti. Nessun nuovo evento di grado 5 si è verificato a un follow-up aggiuntivo.
A luglio, brexucabtagene autoleucel è diventata la prima terapia con cellule CAR-T a ricevere l’approvazione accelerata dalla FDA per il trattamento del linfoma mantellare recidivante o refrattario, sulla base del tasso di risposta globale e della durata della risposta. L’approvazione definitiva per questa indicazione potrebbe essere subordinata ai dati supplementari di uno studio confermativo.
Lo studio clinico ZUMA-2
ZUMA-2 è uno studio clinico di fase II a braccio singolo, multicentrico, condotto in aperto, che ha arruolato 74 pazienti adulti con MCL refrattario o recidivante già sottoposti in precedenza a chemioterapia contenente antraciclina o bendamustina, a una terapia anticorpale monoclonale anti-CD20 e a inibitori della tirosin chinasi di Bruton (BTK, Bruton Tyrosine Kinase), ibrutinib o acalabrutinib. L’endpoint primario è il tasso di risposta oggettiva (ORR, objective response rate) secondo la classificazione di Lugano (2014), definito come il tasso combinato di CR e risposte parziali, come valutato da un comitato di revisione radiologica indipendente (IRRC, Independent Radiologic Review Committee).
Brexucabtagene autoleucel (KTE-X19)
Precedentemente noto come KTE-X19, brexucabtagene autoleucel è una terapia cellulare autologa CAR-T anti-CD19. Questa terapia cellulare utilizza il processo produttivo XLP, che include l’arricchimento dei linfociti, un passaggio necessario in alcune neoplasie a cellule B in cui i linfoblasti circolanti sono una caratteristica comune. Oltre al MCL, brexucabtagene autoleucel è attualmente sottoposto a studi clinici di fase I/II anche nella leucemia linfoblastica acuta (LLA) e nella leucemia linfocitica cronica (LLC). L’uso di brexucabtagene autoleucel (KTE-X19) nella LLA e nella LLC è sperimentale, e la sua sicurezza ed efficacia non sono ancora state stabilite in questi tipi di tumore.