La psicologa Elisa Caponetti analizza la didattica a distanza: per gli adolescenti, le cose sono state ben più complicate
L’apprendimento cognitivo è influenzato dalle emozioni. Esiste infatti una stretta connessione tra la vita emozionale degli alunni e la loro capacità di acquisire nuove competenze e conoscenze e ciò in quanto entrambi sono processi che si generano nella nostra mente. La scuola, spiega la psicologa Elisa Caponetti, rappresenta quindi un luogo privilegiato in cui poter osservare e valutare le dinamiche emotive e cognitive che si attivano nei processi evolutivi.
L’emergenza Covid ha stravolto in maniera drastica e immediata le abitudini di tutti noi, modificando in modo radicale e fulmineo il nostro quotidiano. Se ciò è vero per gli adulti, questo si è verificato con ancora maggior dirompenza sulle vite dei bambini e dei ragazzi, costretti a doversi adattare ad un quotidiano a loro fino a quel momento sconosciuto.
L’impossibilità, per molti studenti, di poter andare a scuola e l’imposizione di doversi adeguare alla cosiddetta DAD (didattica a distanza) dall’oggi al domani, non è stato vissuto come un evento positivo dalla stragrande maggioranza dei minori. I ragazzi, a partire dal mese di marzo, sono stati così catapultati in una nuova dimensione fatta di assenza di socializzazione e isolamento domiciliare. La socializzazione, le consuetudini quotidiane, i compagni di scuola, contribuiscono massicciamente allo sviluppo emotivo e sociale.
D’improvviso gli studentisono stati sconnessi dal mondo reale e si sono ritrovati costantemente connessi a quello virtuale. Il rapporto umano è stato delegato alla modalità virtuale, generando così conseguenze sia a livello emotivo che cognitivo e soprattutto nell’alterazione di un proprio stato di benessere.Inizialmente, si era invece verificata in molti, una reazione positiva. Il lockdown ha consentito ai bambini di stare insieme a mamma e papà 24 ore su 24 potendo così ricevere attenzioni esclusive da entrambi i genitori. Ma questo è stato vero soprattutto per i più piccoli.
Per gli studenti adolescenti, le cose sono state ben più complicate. Soprattutto in questa fascia d’età, il contatto umano è imprescindibile e non può essere sostituito o compensato dalla tecnologia. Con la didattica a distanza si è creato un nuovo modo di fare insegnamento e apprendimento. Se da un lato si è cercato di preservare la continuità scolastica, dall’altro, l’utilizzo dischermi di pc, smartphone e tablet hanno reso più difficile cogliere l’empatia e l’espressività dei volti, che filtrano le emozioni alterando con facilità la realtà. E così la vita reale si è trasformata velocemente in virtuale. Spesso poi ci sono state criticità aggiuntive date da assenza di privacy, soprattutto nei casi in cui l’abitazione dello studente è di dimensioni ridotte o se la famiglia è numerosa.
Le conseguenze seguite al drastico cambiamento imposto dalla DAD, nella maggior parte dei casi, sono state molteplici e sovente hanno arrecato serie ripercussioni a livello cognitivo, emotivo, relazionale ed educativo.
Ovviamente, ogni singolo caso è specifico, in quanto ogni situazione presenta esiti di benessere e malessere diversificati. Ciò nonostante, si stanno riscontrando comportamenti disadattivi molto comuni insieme ad una rilevante conseguente instabilità emotiva.
Se andiamo ad approfondire la sintomatologia riscontrata, vediamo che è stata estremamente variegata: occhi arrossati, stress, paure crescenti di vario tipo, depressione, ansia, crisi di panico, frustrazione, senso d’impotenza e inquietudine. Ma anche, svilimento, profondo senso di inadeguatezza e solitudine. Estremamente comune poi l’insorgenza di insonnia e mal di schiena a causa della postura adottata per dover stare tanto tempo seduti di fronte ad uno schermo. L’isolamento forzato ha purtroppo inoltre prodotto seri rischi comportamentali. Affianco a tutto ciò, va segnalato lo sviluppo di dipendenze a cui siamo stati tutti più esposti a rischio, a maggior ragione ciò è valso per i soggetti con maggiori precedenti fragilità. In particolare, si è diffusa l’addiction alimentare e la dipendenza da pc, smartphone e strumenti tecnologici.
E’ vero però – conclude la psicologa Caponetti – che in un momento in cui ci siamo sentiti privati di tutto, un modo per restare connessi è stato proprio grazie ai nostri inseparabili apparecchi tecnologici per cui durante questa pandemia rappresentano un’apparente salvezza!