Deficit di alfa-1-antitripsina: la continuità terapeutica è un aspetto fondamentale. L’interruzione della terapia enzimatica porta a una ripresa della progressione della patologia polmonare
Anche da un’esperienza drammatica come quella prodotta dalla pandemia di SARS-CoV-2 è possibile trarre degli insegnamenti che possono portare a un miglioramento della qualità di vita di molti pazienti, insegnamenti che includono l’importanza di poter disporre di adeguati sistemi di erogazione domiciliare delle terapie. Nel caso del deficit di alfa-1-antitripsina (DAAT) ciò è ancora più vero, dal momento che, per questa patologia, un programma di somministrazione a domicilio della terapia enzimatica esiste già.
A spiegare più dettagliatamente questa opzione è la prof.ssa Paola Rogliani, dell’Unità Operativa Complessa di Malattie dell’Apparato Respiratorio presso il Policlinico Tor Vergata di Roma, che precisa innanzitutto come l’aderenza alla terapia rappresenti un fattore essenziale nel cammino di cura dei pazienti con DAAT, giacché l’interruzione del trattamento conduce a una ripresa della progressione della patologia polmonare, con conseguente aumento delle esacerbazioni e delle ospedalizzazioni.
In questi mesi, in tutti gli ospedali sono stati creati percorsi sicuri per proteggere i pazienti dal rischio di contagio da SARS-CoV-2, ma grazie al servizio GriCare, offerto in forma gratuita da Grifols, le persone affette da DAAT in terapia di sostituzione enzimatica hanno potuto continuare a ricevere il trattamento direttamente a casa, seguiti da personale sanitario professionalmente formato e in pieno accordo con le indicazioni dello specialista. Si tratta di un enorme passo avanti non solo per coloro che convivono con il deficit di alfa-1-antitripsina ma anche per i pazienti che soffrono di altre patologie, per i quali la terapia a domicilio può rappresentare un’opzione utile e in grado di rendere migliore la loro vita quotidiana, non solo in un momento di emergenza sanitaria come quella attuale.