La vitamina D3 come integratore: l’assunzione può ridurre la velocità di progressione e quindi la gravità del cancro metastatico
I risultati di un recente studio sull’uso della vitamina D3 come integratore suggeriscono un possibile beneficio nel cancro metastatico. Si tratta di una analisi effettuata su un particolare sottogruppo di volontari che hanno partecipato allo studio VITAL, i cui risultati sono stati pubblicati lo scorso anno sul New England Journal of Medicine. La prima analisi ha dimostrato che assumere supplementi di vitamina D, se si è sani e non sovrappeso, non aiuta a prevenire il cancro. Una analisi successiva, i cui risultati sono stati pubblicati di recente su JAMA Network Open, ha seguito invece la sorte delle 1617 persone che, avendo fatto parte degli oltre 25.000 volontari che avevano assunto durante lo studio l’integrazione vitaminica, hanno ricevuto, nei cinque anni successivi, una diagnosi di tumore.
Si è scoperto così che tra di loro c’è stata un’incidenza di cancro avanzato (metastatico o fatale) ridotta rispetto al gruppo che aveva assunto il placebo (una riduzione stimata del 17 per cento). In sostanza, aver assunto più vitamina D3 potrebbe non aiutare a prevenire il cancro di per sé, ma ridurre la velocità di progressione e quindi la gravità della malattia, soprattutto nelle persone di peso nella norma (una scoperta non sorprendente perché è già noto che l’indice di massa corporea influenza l’efficacia della vitamina D).
Si tratta però, spiega l’AIRC, di una scoperta da valutare con attenzione: a oggi resta ancora poco chiaro il possibile effetto della vitamina D sul cancro, nonostante sia stato indagato in diversi studi. Per i responsabili dello studio VITAL, i risultati emersi da questa ricerca non sono definitivi, ma possono aiutare a capire meglio la relazione tra questa vitamina e il cancro. “Abbiamo dimostrato che un’associazione tra l’integrazione di vitamina D e il cancro metastatico ha una base biologica plausibile” spiegano gli autori.
Ci sono però ancora questioni aperte. I ricercatori precisano che è in corso una valutazione a distanza di qualche anno dai primi riscontri: sarà necessario studiare l’effetto di dosi differenti di vitamina D, e si dovranno condurre ancora studi su pazienti già colpiti dal cancro.