Pesticidi in agricoltura killer della biodiversità: per il WWF è ancora più urgente l’approvazione del nuovo Piano di Azione Nazionale per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari
All’ultimo convegno ISPRA dedicato alla “sperimentazione dell’efficacia delle misure del PAN per la tutela della biodiversità” sono stati presentati dati che confermano, senza dubbi, le responsabilità dell’agricoltura convenzionale intensiva, dipendente dalla chimica di sintesi, nella perdita di natura nel nostro Paese. I dati della ricerca ISPRA evidenziano che sono 108 le tipologie di habitat naturali sensibili ai pesticidi e oltre il 50% di questi si trova in un pessimo stato di conservazione. La ricerca è stata condotta su tre tipologie di colture (risaie, vigneti e noccioleti) individuando gruppi di specie come indicatori dell’impatto dei pesticidi, come i microrganismi del suolo, piante, api selvatiche, libellule, farfalle, rettili e anfibi, chirotteri (pipistrelli). Tutte le attività di monitoraggio hanno evidenziato una maggiore presenza di specie e popolazioni più numerose per i diversi gruppi nelle aziende agricole condotte in agricoltura biologica rispetto alle aziende convenzionali che fanno uso di pesticidi.
La ricerca di ISPRA conferma il dato presentato il 15 ottobre scorso dalla Commissione Europea nella sua Relazione al Consiglio e al Parlamento Europeo (COM 2020 – 635 final) sullo “Stato della Natura nell’Unione Europea” che ha sottolineato come “le pressioni segnalate con maggiore frequenza sia per gli habitat che per le specie derivano dall’agricoltura, che riflette la portata relativa dello sfruttamento dei terreni agricoli e dei cambiamenti nelle pratiche agricole”.