“Lo smart-working come uno specchio”: boom per la chirurgia estetica secondo Emanuele Bartoletti, neo eletto nel Consiglio direttivo dell’Ordine dei medici di Roma
Nel settore della chirurgia estetica “abbiamo assistito a un incremento importante di pazienti che appartengono alla categoria dei dipendenti, una impennata di soggetti con uno stipendio fisso, dipendenti pubblici, collaboratrici domestiche, soprattutto sudamericane. Pochi invece gli appartenenti alle categorie dei lavoratori del commercio e alcuni liberi professionisti, che hanno perso economicamente di più in questa pandemia”. Lo afferma alla Dire (www.dire.it) Emanuele Bartoletti, medico chirurgo specializzato in Chirurgia plastica Ricostruttiva ed Estetica. Neo eletto nel Consiglio direttivo dell’Ordine dei medici di Roma, insediatosi il primo di gennaio, Bartoletti era revisore dei conti dell’Omceo capitolino. Adesso rappresenta i liberi professionisti di qualsiasi disciplina all’interno dell’Ordine ed è presidente della Società italiana di Medicina Estetica.
– Dottor Bartoletti, cosa è successo alla medicina e alla chirurgia estetica, che non sono la stessa cosa, in questi mesi pandemici?
“La chirurgia estetica, diversa dalla medicina estetica, è letteralmente esplosa. Per le persone stare ore e ore davanti alla webcam del pc, per lavorare in smart-working, è stato come passare tutto quel tempo davanti allo specchio. Sono emersi i difetti, e l’autovalutazione si è fatta sempre più severa: ho dovuto dissuadere diversi pazienti dal fare interventi che non erano necessari, che si evidenziavano esclusivamente con alcune brutte inquadrature e con luci inappropriate, ma che non esistevano nella realtà. Inoltre, per coloro che si sono rivolti alla chirurgia estetica presentando obiettivamente l’inestetismo da voler correggere, è stato come se avessero necessità di ritrovare positività e benessere in un intervento chirurgico in grado di restituire un’immagine diversa, migliore di sé e della realtà circostante, drammatica, del Covid”.
– Chi si è rivolto alla chirurgia estetica?
“La base è stata quella di sempre, ma a questa si sono aggiunte categorie che non frequentano abitualmente i nostri ambulatori. Del resto alcuni interventi, quelli meno onerosi ma piu’ richiesti, hanno un costo che si aggira intorno ai 2.500 euro. In ogni caso sono state persone mosse da spinte diverse. Sicuramente il fattore economico ha inciso: non poter viaggiare, non spendere soldi per cene fuori ne’ per sfoggiare abiti nuovi, durante la prima fase della pandemia con il lockdown, ha pesato molto e ha permesso a molte categorie di incrementare i propri risparmi. Poi c’è il fattore tempo: ci sono state persone che hanno finalmente trovato il modo per fare un intervento desiderato da tempo. Una blefaroplastica, uno degli interventi di chirurgia plastica più richiesti, ha bisogno di almeno una settimana di recupero. Stare a casa, in questo caso non davanti a una webcam, ha facilitato scelte procrastinate da anni”.
– E dopo il lockdown?
“Come presidente della Società italiana di Medicina estetica, d’accordo con il Consiglio Direttivo, abbiamo deciso di chiedere ai nostri soci di sospendere l’attività di Medicina estetica nel periodo del lockdown primaverile: non aveva senso spingere i pazienti a uscire di casa per sottoporsi a terapie per definizione procrastinabili, anche se avremmo potuto continuare ad operare anche durante la chiusura del Paese. Le società di Chirurgia plastica hanno fatto lo stesso, anche se in molte regioni c’è stato un divieto di eseguire interventi chirurgici non urgenti. A maggio, appena abbiamo potuto riprendere le attività di medicina e chirurgia estetica, siamo stati subito raggiunti dai nostri pazienti e ricordo che addirittura alcune di loro, un po’ più anziane, mi hanno confidato che non sarebbero uscite neanche per fare la spesa, tanta la paura, ma che per venire nel mio ambulatorio avevano trovato il coraggio: avevano una gran voglia di riprendere la cura di se stesse. Il boom delle richieste per la chirurgia estetica è iniziato invece da settembre in poi, un vero e proprio switch di spesa con cui la cura della persona è diventata anche un modo per rifuggire il dolore e il dramma della realtà, dovuto al Covid”.
– Prima abbiamo detto che medicina estetica e chirurgia estetica non sono la stessa cosa. Come ha impattato il Covid-19 sulla medicina estetica?
‘La Medicina estetica non prevede alcuna operazione chirurgica ma, anzi, dopo un’anamnesi accurata, una visita con valutazioni strumentali e, soprattutto una diagnosi precisa, il medico estetico e’ in grado di poter definire un programma terapeutico preventivo, di manutenzione e correttivo personalizzato volto alla cura della patologia estetica. Si tratta di programmi terapeutici diluiti nel tempo, a differenza della Chirurgia estetica che si esaurisce in poco tempo. A parte un ritorno massiccio dei pazienti in cura con terapie di Medicina estetica, abbiamo assistito a un aumento di nuove pazienti decise a migliorarsi spesso perche’ rese insicure dalla loro immagine riflessa da uno schermo del pc. Per quel che riguarda il Servizio ambulatoriale di Medicina estetica da me diretto presso l’ospedale Fatebenefratelli Isola Tiberina a Roma, purtroppo dal 6 marzo siamo stati costretti a sospendere l’attivita’ per evitare di far entrare i pazienti in una struttura divenuta Covid Hospital, con il rischio di contagiarsi. Ad oggi, purtroppo, le condizioni in ospedale non sono cambiate e quindi saremo costretti a riprendere l’attivita’ ambulatoriale non piu’ all’interno dell’ospedale ma in una sede alternativa presso una casa di cura nelle vicinanze, mantenendo le stesse identiche caratteristiche di ambulatori ospedalieri’.
– Come medico e membro del nuovo Consiglio direttivo dell’Omceo di Roma, cosa sta portando avanti?
“Sto sviluppando un’iniziativa al fine di alleggerire gli ospedali, in questo momento coinvolti nella cura del Sars-CoV-2 ma che devono trovare al piu’ presto spazio anche per la cura di altre patologie. Dedico quindi una giornata a settimana a piccoli interventi di chirurgia estetica a tariffe accessibili praticamente come in ospedale. Con Antonio Magi, presidente dell’Ordine di Roma, abbiamo inoltre deciso di chiedere ai liberi professionisti la disponibilità di mettere a disposizione il proprio tempo per fare i vaccini antinfluenzali presso i propri ambulatori, in modo gratuito”.
– Un’iniziativa che avevate già avviato da tempo?
“Sì ed ha avuto, da subito, un grande seguito. Sul sito dell’Ordine è possibile consultare l’elenco dei liberi professionisti che hanno aderito all’iniziativa, la sede dei loro ambulatori e la disponibilità settimanale (https://www1.ordinemediciroma.it/ordine-nascosto/26949-i-medici-l iberi-professionisti-in-aiuto-nella-campagna-vaccinale-contro-l%E2 %80%99influenza.html). Pertanto tutti coloro che vogliono fare il vaccino antinfluenzale, ma non rientrano nelle categorie dell’obbligo, dopo l’acquisto del vaccino in farmacia possono venire da noi: è un’iniziativa che continuerà’ in queste settimane. Inoltre, come rappresentante dei liberi professionisti in seno all’Ordine, rimango a disposizione di tutti i colleghi appartenenti a questa categoria per portare in Consiglio problemi, proposte, idee e tutto cio’ che i colleghi vorranno suggerire”.
– E’ disponibile a fare anche il vaccino anti-Covid?
“Certo: sia a inocularlo che a sottopormi alla vaccinazione. Se servirà alla comunità, sono a disposizione. Inoltre, proprio perché rappresento i medici liberi professionisti nell’Omceo di Roma, sto anche cercando di capire se essi rientrano nella prima quota vaccinale. Non possono esistere medici di serie A e di serie B. Ovviamente devono essere vaccinati prima i colleghi in prima linea nella gestione dei pazienti Covid, ma poi tutti i medici devono esserlo perché tutti hanno una maggior possibilità di contrarre il virus’.