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Duchenne: al NeMO via al trial per la terapia genica

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Terapia genica per la Duchenne: parte il trial in Italia. Il Centro Clinico NeMO di Roma sarà il primo ad avviare la sperimentazione clinica di Fase III

Ed è proprio negli ultimi giorni di questo complicato 2020 sono arrivate una serie di buone notizie sul fronte delle terapie avanzate. Dopo l’autorizzazione europea della terapia CAR-T per il linfoma mantellare e della terapia genica per la leucodistrofia metacromatica, ecco che arriva anche la notizia tanto attesa dalla comunità Duchenne italiana: parte in Italia lo studio clinico per valutare la terapia genica per questa grave malattia neuromuscolare. Il trial clinico di Fase III con PF-06939926, terapia genica in vivo sviluppata da Pfizer, è stato aperto ufficialmente il 21 dicembre presso il Centro Clinico NeMO di Roma e sarà coordinato dal professor Eugenio Mercuri, direttore dell’Unità operativa di Neuropsichiatria infantile del Policlinico Agostino Gemelli – Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma.

Nell’ultimo decennio la ricerca scientifica per la distrofia muscolare di Duchenne (DMD), e in particolar modo la ricerca traslazionale, ha fatto enormi progressi e le strategie terapeutiche in studio sono ormai molteplici, tra queste anche le terapie avanzate come la terapia genica, la terapia cellulare e l’editing genomico. In questo panorama, la terapia genica sta diventando una vera protagonistanel 2018 sono stati avviati negli Stati Uniti ben tre studi clinici condotti da tre diverse aziende farmaceutiche e biotech (ne abbiamo scritto qui) con l’obiettivo di riuscire a ripristinare la produzione di distrofina, la cui assenza causa la degenerazione muscolare che caratterizza la DMD, veicolando il gene direttamente all’interno del tessuto muscolare. I tre trial, seppur utilizzando prodotti di terapia genica diversi, condividono tre caratteristiche fondamentali: usano le forme ridotte del gene della distrofina (chiamate microdistrofina e minidistrofina) che permettono la produzione di forme più corte ma funzionali della proteina corrispondente, i geni sono veicolati da un virus adeno-associato (AAV) e si basano su una singola somministrazione (“one shot”) per via endovenosa.

In questi due anni, una delle domande ricorrenti della comunità italiana dei pazienti DMD è stata: “Quando arriveranno queste sperimentazioni in Italia?”. La risposta è arrivata proprio ieri con l’avvio del primo trial italiano. Si tratta dello studio di Fase III, che si basa sulla terapia genica con minidistrofina denominata PF-06939926, condotto dall’azienda farmaceutica. È un trial clinico multicentrico, in doppio cieco e controllato con placebo, che prevede il reclutamento di 99 pazienti DMD dai quattro anni fino al compimento dell’ottavo anno di età, deambulanti e in trattamento stabile con steroidi. Il trial si svolgerà in diversi Paesi, ma attualmente gli unici due attivi – oltre all’Italia – sono Israele e Spagna. “Noi siamo partiti per primi, dato che il Centro Clinico NeMO di Roma è il centro coordinatore della sperimentazione in Italia. Prossimamente si aggiungerà anche il Bambino Gesù”, commenta Eugenio Mercuri. “Tra lunedì e martedì abbiamo già eseguito lo screening sui primi due pazienti e ci auguriamo di reclutare quanti più pazienti possibile. Il fatto di essere tra i primi centri nel mondo ad aver iniziato il trial probabilmente ci consentirà di avere un maggior numero di pazienti coinvolti”. “Inoltre, ci auguriamo che il prossimo anno venga iniziato lo studio clinico che riguarda un’altra terapia genica per la Duchenne, quella sviluppata da Sarepta Therapeutics, cosa che permetterà di coinvolgere altri pazienti.”

Il precedente studio clinico di Fase Ib con PF-06939926, ancora in corso, è iniziato a marzo 2018 e ha coinvolto 18 pazienti dai 5 ai 12 anni. Fin dai primi pazienti trattati, i risultati sulla sicurezza e la tollerabilità sono stati incoraggianti. Questi dati sono serviti per definire il dosaggio della terapia genica nella Fase III che verrà valutata in un gruppo più esteso di pazienti. L’obiettivo primario, ovvero valutare l’efficacia del trattamento, si baserà sull’analisi dei dati di funzionalità muscolare a 52 settimane (un anno) dal trattamento. “Il follow-up dello studio è di cinque anni, ma i risultati saranno analizzati già dopo un anno e, ai bambini che hanno assunto il placebo verrà somministrata la terapia genica dopo questo lasso di tempo”, conclude il professor Mercuri.

“Siamo molto felici della partenza di questo studio anche in Italia – ha dichiarato Luca Genovese, presidente di Parent Project aps, associazione di pazienti e genitori con figli affetti da distrofia muscolare di Duchenne e Becker – ma allo stesso tempo consapevoli della necessità di mantenere alta l’attenzione verso le famiglie affinché siano consapevoli che siamo di fronte a una tappa importante di un lungo e complesso percorso che speriamo possa condurre presto alla disponibilità di un trattamento per i nostri figli”.

Lo scorso ottobre, la terapia genica di Pfizer ha ottenuto la Fast Track Designation dalla Food and Drug Administration (FDA) statunitense, che si è basata sui promettenti risultati della Fase Ib. In precedenza, era già stata classificata come farmaco orfano dalla FDA e dall’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) e aveva ottenuto la designazione “rare pediatric disease designation” della FDA. La decisione della FDA di concedere la Fast Track Designation sottolinea l’urgenza di affrontare una significativa necessità di trattamento non soddisfatta per la distrofia muscolare di Duchenne. Questi riconoscimenti ne supportano anche lo sviluppo e la revisione normativa, garantendo al contempo l’esclusiva di commercializzazione per un periodo di tempo al momento dell’approvazione (sette anni negli Stati Uniti e 10 anni in Europa).

Leggi l’approfondimento sul trial clinico sul sito di Sperimentazioni Cliniche.

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