Padre Philip Larrey, docente alla Pontificia Università Lateranense, indaga in un libro il legame tra Intelligenza artificiale, salute e risvolti etico-filosofici
L’Intelligenza artificiale è già determinante nella nostra quotidianità e lo sarà ancora di più in futuro. È un aspetto centrale per la trasformazione digitale della società ed è diventata per questo anche una delle priorità dell’Unione europea. Potrà trasformare praticamente tutti gli aspetti della vita quotidiana, e quindi anche l’ambito della salute. Alcuni ricercatori stanno studiando come usarla per analizzare grandi quantità di dati medici e scoprire corrispondenze e modelli per migliorare le diagnosi e la prevenzione.
Altri ricercatori hanno sviluppato un programma per rispondere alle chiamate di emergenza che riconosce più velocemente un arresto cardiaco rispetto a un operatore umano. Ma il dibattito sull’Intelligenza artificiale, oltre ad esporre i vantaggi, deve tenere conto anche dei possibili rischi e dei risvolti etico-filosofici.
Di quest’ultima tematica se ne è discusso nelle settimane scorse al Festival della Salute 2020 a Siena. L’occasione è stata la presentazione del libro “Artificial Humanity. An Essay on the Philosophy of Artificial Intelligence” di padre Philip Larrey docente di filosofia, etica e morale presso la Pontificia Università Lateranense di Roma.
“Le implicazioni filosofiche dell’Intelligenza artificiale sono sconosciute e ho voluto applicare questa riflessione da Platone in poi – ha detto Larrey nel suo intervento -. Nel mio saggio vengono analizzati alcuni fatti accaduti di recente, come quelli riguardanti le auto a guida autonoma o il caso del disastro dell’aereo 737 MAX, in cui l’incidente è stato imputato proprio all’Intelligenza artificiale”.
“Nel campo della salute invece – ha proseguito l’autore – ci sono molti ambiti di intervento e tra questi rientra senza dubbio la dematerializzazione delle cartelle cliniche e il problema della sicurezza dei dati digitalizzati. Un altro progetto molto interessante è la macchina “Watson” di IBM che sta aiutando i medici nella diagnosi di neoplasie: ha ottenuto un’affidabilità del 95%, percentuale ritenuta straordinaria”.
Infine i risvolti etici: da parte di Larrey nessun timore che l’Intelligenza artificiale possa prendere il sopravvento sull’uomo. “Le macchine non possono prendere il sopravvento senza la nostra volontà – è il punto di vista diell’autore che affronta questo tema nel suo saggio -. Resta però ancora molto dibattuto il punto di vista etico di molte applicazioni dell’Intelligenza artificiale nella nostra quotidianit. La Francia, ad esempio, ha impedito alle compagnie assicurative di utilizzare il DNA dei potenziali clienti. Non è giusto che una compagnia possa usufruire di queste informazioni, e anche l’Italia sta pensando di intervenire in questa direzione”.