Polemica sul web per la campagna Tezenis “Smart working mood”: non è piaciuta la foto lanciata sui social con una giovane donna sul letto in intimo sexy
“Complimenti, una cliente in meno”. “Non comprerò più da voi. Non mi rappresentate”. “Campagna penosa e degradante. Ecco come si perdono i clienti”. “Una clienta menos”. A leggere i commenti di un post pubblicato su Instagram da Tezenis cinque giorni fa sembra che qualcosa sia andato storto, un po’ in tutte le lingue. Nel mirino delle internaute, spiega la Dire (www.dire.it), la campagna pubblicitaria con cui il noto franchising di intimo sul suo canale Ig ufficiale, @tezenisofficial, ha rappresentato la sua idea di ‘Smart working mood‘: in foto, una giovane donna in canottiera e pantaloncino di raso ricamati, “filo” di trucco e catenina, è dolcemente adagiata su un candido letto di fronte al suo pc portatile.
Perfettamente depilata, incarnato uniformemente ambrato e impeccabile manicure, completate da una chioma perfettamente in ordine e un fisico – manco a dirlo – da modella (Violeta Mangrinyan). Un look e una situazione che, abbinati all’idea di smart working, in molte non hanno digerito. “Lavora alle Maldive. Io in casa doppio calzino e tuta felpata“, commenta Sissy, facendo notare la dissonanza stagionale. Nathy si limita a un semplice: “Non rappresenta la realtà“. E Federica ironizza: “Sì sì, proprio così lo smartworking”. Ele ci va giù duro: “Squallido. Davvero sessista“. Come Sara: “Pubblicità indecente”. E Ludo: “Siete ridicoli e irrispettosi verso le donne“. Angela argomenta: “Sono indignata, come donna e come lavoratrice anche in smart working. Tezenis, qui le uniche cose #musthave sono intelligenza e umiltà per chiedere scusa a tutte le donne per il messaggio avvilente e svilente che passa da questa foto. Molto felice di non essere vostra cliente”.
Intervengono duramente sul caso social anche gli instavvocati: “Una indecenza- commentano- Questa immagine di ‘smart working’ rimanda a una concezione della donna che combatteremo sempre, perché è causa della cultura che genera la violenza”. Sulla stessa linea l’opinione di Barbara: “A fare la pubblicità contro la violenza psicologica sulle donne fanno i fighi tutti, poi quando c’è da fare una pubblicità di un capo di lingerie trasmettete il messaggio di una donna, modella, che lavora su un letto”. Anche Nicole fa notare che la foto “è la rappresentazione di un sistema in cui l’oggetto-donna non raggiunge obiettivi professionali se non in lingerie a gambe aperte”. Mara osserva: “Ma perché le donne sono sempre pre-orgasmiche nelle pubblicità? Questa immagine andrebbe bene se fosse specificato ‘Sex worker smart working mood’. Sarebbe stata azzeccatissima: voilà una donna che, in autonomia e libertà, decide come impiegare il proprio corpo. Ma guai solo a ipotizzarlo: scandalo”. E chiude perentoria: “Tutto bene se qualcun altro decide per lei il messaggio da veicolare trito e ritrito, sessista, misogino e patriarcale che onestamente ci fa straripare le ovaie…”.