Sul web spopola il Fantamorto: vince chi indovina i Vip che prenderanno il Covid. Lo psicologo: “L’emblema dell’imbecillità che prolifera”
Tutti conoscono il ‘Fantacalcio’, forse pochi il ‘Fantamorto’, il gioco online in cui vince chi indovina la prossima celebrità che passerà a miglior vita. Ma non solo: da quest’anno gli organizzatori, la fantomatica Associazione italiana Fantamorto (Aifm), hanno inserito il ‘bonus pandemia’, cioè la possibilità di guadagnare punti in classifica se si indovina il vip che sarà contagiato dal Covid.
Scorrendo la lista delle squadre, dai nomi perlopiù macabri, ci si rende conto che nessuna categoria di celebrità è immune dalla iattura: si va dai cantanti ai politici, dagli attori agli sportivi, fino ai più anziani o con vite al limite. Per partecipare al ‘campionato’ (che inizia, va da sé, ogni anno il 2 novembre, giorno della commemorazione dei defunti) è necessario indicare una ‘squadra’ composta da 10 ‘morituri’, ossia vip italiani o internazionali che si presume possano morire nel corso dell’anno solare. Più se ne indovinano più si fanno punti. Il punteggio viene definito anche dall’età del ‘morituro’ e dal tipo di decesso.
Le origini del gioco non sono ben chiare, ciò che è certo è che, grazie ai social network, la sua diffusione è diventata esponenziale. Il ‘Fantamorto’ di recente è approdato anche su Tik tok, il social usato soprattutto dai più giovani, al centro della polemiche in questi ultimi giorni per la morte di una giovane ragazza a Palermo. A causa del Covid è stato modificato il regolamento del gioco inserendo il ‘bonus pandemia’, con un malus nel punteggio nel caso in cui il contagiato dovesse guarire. Il gioco prevede inoltre diversi ‘bonus disgrazie’ come i guai giudiziari, il divorzio o la separazione, l’incidente o addirittura la morte in diretta. Il punteggio però può anche peggiorare a causa dei malus vitae: “L’Aifm- si legge sul regolamento- per sua stessa costituzione, si oppone al proliferare della vita e al suo tranquillo svolgersi senza intoppi, tragedie, decessi ed affini; per questo motivo l’Aifm ritiene corretto attribuire dei malus ai quei morituri che, con le loro azioni, ledano lo spirito del gioco nel quale sono inseriti come pedine”. Quindi si perdono punti nel caso in cui un morituro salvi una vita, abbia un figlio o guarisca da una malattia.
Sul ‘Fantamorto’, campionato che spicca nell’intrattenimento online per cinismo (e per alcuni cattivo gusto ricorda la Dire), l’Aifm sul sito di riferimento tiene a chiarire che si tratta semplicemente di ‘goliardia’. Anche se, all’articolo 8 del regolamento, precisa: “Non è concesso in alcun modo ai partecipanti al gioco di rendersi parte attiva nel conseguimento dei punti, né direttamente né per interposta persona”.
Il commento dello psicologo
“L’imbecillità continua, prolifera e non smette mai”. Definisce così il ‘fantamorto’ Federico Bianchi di Castelbianco, psicoterapeuta dell’età evolutiva e direttore dell’Istituto di Ortofonologia (IdO), commentando il gioco che fa gareggiare i ragazzini con “squadre composte ciascuna da 10 persone famose che potrebbero morire o ammalarsi. La gioia di vedere la propria squadra cedere ai problemi della vita- continua lo psicologo- arriva al punto tale che se per caso la persona si salvasse, o le dovessero salvare la vita, i giocatori perderebbero dei punti”.
Castelbianco è chiaro: “Il danno è reale oltre che morale, sono persone e non nomi di fantasia- sottolinea- persone reali che devono morire o ammalarsi. È proprio il male a oltranza ed è ancora più stupido pensare che ci sia un regolamento per impedire di aiutare la fortuna: non bisogna far ammalare le persone o ammazzarle per poter vincere. Questo è l’emblema dell’imbecillità“.
Per lo psicoterapeuta “spingere dei ragazzi, minori o anche più adulti, a partecipare a questi giochi che prevedano che la morte o la malattia sia un bene è allucinante. Non dobbiamo mai stupirci della stupidaggine degli adulti ma questo caso ne è l’esempio più eclatante. Mi appello alla sottosegretaria alla Salute, Sandra Zampa, e ai garanti dell’Infanzia – aggiunge il direttore IdO – bisogna fare qualcosa, perché non possiamo pensare che vi sia una linea horror che continui a danno sia di terzi che degli stessi bambini. Non è accettabile, o almeno smettiamo di dichiararci una società civile”. Sono giochi, avverte lo psicoterapeuta, che “accrescono il senso di violenza e autoviolenza, i bambini tendono a farsi male e a sottoporsi a quelle prove che mettono a rischio la loro vita. Alla luce delle tante tragedie accadute- conclude- spero che saremo presi più sul serio e che le autorità, oltre alle discussioni in televisione, intervengano”.