Covid: da Altamedica primo test per le varianti


Primo test in grado di individuare le varianti del virus Sars-Cov-2. Il test, un tampone nasofaringeo, è stato messo a punto dal Centro Altamedica di Roma

Primo test in grado di individuare le varianti del virus Sars-Cov-2. Il test, un tampone nasofaringeo, è stato messo a punto dal Centro Altamedica di Roma

Arriva in Italia, a Roma, il primo test in grado di individuare le varianti del virus Sars-Cov 2. Il Centro di ricerche di biologia molecolare Altamedica di Roma ha messo a punto un tampone nasofaringeo specifico per la ricerca delle varianti del virus, in particolare per la Variante inglese (Variante B.1.1.7); la Variante brasiliana (Variante B.1.1.28.1) e la Variante sudafricana (Variante B.1.351). L’attività diagnostica, appena iniziata, ha portato alla luce due casi di variante inglese con quadro clinico lieve/asintomatico.

“La difficoltà maggiore è stata quella di selezionare e ricercare le mutazioni che sono specifiche per le tre varianti – spiega Claudio Giorlandino, direttore scientifico del Centro ricerche e studi Altamedica -. Infatti, mentre per la variante inglese si è deciso di ricercare, nei tamponi nasofaringei, le mutazioni specifiche (deletion 69-70, deletion 144, N501Y, A570D, P681H, T716I, S982A, D1118H), per le altre due varianti sussistono mutazioni in comune tali da rendere difficile differenziarle. I biologi molecolari hanno perciò preferito escludere dal test molecolare le mutazioni in comune tra Brasiliana e Sudafricana (quali la K417N, E484K e la N501Y) al fine di escludere confusioni”.

“Considerato l’alto numero di mutazioni sulla variante Brasiliana (se ne riscontrano oltre 30), benché dalle informazioni cliniche non emerge una sostanziale differenza se non una possibile maggiore contagiosità (sempre attraverso le goccioline del Flugge da tosse o starnuto o feci) – prosegue l’esperto – ci si interroga sulla validità di un vaccino che possa indurre, dalle nostre cellule, la creazione di una proteina spikes che dovrebbe essere poi riconosciuta come aliena dai nostri anticorpi per sviluppare immunità contro di essa. Sarà valido come, invece, teoricamente, potrebbe essere un vaccino tradizionale con virus inattivato? Sarà la sperimentazione clinica a rispondere”.

“L’attività diagnostica sulla ricerca di tali mutazioni, oltre ad essere di fondamentale ausilio a coloro che viaggiano e di supporto alle ambasciate romane – conclude GIorlandino – rappresenta un formidabile strumento di indagine epidemiologica. Ad oggi l’attività diagnostica è appena iniziata e sono stati riscontrati due casi di variante inglese con quadro clinico lieve/asintomatico, ma ovviamente il monitoraggio continuerà per poter fornire all’Istituto superiore di sanità dati più completi ed estesi. Il Centro di ricerche Altamedica, da sempre all’avanguardia negli studi di genetica e biologia molecolare, ha già al suo attivo, nello studio dell’infezione Sars una ricca produzione scientifica, con sette pubblicazioni su riviste internazionali”.