Dati allarmanti dall’Osservatorio Trend Marche realizzato da Cna e Confartigianato in collaborazione con Intesa Sanpaolo: oltre tremila aziende a rischio chiusura
Artigiano e Pmi, nelle Marche a rischio default 3.200 imprese nel 2021 (di cui 1.100 a causa delle restrizioni dovute al Covid). È quanto emerge dall’Osservatorio ‘Trend Marche’, realizzato da Cna e Confartigianato in collaborazione con Intesa Sanpaolo, presentato questa mattina a palazzo Raffaello insieme al presidente della Regione, Francesco Acquaroli, e al suo vice, Mirco Carloni. Nel 2020 il sistema produttivo regionale ha perso 1.188 attività: -577 in agricoltura, -558 nel commercio, -296 nel manifatturiero e -548 nell’artigianato.
“Nei primi 9 mesi del 2020- spiega il professor Ilario Favaretto dell’Università di Urbino- i ricavi delle imprese artigiane marchigiane sono diminuiti del 17,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente”. Il territorio in cui si è registrata la maggior perdita di imprese è Ancona (-504), seguito da Macerata (-413), Pesaro Urbino (-237) e Fermo (-70). In controtendenza Ascoli Piceno (+36). “Per quanto riguarda l’export- spiega il presidente di Confartigianato Marche, Giuseppe Mazzarella- il 16% delle imprese marchigiane prevede, fino a giugno 2021, una riduzione di domanda estera di beni e servizi a causa dell’emergenza pandemica”. Secondo l’economista Giovanni Foresti (direzione studi e ricerche Intesa Sanpaolo) le aziende di tutti i settori prevedono fatturati in perdita nel 2020. Dai picchi del turismo (oltre il 30% in meno) e dei servizi alla persona (oltre il 25% in meno) alle perdite più contenute delle costruzioni (-5%). Unica eccezione, con previsione di segno positivo, per alimentari e farmaci.
“È alto il rischio che nel 2021 una quantità importante di prestiti concessi dalle banche alle aziende marchigiane si trasformi in crediti deteriorati– spiega il presidente regionale di Cna, Gino Sabatini-. Sarà per questo fondamentale continuare a poter accedere ai crediti garantiti dallo Stato a cui, nel 2020, hanno fatto ricorso il 42,5% delle nostre aziende in crisi di liquidità. Vanno poi colte le opportunità del Recovery, dei fondi strutturali europei e del bilancio regionale per aprire cantieri e realizzare opere capaci di creare posti di lavoro”. Il direttore regionale di Intesa Sanpaolo (Emilia Romagna-Marche), Cristina Balbo, ha ricordato che nel 2020 l’istituto di credito ha concesso “1,2 miliardi di liquidità alle imprese, in particolare a quelle medio-piccole ed ha sospeso finanziamenti per oltre 2 miliardi”, aggiungendo poi che le Marche da questa crisi devono “uscire con un modello un po’ diverso” e che Intesa è stata ed è consapevole “sia nella prima fase di resistenza che in quella attuale, dove è necessario lavorare sugli asset del rilancio, del nostro ruolo al fianco delle imprese”.
Tra gli interventi, spiega la Dire (www.dire.it), anche quello del Rettore della Politecnica delle Marche, Gian Luca Gregori: “Secondo una nostra indagine il 30% delle imprese ha diversificato e introdotto servizi aggiuntivi- conclude- il 20% ha riorganizzato i processi produttivi e modificato i modelli organizzativi. È forte la richiesta di sospensione della tassazione e la possibilità di ottenere sgravi fiscali”.