L’alito cattivo potrebbe nascondere qualcosa di molto più serio come un disturbo del sonno chiamato apnee notturne
Alzi la mano, posando prima lo spazzolino da denti, chi non ha mai avuto il timore di avere, anche solo per un momento, l’alito cattivo. L’alitosi però potrebbe nascondere qualcosa di molto più serio come un disturbo del sonno chiamato apnee notturne, ovvero interruzioni non consapevoli della respirazione, da non sottovalutare. Quando l’alitosi, ovvero l’emissione di cattivo odore dalla bocca, ha origine dall’apnea notturna – spiega il dottor Vincenzo Tullo, neurologo responsabile del laboratorio sulle cefalee di Humanitas – la causa è l’eccessiva proliferazione del biofilm batterico presente nel cavo orale favorita dalla secchezza della bocca tipica di chi soffre di questi problemi del sonno.
Infatti, l’alitosi, in genere, è il risultato della iper-proliferazione dei batteri che normalmente risiedono in bocca. A dare vita all’alito cattivo sono i gas, derivati dallo zolfo, che questi batteri producono sia per l’assenza di saliva, sia come “materiale di risulta” dopo essersi nutriti dei residui di cibo trattenuti nel cavo orale. Se in quest’ultimo caso, l’igiene orale, inclusa la pulizia della lingua, può aiutare a risolvere l’alitosi, quando la causa è il russamento è importante non sottovalutare il problema. Infatti, durante l’apnea, oltre a un risveglio cerebrale non consapevole, vi è un improvviso aumento dell’attività cardiaca dovuta proprio allo scarso apporto di ossigeno con il sangue: oltre all’alitosi, che rappresenta un segno a cui prestare attenzione ma non un problema per la salute, le conseguenze per l’organismo sono un sonno poco riposante, eccessiva stanchezza diurna e un aumento del rischio di “colpo di sonno” anche alla guida. Inoltre le apnee nel sonno possono far aumentare il rischio di ipertensione, infarto, ictus, aritmie (anomalie del battito cardiaco) e alterazioni del metabolismo con conseguente obesità e diabete.