Il pasticciaccio della ciclabile di San Giovanni. Movimento Storico Romano: “Cittadini e automobilisti prigionieri della singolare trovata del Campidoglio”
«Questa proprio non ci voleva. Per realizzare circa trecento metri di pista ciclabile (non protetta), il Campidoglio ha fatto esplodere la viabilità di un quadrante basilare della mobilità romana: quello di San Giovanni, creando due “autostrade” nel centro della città, abbattendo degli alberi, eliminando un indispensabile attraversamento pedonale, rendendone rischiosi altri e “imprigionando” centinaia di auto di un parcheggio sotterraneo».
Lo ha reso noto Sergio Iacomoni, detto Nerone, presidente del Movimento Storico Romano.
«Di fatto via La Spezia e via Taranto, da via Monza in poi, nei pressi dell’ingresso della Tangenziale Est, sono state trasformate in due autostrade urbane. Con grossi problemi per i pedoni, ora orfani dell’attraversamento fondamentale su via Monza e costretti a tentare la fortuna dove il fronte di auto arriva in velocità, ad esempio davanti a un noto teatro. Tanti alberi di via Pozzuoli sono stati eliminati nel maggio 2020, in coincidenza con l’apertura del cantiere. Cantiere di cui non si conosce la fine, visto che non s’intravede alcuna tabella. Nel frattempo, un tratto di via Faenza è stato cancellato e via La Spezia transennata per metà larghezza», ha spiegato Sergio Nerone Iacomoni.
«I romani che hanno investito, acquistando un box nel parcheggio di via Imola, togliendo così l’auto dalla strada, adesso sono costretti a tortuosi e lunghi giri, se la destinazione non è in direzione della basilica, e ad altri per rientrare, contribuendo a generare traffico e rischiando di rimanere bloccati», ha aggiunto Sergio Nerone Iacomoni.
«Ora, il Movimento Storico Romano è favorevole alle piste ciclabili, principalmente per l’attività ricreativa e turistica. Le piste devono essere protette e non realizzate nei nodi della circolazione urbana. Non critichiamo, quindi, l’attenzione alle due ruote, ma una politica miope. Roma non offre prospettive alle aziende, alla libera impresa, che infatti fugge in altre città. Nella capitale non c’è lavoro, anche perché non esistono certezze negli spostamenti. I bus prendono fuoco. Metro e scale mobili si bloccano. I tram scompaiono (vedi il caso del 2). La mobilità è il problema dei problemi, e non si risolve di certo trasformando Roma in una immensa pista ciclabile», ha concluso Sergio Nerone Iacomoni.