Roberta Balestrucci Fancellu e Laura Vivacqua raccontano Margherita Hack in un graphic novel che spazia dai misteri dell’universo ai quesiti della scienza di ieri e di oggi
Due personaggi, tre colori, e un viaggio in bicicletta attraverso l’Italia di mezzo secolo fa. Questi gli ingredienti del graphic novel Margherita Hack. In bicicletta tra le stelle, l’ultimo arrivato nella collana Biografie – Ritratti d’Autore edita da Becco Giallo.
Avrete già capito che non si tratta di un viaggio qualsiasi. I due personaggi sono Margherita Hack, astrofisica e divulgatrice che su queste pagine non ha certo bisogno di presentazione, e suo marito Aldo De Rosa, letterato. Si dibatte di Einstein e di Shakespeare, di Galileo e di Omero, mentre la coppia si prepara a una vacanza su due ruote da Trieste a Santa Maria di Leuca, e poi ancora in sella, una pedalata dopo l’altra attraverso lo stivale, e nelle tappe intermedie tra camping e ostelli. E così l’universo – non solo quello astronomico ma anche quello familiare dei due protagonisti – prende forma attraverso i dialoghi di Roberta Balestrucci Fancellu e i disegni di Laura Vivacqua.
Tre colori, si diceva. Oltre al bianco della pagina (e degli astri lontani) e al nero dell’inchiostro (e del cielo notturno), è un brillantissimo verde che accompagna la lettura. Il verde del paesaggio, del mare e della natura tanto cara alla scienziata, nota per il suo impegno ambientalista, che talvolta presta la tinta anche ai profili di lontani mondi alieni. Un racconto scorrevole e piacevolissimo, in cui chi ricorda Margherita Hack dalle molteplici interviste e apparizioni televisive riconoscerà la voce possente e bonaria, la parlata fiorentina, le opinioni forti e chiare, la persuasione certa della scienza e la verve inconfondibile. Ci si imbatte in pianeti e asteroidi, stelle e buchi neri, e nella potente “macchina del tempo” a disposizione degli astronomi, che osservando la luce proveniente da sorgenti lontane le guardano in realtà come erano in epoche cosmiche passate, tanto più indietro nel tempo quanto sono distanti.
Non mancano gli aneddoti, dall’incontro di Aldo e Margherita bambini ai ricordi di scuola, dal ripudio del fascismo agli inizi di carriera della ricercatrice, che insegnò presso l’Istituto di ottica dell’Università di Firenze e fu precaria per diversi anni prima di ottenere, nel 1964, la cattedra di professore ordinario di astronomia all’Università di Trieste e la direzione dell’Osservatorio astronomico della medesima città. Il viaggio è infatti ambientato poco dopo l’arrivo della coppia a Trieste, in un’imprecisata estate dei tardi anni ’60/primi anni ’70 del secolo scorso, come lasciano intendere i riferimenti al pezzo Lucy in the sky with diamonds dei Beatles, alla serie di fantascienza Star Trek e al bosone di Higgs, particella ipotizzata a metà anni ’60 ma scoperta solo nel 2012.
Ma Margherita Hack. In bicicletta tra le stelle non è solo una biografia a fumetti, snocciolata attraverso il filo conduttore della smisurata passione che la scienziata nutriva per la bicicletta (raccontata, questa, da lei stessa in un altro libro). Questo volume è anche un’occasione per rivisitare cinquant’anni di progressi scientifici, facendo riflettere una Hack quaranta-cinquantenne su scoperte allora solo immaginabili. Grazie alla licenza artistica e un pizzico di fantasia, si contemplano metodi per osservare il cosmo attraverso i neutrini (le prime osservazioni di neutrini solari risalgono proprio agli anni ’60, ma si dovrà aspettare alcuni decenni per le misure da sorgenti astrofisiche) e per rilevare le onde gravitazionali (predette da Einstein nel 1916 ma confermate sperimentalmente solo cento anni più tardi) e si presagisce addirittura l’astronomia multimessaggera e la rivoluzione che ne deriverà un giorno. “Credo che il futuro dell’astronomia, dell’astrofisica e della fisica in generale sia tutto lì, sai?” dice Margherita al marito mentre i due spingono le bici tra i canali di Chioggia.
Un’immersione nel cosmo – micro e macro – dell’astrofisica scomparsa nel 2013, che tanto si è raccontata in vita e si lascia ricordare oggi con la leggerezza che la caratterizzava, senza malinconia. Davvero consigliata. Con una piccola precisazione. La frase “Lo sanno tutti che gli elementi dall’idrogeno all’uranio sono stati fatti nelle reazioni nucleari che avvengono nelle supernove”, che compare in una delle prime pagine e riprende effettivamente un intervento dell’astrofisica, non è del tutto corretta. L’idrogeno, come spiega poi il personaggio stesso al marito verso la metà del volume, risale alla “zuppa di particelle” dell’universo primordiale – e in effetti anche gran parte dell’elio che si trova nel cosmo precede le prime stelle, lo ribadiva la stessa Hack in un’altra intervista che ci piace ricordare – mentre la formazione degli altri elementi, quelli più pesanti, avviene attraverso molteplici processi, dalle reazioni nucleari negli interni delle stelle alle esplosioni di supernova e i conseguenti scontri tra nuclei atomici negli spazi interstellari. Molti metalli pesanti poi si formano principalmente nelle poderose collisioni tra stelle di neutroni, ma questo si è scoperto solo nel 2017, proprio grazie alle onde gravitazionali e all’astronomia multimessaggera. È proprio vero, il futuro dell’astrofisica è tutto lì.