Farfarout è l’oggetto più lontano del Sistema solare


Diametro stimato attorno ai 400 km e distanza all’afelio da record: 175 unità astronomiche. È Farfarout, l’oggetto più lontano che sia mai stato osservato nel Sistema solare

Farfarout è l'oggetto più lontano del Sistema solare

Quando è stato scoperto, nel gennaio del 2018, è stato subito chiaro che il transnettuniano Farfarout dovesse essere tra gli oggetti celesti più distanti mai osservati nel Sistema solare . Ora, grazie nuove osservazioni condotte da diversi telescopi da Terra che hanno permesso di definire meglio l’orbita del corpo celeste, è arrivata la conferma definitiva.

«Quando l’abbiamo scoperto non conoscevamo l’orbita dell’oggetto, perché avevamo solo le osservazioni condotte con il telescopio Subaru nell’arco di 24 ore» ricorda  Scott Sheppard, astronomo al Carnegie Institution for Science. «Per definire l’orbita di un oggetto attorno al Sole», continua l’astronomo, «ci vogliono anni di osservazioni. All’epoca tutto quello che sapevamo era che l’oggetto sembrava essere molto distante».

Sheppard e i suoi colleghi – gli stessi che hanno scoperto il corpo celeste, David Tholen dell’Università delle Hawaii e Chad Trujillo della Northern Arizona University – negli anni seguenti hanno tenuto sott’occhio l’oggetto, osservandolo dal telescopio Gemini North di Mauna Kea, nelle Hawaii, e da altri telescopi da Terra, tra i quali i telescopi Magellano in Cile.

I dati ottenuti con queste nuove osservazioni hanno permesso di calcolare con maggior precisione la sua orbita, confermando sostanzialmente quanto già sospettato: con un afelio (il punto dell’orbita più distante dal Sole) posto a 175 unità astronomiche, Farfarout è, tra oggetti noti più distanti nel Sistema solare, nel gradino più alto del podio. Non solo: secondo i calcoli degli astronomi l’oggetto in questo momento si trova a 132 unità astronomiche dal Sole (circa 20 miliardi di km), il che ne fa anche l’oggetto transnettuniano più distante che sia mai stato osservato. Insomma, il nome Farfarout assegnatogli dal team – in inglese, “molto molto lontano” – pare proprio azzeccato.

Quanto a Farout (2018 VG18), il  transnettuniano scoperto dallo stesso team nel 2018, con un afelio di 124 unità astronomiche deve accontentarsi del secondo posto. Sul terzo gradino del podio, con 94 unità astronomiche, c’è il pianeta nano 136199 Eris.

Farfarout ha un’orbita allungata, con un afelio – come dicevamo – a 175 Ua dal Sole e un perielio – il punto dell’orbita più vicino al Sole – di circa 27 Ua, situato dunque all’interno dell’orbita di Nettuno. I ricercatori ipotizzano che proprio l’interazione gravitazionale con il pianeta sia stata in passato responsabile della sua orbita molto eccentrica. Vista la distanza che ci separa, Fafarout risulta un oggetto molto difficile da osservare. Si stima che abbia un diametro intorno ai 400 chilometri, un valore che lo porrebbe al limite della definizione di pianeta nano dell’Unione astronomica internazionale (Iau).

L’annuncio del primato è arrivato ieri, mercoledì 10 febbraio, lo stesso giorno in cui il Minor Planet Center –  l’organo della Iau deputato anche a dare i nomi ai corpi minori del Sistema solare – gli ha assegnato la denominazione provvisoria 2018 Ag37. Per il nome ufficiale bisognerà attendere: l’attribuzione avverrà dopo che saranno state raccolte più osservazioni e la conoscenza della sua orbita diventerà ancora più precisa. «Per completare un giro intorno al Sole Farfarout impiega un millennio», ricorda infatti Tholen. «Questo significa che si muove nel cielo molto lentamente e che per determinarne con precisione la traiettoria  sono necessari parecchi anni di osservazioni».

Il team è però certo del fatto che alla periferia del Sistema solare ci siano oggetti più distanti che devono ancora essere scoperti, e che il record di distanza di Farfarout potrebbe non durare a lungo.

«La scoperta di Farfarout mostra la nostra crescente capacità di mappare il Sistema solare esterno e osservare sempre più lontano verso i confini del Sistema Solare», conclude Sheppard. «Solo con i progressi fatti negli ultimi anni con le grandi fotocamere digitali montate sugli enormi telescopi è stato possibile scoprire in modo efficiente oggetti molto distanti come Farfarout. Anche se alcuni di questi oggetti distanti sono abbastanza grandi – con dimensioni paragonabili a quelle dei pianeti nani – sono molto deboli a causa delle distanze estreme dal Sole. Farfarout è solo la punta dell’iceberg di questi oggetti ai confini del Sistema solare».