Ernia del disco: nuoto e pilates possono aiutare


In caso di ernia del disco bene nuoto e pilates: sono le ginnastiche più efficaci grazie agli esercizi di allungamento del rachide

Ernia del disco: nuoto e pilates possono aiutare

Il mal di schiena è una delle affezioni più diffuse nella popolazione generale. In molti casi la lombalgia si associa all’ernia del disco, una condizione in cui il materiale gelatinoso che costituisce il nucleo del disco stesso fuoriesce premendo contro l’anello fibroso che lo circonda. Se la sedentarietà è uno dei fattori di rischio dell’ernia del disco, questa può colpire naturalmente anche gli sportivi costringendoli allo stop: «A fare la differenza è la sintomatologia. Se l’ernia del disco è sintomatica, è indispensabile fermarsi e procedere al trattamento. Ma anche in presenza di un’ernia asintomatica bisogna prestare attenzione al tipo di esercizio fisico praticato», ricorda il dottor Piero Volpi, Responsabile di Ortopedia del ginocchio e traumatologia dello sport di Humanitas.

 

Rotazione e compressione della colonna

L’ernia del disco potrà essere segnalata da sintomi più o meno rilevanti e invalidanti, dal mal di schiena alla sciatalgia (la famigerata “sciatica”). Il dolore, dovuto all’irritazione della radice nervosa, si può irradiare dal gluteo alla gamba addirittura arrivando al piede: «Quando sono avvertiti i sintomi l’ernia discale controindica l’attività sportiva. O meglio si possono praticare delle forme di attività fisica che rientrano nella terapia dell’ernia. Su tutte la ginnastica pilates e il nuoto sono quelle che si sono dimostrate più efficaci grazie agli esercizi di allungamento del rachide. Anche le semplici camminate possono aiutare a superare il dolore», sottolinea il dottor Volpi.

Chi è colpito da ernia discale e pratica sport che sollecitano la colonna vertebrale, deve fermarsi: «L’ernia del disco è un’affezione frequente tra chi gioca a calcio, a pallacanestro, a pallavolo ma anche chi fa pugilato o si dedica a sport di forza come la lotta libera, le arti marziali, dal judo al karate, fino al sollevamento pesi. Queste discipline prevedono movimenti in rotazione e compressione che caricano il rachide e comprimono i dischi intervertebrali».

Ma a questi sport deve stare attento anche chi non ha un’ernia sintomatica: «Una risonanza magnetica può rivelare la presenza di un’ernia del disco non sintomatica. Questa però potrebbe degenerare proprio per via di movimenti sbagliati, in rotazione e compressione».

«Lo stesso rischio c’è in presenza di protrusione discale, spesso l’anticamera dell’ernia. Questa forma di discopatia – continua il dottor Volpi – fa sì che l’anello esterno del disco sia “sfibrato”, con il legamento longitudinale integro e il gel del nucleo polposo ancora all’interno. Le protrusioni e le ernie interessano soprattutto la quarta e quinta vertebra lombare e la prima vertebra sacrale (L4, L5, S1)».

 

Muscolatura e supporto lombare

Con la risoluzione della sintomatologia e la stabilizzazione del quadro il soggetto potrà tornare all’attività fisica. Attenzione però al rischio di andare incontro a un secondo evento: «Se l’ernia dovesse ripresentarsi, soprattutto nel professionista sportivo, si rende necessario il ricorso all’intervento di neurochirurgia per risolvere l’affezione».

Per il benessere della colonna vertebrale è utile la tonificazione muscolare: «Un tono muscolare paravertebrale adeguato contribuisce a dare stabilità alla colonna, in particolare nella zona lombare. Un altro consiglio utile è quello di indossare delle fasce lombari contenitive per proteggere il rachide. Sono fasce elastiche che fanno da supporto al distretto lombare e assicurano un corretto assetto posturale in particolar modo per chi si dedica alla corsa», conclude il dottor Volpi.