Il sistema agroalimentare del futuro: il modello rigenerativo del Future Food Institute è buona pratica dell’Unione europea
L’Unione europea riconosce come buona pratica il modello rigenerativo del sistema agroalimentare promosso dal Future Food Institute, il centro di eccellenza per la food innovation, nato a Bologna, che opera in tre diversi continenti: Europa, America (San Francisco e New York) e Asia (Tokyo, Shanghai e Singapore). “Il principio alla base di questa best practice europea è combinare ‘pensatori’ e ‘attori’, giovani e leader esperti, organizzazioni for-profit e no profit per co-progettare e rimodellare un ecosistema rigenerativo a partire dal potere curativo del cibo– spiega una nota- L’obiettivo è ripensare la filiera alimentare, utilizzando un pensiero sistemico e un approccio olistico per costruire una società più sostenibile attraverso il cibo”.
L’Unione europea ha elogiato il lavoro del Future Food Institute (FFI), un modello che opera collegando i punti dell’ecosistema alimentare globale puntando su tre assi: Educazione, Comunità e Innovazione.
L’Istituto contribuisce a “sensibilizzare e costruire una nuova consapevolezza coinvolgendo tutti gli stakeholder attorno al tavolo, sia all’interno del settore agroalimentare (produzione alimentare, trasformazione, distribuzione, stoccaggio, fornitura) e al di fuori di essa (insegnanti, studenti, imprenditori, startupper, filantropi, community builders, ricercatori, diplomatici, changemakers)”.
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“Essere riconosciuti dall’Unione Europea come buona pratica- dichiara Sara Roversi, fondatrice del Future Food Institute- è motivo di grande soddisfazione per chi, come noi, lavora da privato per il bene comune e per le grandi sfide del Pianeta, come la crisi climatica e la nutrizione sana e sostenibile per tutti. Ne andiamo molto fieri e siamo così ancora più motivati a proseguire la nostra missione, che coinvolge attori come appunto l’Unione Europea e la FAO”.
Attraverso eventi e hackathon, il FFI “ispira la comunità globale ad intraprendere azioni collettive”. L’Unione europea cita ad esempio l’hackathon sulla circolarità, “che ha raggiunto oltre 400 partecipanti tra studenti, startupper, aziende e partner istituzionali” e “il lavoro svolto quotidianamente nel Living Lab sito nel cuore di Bologna che ha ospitato negli anni più di 30.000 persone, sviluppato quasi 25.000 ricette innovative per abbracciare i principi dell’economia circolare e combattere il cambiamento climatico, e supportato più di 20 startup”.