Candidosi vulvovaginale: cos’è e come riconoscerla


Candidosi vulvovaginale: quando l’autodiagnosi diventa un problema. La prevenzione passa da una corretta igiene intima

Candidosi vulvovaginale: quando l’autodiagnosi diventa un problema. La prevenzione passa da una corretta igiene intima

Il nostro corpo è abitato da circa centomila miliardi di microorganismi tra batteri, virus, protozoi e miceti. La Candida è uno di questi. Si tratta di un fungo commensale saprofita, ovvero che vive in stretta relazione con il corpo umano e ne trae beneficio senza danneggiarlo. E’ residente nel nostro tratto gastrointestinale e in alcuni casi nel tratto genitale, respiratorio, urinario e nella cavità orale.

Quando da fungo saprofita si trasforma in fungo opportunista, può generare la cosidetta candidosi.

Una delle manifestazioni più frequente di candidosi è quella vulvovaginale che colpisce in particolare donne ed adolescenti in età fertile.

Di cosa si tratta? Si può prevenire? Quali sono le terapie? Ma perché la candida diventa opportunista? Ne parla Veronica Boero, ginecologa del Policlinico di Milano.

Che cos’è la candidosi vulvovaginale?

È un’infezione della vulva e della vagina causata dal fungo Candida, una fra le più frequenti infezioni ginecologiche che può colpire la donna. E’ la seconda causa più comune di vaginite, dopo la vaginosi batterica. Più di un terzo delle donne nel corso della propria vita soffrirà di almeno un episodio di vulvo-vaginite da Candida e di queste il 50% presenterà un secondo episodio. Si parla di vulvo-vaginite ricorrente, quando gli episodi di vulvo-vaginite superano i 3-4 per anno (circa il 5-10%).

Abbiamo detto che la candida si trova principalmente nell’intestino, ma come arriva nella vagina?

Per comprendere in quale ambiente si forma la candidosi occorre conoscere il funzionamento del microbiota, cioè l’insieme di tutti i microgarnismi che vivono nel nostro corpo. Esso è essenziale per la nostra salute e ha una funzione di barriera protettiva contro gli agenti patogeni e di mantenimento dell’equilibrio del sistema immunitario di tutto l’oragnismo. In particolare, nella donna è importante il microbiota vaginale rappresentato per il 90% dal lattobacillo. Se ne conoscono 40 diversi ceppi che, producendo acido lattico, acidificano il pH vaginale a valori compresi tra 4 e 4.5, proteggendo così la donna dai patogeni opportunisti e dalle malattie sessualmente trasmesse.

Alcune donne però, possono presentare nella propria flora vaginale la candida, in percentuali diverse a seconda della fascia d’età. Nella loro quotidianità sono asintomatiche, cioè non manifestano i sintomi della candidosi, anche se hanno una predisposizione maggiore e quando viene alterato il delicato equilibrio del microbiota, compare la malattia.

In assenza di una predisposizione, la candida può insorgere per una scorretta igiene personaleper contaminazione con le feciper condivisione di biancheria o asciugamani. Infine, la candidosi vaginale non è una patologia a trasmissione sessuale, tuttavia l’atto sessuale può rappresentare un vettore di infezione se uno dei partner ne è affetto.

Cosa si intende per buona igiene intima?

E scorretto pensare che più ci si lava meglio è. Infatti, l’eccessiva igiene intima può alterare la qualità e la quantità dei lattobacilli “buoni” rendendo più vulnerabili alle infezioni. Per una corretta igiene intima è sufficente fare un bidet 1 volta al giorno. E’ importante la scelta del detergente intimo che deve rispettare il pH genitale (pH acido tra 4-4.5) ed essere possibilmente privo di profumazioni o fragranze come menta e aloe. La detersione con sola acqua corrente è possibile anche più volte al giorno, mentre l’utilizzo di disinftettanti è fortemente controindicato. Detergenti ad azione germicida possono uccidere i microrganismi del microbiota che costituscono una barriera difensiva e risultare così dannosi.

Inoltre, l’ambiente caldo-umido che si può creare, utilizzando quotidianamente dispositivi igenici come salvaslip, così come indossando indumenti sintetici e aderenti o il contatto prolungato con costumi da bagno umidi-bagnati favorisce la proliferazione dei germi e così lo sviluppo delle infezioni.

Infine, per evitare la contaminazione con le feci, la detersione e l’asciugatura dei genitali deve avvenire dalla vagina all’ano (cioè dall’alto verso il basso).

Quali sono i sintomi di candidosi vulvovaginale?

Il sintomi più comuni sono il prurito, il bruciore, l’irritazione/arrossamento dei genitali esterni ed interni, la presenza di perdite biancastre/grumose definite cheese-like (consistenza caseosa), il dolore alla minzione (disuria) ed il dolore durante i rapporti sessuali (dispareunia). Questi sintomi posso peggiorare nel periodo premestruale a causa delle fluttuazione ormonali. Se l’infezione si estende anche ai genitali esterni possono essere presenti piccole ragadi causate dallo sfregamento.

Se una donna soffre di questi sintomi, cosa si consiglia di fare?

Le donne che sviluppano tali sintomi per la prima volta devono sottoporsi ad un‘accurata visita ginecologica, poichè esistono diverse specie di Candida (Albicans e Glabrata, sono responsabili rispettivamente del 70-90% e 4-20% dei casi; mentre in percentuali minime Candida Tropicalis, Krusei e Parapsilosis) che potenzialmente necessitano trattamenti differenti. Errore comune è ricorrere ad un’autodiagnosi prendendo come esempio storie di amiche o familiari. Troppo spesso, poi, la candidosi viene erroneamente scambiata con una vulvovaginite di origine batterica.

Il tampone vaginale è utile per individualre il sottotipo di candida responsabile dell’infezione e se accompagnato dall’antimicogramma permette allo specialista di impostare la terapia antimicotica più adeguata.

Spesso chi ha la candida si lamenta che non guarisce mai, come mai?

Come abbiamo sottolineato in precedenza la visita ginecologica è fondamentale per indagare la specificità del disturbo ed evita errori grossolani causati dall’autodiagnosi. Confondere vulvovaginiti batteriche e candidosi ad esempio, supponendo che sia sempre la stessa patologia, può essere uno dei motivi per cui la paziente non guarisce.

Infine, per comprendere, e curarsi al meglio, è importante sottolineare che esistono 2 tipologie di candida:

  • ‘candidosi non complicata’, in cui i sintomi sono lievi o moderati, non sono presenti comorbidità come il diabete e solitamente il ceppo isolato è la Candida Albicans;
  • candidosi complicata’, caratterizzata invece da una sintomatologia intensa, ricorrenza dell’infezione (più di 3/4volte in un anno) e presenza di fattori predisponenti come diabete o immunosoppressione, in questi casi solitamente il ceppo isolato non è la Candida Albicans.

In caso di candidosi complicata (5-10% ), dopo aver effettuato la terapia antimicotica è molto importante ripristinare l’equilibrio del microbiota vaginale e correggere alcuni aspetti del proprio stile di vita. La candidosi ricorrente è una patologia da non sottovalutare poiché oltre ad avere ripercussioni sulla vita sessuale della donna e sulla sua qualità di vita, può rappresentare un fattore di rischio per l’insorgenza di patologie più complesse come la vulvodinia (Che cos’è la vulvodinia? Leggi l’articolo).

È possibile prevenire le candidosi vaginali?

In donne che soffrono di candidosi ricorrenti il rischio di re-infezione può essere ridotto eliminando i fattori predisponenti come: le scorrette abitudini igieniche, l’utilizzo di detergenti intimi aggressivi, di antibiotici per lunghi periodi, l’uso di salvaslip, di abbigliamento intimo sintetico/umido e di indumenti aderenti.

Mentre per quanto riguarda i fattori di rischio endogeni (interni all’organismo) come la predisposizione genetica, la presenza di diabete mellito e di uno stato di immunosoppressione la prevenzione è più difficoltosa.

E la dieta ha un ruolo nelle candidosi?

La dieta viene spesso citata come fattore importante nello sviluppo e nella crescita dell’infezione da Candida ma le basi scientifiche sono tuttora scarse ed incomplete.

Tuttavia, la presenza di elevati livelli di zuccheri nel sangue, conseguenti ad un eccesso di assunzione nella dieta o ad una ridotta tolleranza al glucosio è correlata ad un aumentato rischio di sviluppare infezioni da Candida. Gli zuccheri, infatti, creano un ambiente ideale per la crescita e riproduzione dei miceti. È consigliato quindi prediligere alimenti a basso indice glicemico, favorendo carboidrati complessi come i prodotti integrali, e limitando l’assunzione di zuccheri semplici e dolcificanti.

Tali accorgimenti sono particolarmente preziosi per quelle pazienti che soffrono di candidosi complicata o recidivante.

La supplementazione con probiotici, come i lattobacilli, contenuti negli integratori o in alimenti come lo yogurt, influenza positivamente la composizione del microbiota intestinale, e di conseguenza di quello vaginale. I prebiotici, contenuti in alcuni alimenti come cicoria, banana, carciofi e asparagi, aiutano i probiotici a ripristinare e a rinforzare la flora; di frequente vengono prescritti insieme.

Infine, anche l’assunzione di Vitamina C che ha la capacità di stimolare il sistema immunitario è raccomandata. Le fragole ad esempio sono tra gli alimenti con più alta concentrazione di questa vitamina e hanno un basso indice glicemico.