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Carcinoma uroteliale muscolo-invasivo: bene nivolumab

Carcinoma uroteliale muscolo-invasivo: il trattamento adiuvante con nivolumab dimostra un miglioramento rilevante della sopravvivenza libera da malattia

Carcinoma uroteliale muscolo-invasivo: il trattamento adiuvante con nivolumab dimostra un miglioramento rilevante della sopravvivenza libera da malattia

Bristol Myers Squibb annuncia i risultati dello studio di fase 3 CheckMate -274, che ha mostrato un miglioramento significativo della sopravvivenza libera da malattia (DFS) con nivolumab nel trattamento adiuvante di tutti i pazienti randomizzati con carcinoma uroteliale muscolo-invasivo ad alto rischio trattato chirurgicamente, e nel sottogruppo di pazienti con espressione tumorale di PD-L1 ≥ 1%, raggiungendo entrambi gli endpoint primari dello studio. CheckMate -274 è il primo studio positivo di fase 3 che ha valutato un trattamento immunoterapico nel setting adiuvante del carcinoma uroteliale muscolo-invasivo.
In tutti i pazienti randomizzati, nivolumab ha quasi raddoppiato il tempo medio vissuto senza recidiva di malattia, dimostrando una sopravvivenza mediana libera da malattia di 21,0 mesi rispetto a 10,9 mesi con placebo, con una riduzione del rischio del 30% (Hazard Ratio [HR] 0,70; intervallo di confidenza [IC] 98,31%: 0,54-0,89; p<0.001). Nei pazienti con espressione tumorale di PD-L1 ≥ 1%, nivolumab ha ridotto il rischio di recidiva di malattia o di morte del 47%, con una mediana di DFS non raggiunta con nivolumab rispetto a 10,8 mesi con placebo (HR 0,53; IC 98,87%: 0,34-0,84; p<0.001). Questi dati sono stati oggetto di una presentazione orale (Abstract #391) all’ASCO Genitourinary Cancers Symposium, che si è tenuto recentemente in modalità virtuale.
“Le persone affette da carcinoma uroteliale muscolo-invasivo sono spesso sottoposte a chirurgia maggiore per rimuovere la vescica come misura salvavita, ma si trovano lo stesso ad affrontare la recidiva del tumore con una probabilità del 50% circa”, ha affermato Dean Bajorin, M.D., genitourinary oncologist, Memorial Sloan Kettering Cancer Center. “Nello studio CheckMate -274, i pazienti trattati con nivolumab hanno vissuto quasi il doppio senza recidiva di malattia, rispetto a coloro che hanno ricevuto il placebo. Questi risultati clinicamente rilevanti sono potenzialmente in grado di cambiare l’approccio dei clinici nel trattamento del carcinoma uroteliale muscolo-invasivo, aiutando a rispondere all’urgente unmet need di terapie efficaci e tollerabili dopo la procedura chirurgica”.
Nivolumab ha anche dimostrato miglioramenti negli endpoint secondari chiave, inclusa la sopravvivenza libera da recidiva nel tratto non-uroteliale (NUTRFS), definita come il tempo in cui i pazienti vivono senza recidiva di malattia al di fuori di vescica, ureteri o pelvi renale. Tra tutti i pazienti randomizzati, quelli trattati con nivolumab hanno mostrato una mediana di NUTRFS superiore a due anni (24,6 mesi), rispetto a 13,7 mesi con placebo (HR 0,72; IC 95%: 0,58-0,89). Nei pazienti con espressione tumorale di PD-L1 ≥ 1%, la mediana di NUTRFS non è stata raggiunta con nivolumab rispetto a 10,9 mesi con placebo (HR 0,54; IC 95%: 0,38-0,77).
Il profilo di sicurezza di nivolumab è risultato in linea con quanto precedentemente riportato in studi su pazienti con tumori solidi. Eventi avversi correlati al trattamento (TRAE) sono stati riscontrati nel 77,5% dei pazienti che hanno ricevuto nivolumab rispetto al 55,5% con placebo, mentre TRAE di grado 3 o 4 sono stati osservati rispettivamente nel 17,9% vs 7,2% dei pazienti.
“Anticipando l’immunoterapia agli stadi più precoci del tumore, potremmo avere la possibilità di interrompere il decorso della malattia, riducendo la possibilità di recidiva e offrendo ai pazienti esiti migliori”, ha dichiarato Dana Walker, M.D., M.S.C.E., vice president, development program lead, genitourinary cancers, Bristol Myers Squibb. “La terapia a base di nivolumab ha mostrato beneficio non solo nel trattamento adiuvante del tumore uroteliale, ma anche nello stadio precoce del melanoma, del tumore esofageo e del polmone. Siamo entusiasti per ciò che i risultati dello studio CheckMate -274 possano significare per i pazienti, e ringraziamo pazienti e sperimentatori che hanno partecipato allo studio. Non vediamo l’ora di iniziare a lavorare in collaborazione con le autorità regolatorie a livello globale con l’obiettivo di offrire questa opzione terapeutica ai pazienti che ne potranno beneficiare”.
Lo studio CheckMate -274
CheckMate -274 è uno studio randomizzato, in doppio cieco, multicentrico, di fase 3, che valuta nivolumab vs placebo in pazienti con tumore uroteliale muscolo-invasivo ad alto rischio di recidiva dopo chirurgia radicale. Sia i pazienti che hanno ricevuto chemioterapia neoadiuvante prima della resezione, sia quelli che non l’hanno ricevuta, erano eleggibili allo studio, e la somministrazione o meno del trattamento neoadiuvante con cisplatino era un fattore di stratificazione. In totale, 709 pazienti sono stati randomizzati 1:1 a ricevere nivolumab 240 mg ogni due settimane o placebo, fino a un massimo di un anno. Endpoint primari dello studio sono la DFS in tutti i pazienti randomizzati (popolazione ‘intention-to-treat’) e nel sottogruppo di pazienti con espressione tumorale di PD-L1 ≥ 1%. Endpoint secondari chiave includono la sopravvivenza globale, la sopravvivenza libera da recidiva del tratto non-uroteliale e la sopravvivenza malattia-specifica.
Il carcinoma uroteliale
Il carcinoma uroteliale, che più frequentemente origina nelle cellule che ricoprono la parete interna della vescica, è il decimo tumore più comune al mondo, con circa 550.000 nuove diagnosi ogni anno. Oltre alla vescica, il carcinoma uroteliale può manifestarsi in altre parti del tratto urinario, tra cui ureteri e pelvi renale. La maggior parte dei carcinomi uroteliali è diagnosticata in stadio precoce, ma i tassi di recidiva e di progressione di malattia sono alti. Più del 50% dei pazienti che si sottopongono a resezione radicale per il carcinoma uroteliale invasivo presentano recidiva di malattia. Nei pazienti in cui la recidiva si presenta come tumore metastatico la prognosi è sfavorevole, e la mediana di sopravvivenza globale è di circa 12-14 mesi con la terapia sistemica.
Bristol Myers Squibb: creare un futuro migliore per i pazienti con cancro
Bristol Myers Squibb è ispirata da un’unica visione: trasformare la vita delle persone attraverso la scienza. L’obiettivo della ricerca oncologica di Bristol Myers Squibb è rendere disponibili farmaci che offrano ad ogni paziente una vita migliore e più sana e rendere la cura una possibilità. Forti dell’esperienza ereditata nel trattamento di diverse tipologie di tumore che hanno cambiato l’aspettativa di sopravvivenza per molti pazienti, la ricerca di Bristol Myers Squibb sta esplorando nuove frontiere nella medicina personalizzata e, attraverso innovative piattaforme digitali, sta affinando le conoscenze per essere sempre più focalizzata sui propri obiettivi. La profonda esperienza scientifica, le capacità all’avanguardia e le piattaforme di ricerca permettono a Bristol Myers Squibb di osservare il cancro da ogni angolazione. Il tumore può avere un forte impatto su molti aspetti della vita di un paziente e Bristol Myers Squibb si impegna a intraprendere azioni per affrontare ogni aspetto della cura, dalla diagnosi alla sopravvivenza. Da azienda leader nella cura del cancro, Bristol Myers Squibb sta lavorando affinché tutti i pazienti con cancro possano avere un futuro migliore.
Nivolumab
Nivolumab è un inibitore del checkpoint immunitario PD-1, che è stato progettato per potenziare il nostro sistema immunitario al fine di ristabilire la risposta immunitaria anti-tumorale. Rinforzando il nostro sistema immunitario contro il cancro, nivolumab è divenuto un’importante opzione di trattamento per molti tipi di tumore.
Il programma globale di sviluppo di nivolumab si basa sulle conoscenze scientifiche di Bristol Myers Squibb nel campo dell’immuno-oncologia e include un’ampia gamma di studi clinici, in tutte le fasi della sperimentazione, compresa la fase 3, in molti tipi di tumori. Ad oggi, nel programma di sviluppo clinico di nivolumab sono stati arruolati più di 35.000 pazienti. Gli studi clinici con nivolumab hanno contribuito ad approfondire le conoscenze sul potenziale ruolo dei biomarcatori nella cura dei pazienti, in particolare nel modo in cui essi possano beneficiare di nivolumab trasversalmente ai livelli di espressione di PD-L1. A luglio 2014, nivolumab è stato il primo inibitore del checkpoint immunitario PD-1 al mondo ad aver ottenuto l’approvazione dalle Autorità Regolatorie. Attualmente è approvato in più di 65 Paesi, inclusi gli Stati Uniti, l’Unione Europea, il Giappone e la Cina. A ottobre 2015, la combinazione di nivolumab e ipilimumab è stato il primo regime in campo immuno-oncologico a ricevere l’approvazione dalle Autorità Regolatorie per il trattamento del melanoma metastatico ed è attualmente approvata in più di 50 Paesi, inclusi gli Stati Uniti e l’Unione Europea.
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