Il Messico vieta il mais OGM e l’utilizzo del glifosato: organizzazioni contadine, di consumatori e accademiche vincono la battaglia
Il governo messicano ha ufficializzato, con un decreto esecutivo pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 31 dicembre 2020, il divieto alla coltivazione del mais geneticamente modificato (OGM) e l’eliminazione progressiva all’uso del glifosato entro il 2024.
Un risultato importante, e non solo per il paese americano, se pensiamo che il Messico è considerato il centro di origine del mais – e quindi della sua diversità genetica – oltre che di altre colture come ad esempio peperoncino, fagioli, zucca, vaniglia, cotone, avocado, cacao e amaranto.
Le battaglie in Messico contro OGM e glifosato
Innumerevoli le battaglie portate avanti nel corso degli ultimi 21 anni da organizzazioni contadine, di consumatori e accademiche e da Greenpeace, che ha denunciato come gli OGM – e il “pacchetto tecnologico” ad essi legato – siano un rischio per la salute umana e ambiente, non ultima la presenza massiccia di transgeni e di erbicida glifosato negli alimenti a base di mais in Messico.
Sia gli OGM che l’uso massiccio di glifosato hanno gravi ripercussioni sui contadini e sulle popolazioni indigene del Messico. Mettono anche a rischio la biodiversità delle varietà coltivate, che è fondamentale per la produzione alimentare del Paese e aumenta, invece che diminuire, la distanza per il raggiungimento dalla sovranità alimentare e dall’autosufficienza.
In agricoltura il vero progresso – specie alla luce delle sempre maggiori sfide legate ai cambiamenti climatici – è rappresentato dalle pratiche agricole sostenibili, dalla tutela dell’agrobiodiversità, dalla conservazione della fertilità del suolo, dallo sviluppo di modelli locali, basati sulle varietà tradizionali e sugli agroecosistemi. La messa al bando in Messico del mais OGM e il progressivo divieto dell’utilizzo di glifosato è, quindi, da festeggiare.
Gli OGM e il glifosato in Italia
Venendo all’Italia, invece, più o meno nel periodo a cavallo dalla fine del 2020 e l’inizio del 2021, la situazione era un po’ diversa. Tramite alcuni decreti proposti dall’ormai ex-ministra dell’Agricoltura, Teresa Bellanova, e con il pretesto dell’aggiornamento delle misure fitosanitarie, si tentava di riorganizzare il sistema sementiero nazionale, aprendo la strada alla diffusione degli OGM e dei cosiddetti “nuovi” OGM (ottenuti tramite le New Breeding Techniques – NBT).
Lo scorso 28 dicembre, in sordina e con una seduta a ranghi ridotti per le festività, la Commissione Agricoltura del Senato aveva espresso parere favorevole sui decreti in discussione, che avrebbero permesso, di fatto, la sperimentazione in campo, non tracciabile, di varietà di sementi ottenute con le “nuove tecniche di miglioramento genetico” (NBT) che, come ha confermato la sentenza del 2018 della Corte Europea di Giustizia, sono a tutti gli effetti OGM e come tali devono sottostare alle normative europee esistenti in materia.
La stessa discussione doveva avvenire in Commissione Agricoltura della Camera a gennaio, e se in quella sede fosse stata presa la stessa decisione di quella del Senato, DOP, IGP, vini di qualità, produzione biologica, prodotti dei territori, varietà locali e tradizionali sarebbero state a rischio di contaminazione da prodotti ottenuti con le tecniche di genome editing (NBT) e irriconoscibili per i consumatori. Risultato? Chi richiede prodotti “GMO-free” garantiti, per esempio nell’export, avrebbe rifiutato anche i prodotti etichettati come “non-OGM” per mancanza di certezze. E chi ne avrebbe pagato i danni?
Grazie però all’apertura al dialogo con le organizzazioni agricole biologiche e contadine, le associazioni di tutela ambientale e dei consumatori da parte dei relatori incaricati, e al sostegno dei membri della Commissione Agricoltura della Camera, questo tentativo è stato sventato.
Lo scorso 13 gennaio, infatti, la Commissione della Camera ha espresso pareri condizionati, e il futuro titolare del Ministero dell’Agricoltura sarà chiamato a rispettare i vincoli posti dai pareri espressi alla Camera. In tutti si chiede, infatti, il rispetto della sentenza della Corte europea di Giustizia che ha stabilito che alle NBT si applicano senza eccezioni o deroghe le norme oggi esistenti per gli OGM, unitamente allo stralcio dei riferimenti relativi agli OGM nei decreti in esame, a conferma della natura di Paese libero da OGM dell’Italia.
La partita non è finita però, e per questo – insieme a un vasto fronte di organizzazioni agricole biologiche e contadine, di associazioni di tutela ambientale e dei consumatori – ci impegneremo a monitorare le decisioni del ministero, affinché sia rispettata la volontà espressa alla Camera e quella più e più volte manifestata dalla maggior parte degli italiani: restare un Paese libero dagli OGM.
E mentre il Messico ha deciso che dal 2024 il glifosato sarà fuorilegge, il prossimo anno scadrà l’autorizzazione per l’uso in Unione europea di questo erbicida. Autorizzazione che nel 2017 era stata rinnovata per “soli” 5 anni, invece dei 15 di prassi, dopo che un’Iniziativa dei cittadini europei (ICE), che ne chiedeva la messa al bando, era stata sottoscritta in tempi record da oltre un milione di cittadini. Un passo importante e in linea con il Green deal europeo, consisterebbe nel vietare questa sostanza anche da noi, e investire in pratiche agricole ecologiche.