Una corona proteica per la diagnosi precoce del tumore del pancreas: la nuova frontiera è rappresentata dalle nanotecnologie
Quando alcune nanoparticelle entrano in contatto con un liquido biologico, si può formare uno strato di proteine che alcuni ricercatori hanno chiamato “corona proteica”. Il gruppo di ricerca del fisico Giulio Caracciolo, dell’Università “La Sapienza” di Roma, se ne occupa da una decina d’anni e grazie a un piccolo studio pilota ha appena dimostrato che a determinate condizioni tale effetto potrebbe essere usato in test per la diagnosi precoce del tumore del pancreas. Più precisamente, l’analisi della corona proteica che si forma per contatto tra nanoparticelle di ossido di grafene e plasma sanguigno andrebbe accoppiata ai livelli di emoglobina nel sangue.
“C’è grande bisogno di strumenti efficaci per la diagnosi precoce di alcuni tumori e in particolare dell’adenocarcinoma del pancreas, molto difficile da individuare nelle fasi iniziali” commenta Caracciolo. Diversi approcci si stanno concentrando sull’analisi in contemporanea di più marcatori, ma nessuno si è rivelato definitivo. “Forti della nostra esperienza nelle nanotecnologie abbiamo pensato a un approccio differente basato sullo sfruttamento della corona proteica, che consentirebbe un’analisi generale, e a colpo d’occhio, di tutte le proteine che si trova in un liquido biologico, in questo caso il plasma”.
Già alcuni anni fa il gruppo di Caracciolo, composto da fisici, chimici, biologi e biotecnologi, aveva mostrato che la corona proteica che si forma mettendo il plasma in contatto con un nanomateriale è specifica sia per il tipo di nanomateriale utilizzato, sia per il singolo individuo e la sua malattia. Ogni paziente ha una propria corona proteica e a seconda del tipo di malattia si presentano alterazioni riconoscibili. Nel corso dell’ultimo studio condotto grazie al fondamentale sostegno di Fondazione AIRC, Caracciolo e colleghi hanno valutato l’efficacia della combinazione tra i livelli di emoglobina del sangue e l’analisi della corona proteica, formata dal plasma su ossido di grafene, nel discriminare tra presenza e assenza di tumore del pancreas. Mettendo a confronto i risultati ottenuti grazie al plasma ottenuto da una trentina di pazienti e da altrettanti volontari sani, i ricercatori hanno osservato che il metodo riesce a distinguere in modo efficace le due situazioni in oltre il 90 per cento dei casi. I risultati preliminari, che dovranno essere validati in numeri più grandi di pazienti, sono stati ottenuti in collaborazione con Damiano Caputo del Policlinico universitario Campus Bio-Medico di Roma, sono stati pubblicati sulla rivista Cancers.
Un aspetto molto interessante dello studio, spiega AIRC, è che l’indagine sulla corona proteica è stata effettuata con una tecnica semplice ed economica: l’elettroforesi su gel di agarosio, ampiamente utilizzata in tutti i laboratori di biologia del mondo. “Pur senza essere in grado di caratterizzare in dettaglio la composizione di questo strato proteico, la tecnica offre comunque un identikit generale che potrebbe essere sufficiente a scopo diagnostico” conclude Caracciolo. Se i risultati ottenuti saranno confermati in studi clinici più ampio, il test potrebbe essere utilizzato per lo screening di persone a rischio per il tumore del pancreas, come persone con obesità o diabete.