Covid: meno contagi con l’uso delle app digitali


Le app digitali aiutano a ridurre i contagi secondo i risultati di uno studio europeo pubblicato sulla rivista “Nature”

Le app digitali aiutano a ridurre i contagi secondo i risultati di uno studio europeo pubblicato sulla rivista "Nature"

Le app digitali, adottate da alcuni Paesi, possono aiutare a ridurre i contagi da Coronavirus. E’ quanto evidenzia uno studio pubblicato su Nature che ha mostrano prove scientifiche di come queste nuove tecnologie possono effettivamente aiutare a prevenire le infezioni. Secondo una recente valutazione in via di pubblicazione, l’app Covid-19 del National Health Service (NHS) lanciata in Inghilterra e Galles ha inviato 4,4 notifiche di esposizione per ogni utente che era risultato positivo al Sars-CoV-2 e che aveva accettato di notificarlo ai propri contatti: era più del doppio della media di 1,8 contatti notificati tramite tracciamento manuale. Finora, sono 16,5 milioni gli utenti regolari e, utilizzando modelli statistici, un team di ricerca dell’Università di Oxford guidato da Christophe Fraser ha stimato che ogni aumento dell’1% degli utenti di questa app riduce il numero di infezioni dello 0,8-2,3%.

Risultati incoraggianti sull’uso delle app digitali, spiega il portale Insieme contro il cancro, arrivano anche da uno studio pilota sull’app Radar Covid della Spagna, condotto nelle Isole Canarie: ha notificato, infatti, circa il doppio del numero di persone esposte a infezioni rispetto al tracciamento manuale dei contatti. Mentre una valutazione di SwissCovid, pubblicata in preprint a febbraio, ha rilevato che l’app svizzera ha aumentato del 5% il numero di persone in quarantena a Zurigo, di cui il 17% è in effetti poi risultato positivo. Inoltre, i contatti non familiari notificati dall’app SwissCovid sono entrati in quarantena un giorno prima rispetto a quelli notificati tramite tracciamento manuale. Questi risultati, conclude l’articolo su Nature, mostrano che le app di contact tracing sono uno strumento prezioso per la salute pubblica e “andrebbe migliorato il modo in cui sono integrate nel sistema sanitario locale”, aspetto “cruciale” e ancora spesso “non sfruttato a pieno”.