Lavoro: Clubhouse è il social network vocale che piace anche ai recruiter soprattutto in una situazione come quella dell’emergenza Covid-19
C’è un nuovo social network che potrebbe essere particolarmente prezioso per chi si occupa di ricerca e selezione del personale. Ci riferiamo a Clubhouse, la piattaforma di cui tutti parlano nelle ultime settimane. E parlare è assolutamente il verbo azzeccato, partendo dal presupposto che Clubhouse è un social senza immagini e senza video, in cui si può pubblicare solo con la propria voce, e nulla di più.
Si tratta dunque di una piattaforma del tutto peculiare, che si stacca dai soliti social, e che proprio per le sue caratteristiche uniche sta raccogliendo velocemente centinaia di migliaia di iscritti.
A dire il vero c’è un altro fattore che sta spingendo in altissimo Clubhouse, ovvero la sua esclusività: è possibile iscriversi al social solo dietro invito di un altro utente.
Questi aspetti, uniti alla presenza su Clubhouse di celebrità del calibro di Oprah, Ashton Kutcher, Drake e Jared Leto, stanno contribuendo alla grande scalata dell’App, che ha il vantaggio di dare una voce a tutti, senza pregiudizi di sorta, per via dell’eliminazione delle immagini.
Su Clubhouse si può parlare di qualsiasi cosa: è sufficiente entrare una stanza dedicata a un tema preciso e ascoltare quello che gli altri utenti stanno dicendo, ed eventualmente intervenire dicendo la propria. Si tratta quindi di un mondo a metà strada tra quello delle chat, quello dei social e quello dei podcast, un mondo che sta incuriosendo non poco i recruiter e i cacciatori di teste.
«Tra i compiti principali di un cacciatore di teste c’è quello di scoprire talenti e migliorare di giorno in giorno il proprio network, così da poter vantare sempre un discreto numero di professionisti da proporre alle aziende che assumono» ci spiega Carola Adami, co-fondatrice della società italiana di head hunting Adami & Associati (www.adamiassociati.com).
«Uno strumento come Clubhouse, da questo punto di vista, potrebbe rivelarsi prezioso. Pensiamo per esempio agli head hunter della nostra società: ognuno di loro è specializzato in determinate aree, come per esempio nella ricerca di talenti per l’universo ICT. Ecco allora che questo cacciatore di teste, per individuare nuovi talenti, potrebbe partecipare alle discussioni relative a questo comparto su Clubhouse, così da poter scoprire nuovi interessanti professionisti ICT in modo semplice e veloce, senza alcun pregiudizio, oppure avviare delle discussioni ad hoc su temi concernenti una precisa ricerca di professionisti».
Clubhouse potrebbe quindi diventare un nuovo strumento di valore nelle mani dei recruiter, seguendo le orme di LinkedIn.
«Indubbiamente» aggiunge Carola Adami «Clubhouse potrebbe essere utile ai recruiter soprattutto in una situazione come quella dell’emergenza Covid-19, in cui i contatti sono ridotti al minimo. Ma le potenzialità di questo strumento possono andare bene oltre: i cacciatori di teste sono sempre alla ricerca di nuovi metodi per ampliare il proprio network».