Sclerosi multipla: le reazioni all’infusione di natalizumab per il trattamento della patologia sono molto rare secondo i risultati di un nuovo studio
Le reazioni all’infusione di natalizumab per il trattamento della sclerosi multipla (SM) sono molto rare, di solito sono lievi e quasi sempre si verificano durante, non dopo, l’infusione. È quanto dimostra un nuovo studio presentato all’ACTRIMS 2021.
Revisione imposta anche dal rischio COVID-19
Nel complesso, i risultati suggeriscono la necessità di ripensare il periodo obbligatorio di osservazione post-infusionale del farmaco di 1 ora, in particolare quando il tempo trascorso inutilmente in contesti medici è scoraggiato a causa di preoccupazioni riguardanti il COVID-19, sostengono i ricercatori, capitanati da Yujie Wang, del Dipartimento di Neurologia dell’Università di Washington, a Seattle.
Gli autori «evidenziano una potenziale opportunità per migliorare e semplificare il processo di monitoraggio dell’infusione e della post-infusione». In questa revisione sistematica di quasi 10.000 infusioni di natalizumab, specificano, tutti gli eventi avversi legati all’infusione sono stati lievi e nessun problema di sicurezza clinicamente rilevante è stato associato alle infusioni del farmaco» dichiarano.
Vigente l’obbligo di 1 ora imposto da FDA ed EMA
Il periodo di osservazione post-infusionale di 1 ora per natalizumab, approvato per il trattamento della SM recidivante-remittente (RRSM), è imposto dalla Food and Drug Administration (FDA) degli Stati Uniti e dall’European Medicines Agency (EMA) e si applica a ciascuna dose, indipendentemente dalla durata del trattamento, a causa di preoccupazioni di reazioni all’infusione.
Tuttavia, prove precedenti hanno indicato che le reazioni sono rare e di solito lievi. Oltre ad aumentare l’onere del regime di trattamento sia per i pazienti che per i medici, qualsiasi tempo prolungato in un ambiente in cui vi è preoccupazione di un aumento del rischio di esposizione alla SARS-CoV-2 è motivo di preoccupazione.
Per valutare la frequenza, la gravità e la tempistica delle reazioni all’infusione, Yujie Wang e colleghi hanno esaminato le cartelle cliniche di tutti i pazienti che hanno ricevuto natalizumab nella sala di infusione dell’University of Washington MS Center tra luglio 2012 e settembre 2020. Su 333 pazienti con RRSM, durante il periodo di studio sono state effettuate 9.682 infusioni di natalizumab, con una media di 27 infusioni per paziente (range, da 1 a 174). L’età media dei pazienti era di 41 anni e 87 (26%) erano maschi.
Eventi lievi e più frequenti durante la procedura, non dopo
Complessivamente, sono stati segnalati 33 eventi avversi correlati all’infusione in 26 pazienti, che rappresentano lo 0,34% delle infusioni totali e il 7,8% dei pazienti. Nel 77% dei casi, l’evento avverso si è verificato durante l’infusione. Nel 92% dei casi, l’evento avverso si è verificato entro i primi 6 mesi dal trattamento.
Tutti gli eventi sono stati descritti come lievi. I più comuni erano prurito, problemi gastrointestinali, mal di testa e vampate di calore. Nessuna delle reazioni richiedeva cure di emergenza o ricovero in ospedale. I sintomi erano autogestibili o gestiti facilmente con cure standard. Il trattamento è stato continuato in tutti i casi.
«Per i medici e gli operatori sanitari che si prendono cura dei pazienti affetti da SM e sono a proprio agio con terapie infusionali, non sorprende che i tassi di reazioni all’infusione clinicamente significative siano stati bassi» spiegano gli autori. «È infatti coerente con gli studi precedenti che le reazioni si verifichino generalmente durante piuttosto che dopo l’infusione».
Gli autori sottolineano la gamma di potenziali vantaggi nell’apportare modifiche alle richieste degli enti regolatori. «I benefici previsti possono includere la riduzione dei rischi di esposizione alla SARS-CoV2 per i pazienti e il personale, la riduzione dell’onere di trattamento per i pazienti, l’aumento dell’efficienza e il miglioramento dell’accesso alle cure senza trascurare la sicurezza dei pazienti» fanno notare.
Risultati coerenti con precedenti studi
Vari altri studi recenti hanno mostrato risultati simili. Di seguito un cenno a due tra i più significativi.
- In uno studio pubblicato su “Multiple Sclerosis” nell’ottobre 2020 – condotto da ricercatori dell’Amsterdam University Medical Center guidati da Floor C. Lonstra – su 14.174 infusioni di natalizumab effettuate a 225 pazienti con RRSM tra il 2006 e il 2018, si sono verificati 276 eventi avversi correlati all’infusione (1,95%) in 60 pazienti. Ci sono stati 11 gravi eventi avversi legati all’infusione in nove pazienti (4,0%), tutti avvenuti durante l’infusione. Il centro ha successivamente modificato il suo protocollo. Il monitoraggio post-infusionale di un’ora – anche per via della pandemia di COVID-19 – è ora omesso; dopo un risciacquo di 15 minuti dell’infusione, i pazienti possono lasciare l’unità.
- In un altro recente studio pubblicato su “Multiple Sclerosis and Related Disorders” a gennaio, ricercatori australiani – guidati da Louise Rath di Clinical Neurosciences, Alfred Health, a Melbourne – hanno riferito sull’uso di un protocollo di infusione rapida di natalizumab e ocrelizumb. Nella loro analisi di 269 infusioni rapide di natalizumab e 100 infusioni rapide di ocrelizumab, ci sono state due reazioni correlate all’infusione nel gruppo natalizumab e otto nel gruppo ocrelizumab. Tutte le reazioni sono state da lievi a moderate e non sono state richieste di interruzioni di trattamento. Nessuna delle reazioni si è verificata durante il periodo di osservazione della post-infusione. Con il protocollo di infusione rapida, i pazienti ricevono tre dosi standard per 1 ora seguite da 30 minuti di osservazione. Inoltre, le infusioni si riducono a 30 minuti.