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Uscire dal comune per comprare vino sfuso è possibile

Scrivere in etichetta vino naturale è ingannevole: lo ha stabilito la Direzione generale per l’agricoltura e sviluppo rurale della Commissione europea

Andare in un altro comune per comprare vino sfuso? “Si può, la gente non lo sa”. Confagricoltura Bologna scrive alle forze dell’ordine per diffondere corrette informazioni

“La vendita del vino sfuso in damigiana è bloccata. Quella delle bottiglie notevolmente rallentata: c’è chi prenota e poi, a causa del timore di incorrere in una sanzione per lo spostamento, non effettua il ritiro. Per questo motivo stiamo assistendo a un crollo delle vendite dirette”.

La segnalazione, spiega la Dire (www.dire.it), arriva da Confagricoltura Bologna, che ha scritto a Questura, Carabinieri, Guardia di Finanza e Polizia locale dell’area metropolitana bolognese per chiedere “collaborazione, nella diffusione di informazioni corrette ai cittadini”. Posto che il calo delle vendite ai privati si aggiunge a quello relativo al canale Horeca, raggiungendo complessivamente punte del -70%, puntualizza Confagricoltura: “Come chiarito nelle risposte alle domande frequenti sul sito internet della presidenza del Consiglio dei ministri, gli spostamenti verso Comuni diversi da quello in cui si abita sono vietati, salvo che per specifiche esigenze o necessità: fare la spesa rientra sempre fra le cause giustificative degli spostamenti. In particolare, si legge nella risposta al quesito specifico, ‘laddove il proprio Comune non disponga di punti vendita o nel caso in cui un Comune contiguo al proprio presenti una disponibilità, anche in termini di maggiore convenienza economica, di punti vendita necessari alle proprie esigenze, lo spostamento è consentito, entro tali limiti, che dovranno essere autocertificati’”. Insomma, puntualizza l’associazione agricola, “andare in un altro Comune per acquistare del vino è quindi possibilema c’è chi non ne è a conoscenza oppure chi, nel dubbio, preferisce non muoversi per paura di ricevere una sanzione”.

Dunque, è “un problema enorme per le aziende, anche perché ci sono precisi tempi da rispettare: non è possibile attendere settimane per imbottigliare il prodotto, che altrimenti andrebbe perso, e contestualmente aumentano le giacenze nelle cantine”. Per tutto questo, insiste Confagricoltura Bologna, “chiediamo il supporto delle autorità perché si faccia ulteriormente chiarezza. E ribadiamo che è necessario rinforzare forme di ristoro legate al calo del fatturato oltre a prevedere un’estensione degli sgravi”. Arriva anche la testimonianza dell’imprenditore agricolo Gabriele Ghedini, titolare di Tenuta Goccia a Monteveglio: “Il periodo di vendita del vino sfuso- osserva Ghedini- è concentrato tra dicembre e marzo. In quest’intervallo temporale, eccezion fatta per alcune settimane in cui l’Emilia-Romagna è stata zona gialla a febbraio, ci sono sempre state restrizioni. Per quel che riguarda gli spostamenti, ho riscontrato che spesso non c’è corretta informazione. Le vendite dirette ai privati sono calate del 30-40% rispetto allo scorso anno, ancor più marcato è il calo di quelle a ristoranti e pubblici esercizi in generale, che arriva anche al -70%”.

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