Trombosi venosa profonda: ecco quali sono i principali fattori di rischio, i sintomi e le cure per i pazienti affetti da questa patologia
La trombosi venosa profonda consiste nella formazione di coaguli di sangue (trombi) all’interno delle vene profonde, in genere delle gambe. È una patologia seria in quanto i coaguli di sangue, presenti nelle vene, possono infatti staccarsi ed essere trasportati fino ai polmoni, dove bloccano il flusso sanguigno causando la cosiddetta embolia polmonare.
QUALI SONO I FATTORI DI RISCHIO della TVP?
- rimanere seduti o sdraiati a lungo (ad esempio durante un viaggio aereo o un ricovero in ospedale)
- malattie ereditarie che compromettono la corretta coagulazione del sangue
- traumi o interventi chirurgici
- sovrappeso e obesità
- fumo
- gravidanza
- assunzione della pillola anticoncezionale o della terapia ormonale sostituiva
- alcune forme di cancro
- arresto cardiaco
- essere portatori di pacemaker
- cateteri inseriti in una vena
- casi di trombosi venosa profonda in famiglia
- fibrillazione atriale
QUALI SONO I SINTOMI?
La trombosi venosa profonda è spesso asintomatica; in altri casi può manifestarsi con gonfiore e dolore alla gamba, alla caviglia e al piede, crampi ai polpacci, riscaldamento dell’area interessata e cambiamenti del colore della pelle (che può risultare pallida, arrossata o cianotica).
COME VIENE TRATTATA LA TVP?
Tutti i pazienti con trombosi venosa profonda, spiegano gli esperti di Neuromed, sono trattati con anticoagulanti. Ai pazienti inizialmente si somministra un’eparina iniettabile (eparina non frazionata o a basso peso molecolare) dai 5 ai 7 giorni, seguita da un trattamento più a lungo termine con farmaci per via orale.