Influenza, l’Agenzia europea dei medicinali approva il primo vaccino quadrivalente adiuvato, particolarmente indicato per l’immunizzazione della popolazione anziana
È stato autorizzato da Ema il primo vaccino antinfluenzale quadrivalente adiuvato, particolarmente indicato per l’immunizzazione della popolazione anziana. Con questo nuovo vaccino si amplia ulteriormente la copertura offerta dal vaccino antinfluenzale. Questa sarà ancora più necessaria il prossimo inverno per diminuire il carico sul servizio sanitario e semplificare la diagnosi differenziale a fronte di problematiche respiratorie, data la co-circolazione di virus influenzali e Sars-Cov-2.
“I virus influenzali esistono ancora e continueranno a colpire duramente soprattutto gli anziani, che sono più fragili e per i quali vale l’indicazione prioritaria alla vaccinazione. Dobbiamo ricordarlo, perché siamo in una situazione pandemica. Tutte le strategie messe in atto in questa pandemia, come distanziamento e uso della mascherina, non ci devono confondere e tranquillizzare sul fatto che i virus influenzali siano improvvisamente scomparsi.” Con queste parole il Prof. Francesco Landi, Presidente della società di Gerontologia e Geriatria, ha aperto il live streaming “Over 65: potenziamo le difese contro i virus influenzali”, realizzato con il contributo di Seqirus.
Il virus influenzale
Attualmente sotto il nome generico di virus influenzale sono identificabili quattro ceppi distinti di virus del genere Orthomixovirus: i tipi A e B, responsabili della sintomatologia influenzale classica; il tipo C, clinicamente meno rilevante (in genere asintomatico) e il tipo D. I virus dell’influenza A sono ulteriormente suddivisi in sottotipi sulla base di differenze molecolari nelle due glicoproteine di superficie emoagglutinina (H) e neuraminidasi (N); ad oggi sono noti almeno 18 diversi sottotipi di H e 11 sottotipi di N da cui derivano le sigle dei sottotipi, come H1N1. Nel tipo B si riconoscono due lineages principali, Victoria e Yamagata.
I virus dell’influenza presentano un’accentuata tendenza a mutazioni del loro patrimonio genetico, dando luogo al fenomeno della cosiddetta deriva antigenica che è alla base dell’alta contagiosità dell’influenza. In questo modo si possono produrre virus circolanti che eludono la risposta immunitaria sviluppata nell’organismo da precedenti infezioni, rendendolo vulnerabile – da un punto di vista immunologico – agli attacchi delle nuove varianti.
L’influenza e la vaccinazione
L’influenza è una malattia che si può trasmettere direttamente, tramite l’emissione di particelle da parte delle vie aeree (i famosi droplet), con il contatto ravvicinato con un soggetto infetto in uno spazio chiuso ma anche indirettamente tramite il contatto con oggetti contaminati.
La frequenza con cui insorgono i casi di influenza, pur essendo assai diversa da stagione a stagione, si aggira mediamente intorno al 10% della popolazione generale, mentre nella fascia d’età 0–14 anni l’incidenza arriva a circa il 25%.
I sintomi più frequenti, che persistono in media per 3-4 giorni ma possono durare anche fino a due settimane, sono febbre, accompagnata da brividi, dolori ossei e muscolari, mal di testa, malessere generale, astenia, mialgia, mal di gola, raffreddore, tosse non catarrale e congiuntivite.
La maggior parte delle persone guarisce entro una settimana senza richiedere cure mediche e nel soggetto sano l’influenza raramente dà luogo a complicazioni. Tuttavia in alcuni casi possono verificarsi complicanze gravi o la morte nelle persone ad alto rischio, fra cui: donne in gravidanza, bambini fra i 6 mesi e i 5 anni, anziani, pazienti con malattie croniche o sottoposti a terapie che indeboliscono il sistema immunitario, obesi gravi, personale sanitario.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità a livello mondiale e il Ministero della Salute italiano promuovono ogni anno la campagna vaccinale stagionale contro l’influenza per ridurre il rischio individuale di malattia, ospedalizzazione e morte, il rischio di trasmissione della malattia a soggetti ad alto rischio e, infine, i costi sociali connessi a morbilità e mortalità. Alla riduzione del rischio di trasmissione ai soggetti ad alto rischio si rivolge la campagna di vaccinazione nei confronti dei bambini, che presentano la fascia di popolazione che ha una maggior incidenza di malattia, e degli adulti che hanno un ruolo di assistenza ai soggetti a rischio, come personale sanitario e caregiver.
I vaccini disponibili
In Italia sono disponibili vaccini trivalenti con o senza la presenza di adiuvante, che sono efficaci verso due ceppi del tipo A (negli ultimi vaccini H1N1 e H3N2) e un lineage del tipo B. È l’Organizzazione Mondiale della Sanità che definisce e comunica la composizione dei vaccini per la stagione successiva, basandosi sulla previsione di quali siano le tipologie di virus in circolazione l’inverno successivo. È però difficile prevedere quale dei due lineage B includere nei vaccini influenzali trivalenti (TIV) e nelle ultime dieci stagioni il lineage B contenuto nei vaccini trivalenti è stato spesso diverso da quello circolante (circa nel 50% dei casi); di conseguenza questi vaccini sono stati meno efficaci e l’impatto della patologia maggiore.
Da qui l’esigenza di sviluppare un vaccino quadrivalente, contenente sia due ceppi del tipo A, sia due lineage del tipo B.
L’utilizzo degli adiuvanti
È possibile che gli antigeni contenuti in un vaccino non stimolino sufficientemente la risposta immunitaria del singolo paziente, non consentendo di ottenere l’immunità attraverso la somministrazione di dosi standard del vaccino. Le possibilità sono allora due: aumentare il contenuto di antigeni del vaccino stesso, come si faceva frequentemente negli USA, oppure utilizzare apposite sostanze, gli adiuvanti, capaci di amplificare la risposta immunitaria a un antigene. Gli adiuvanti sono infatti in grado di aumentare l’immunogenicità degli antigeni attraverso l’attivazione e/o il prolungamento dell’effetto stimolante.
“È dal lontano 1930, con il vaccino contro il tetano e la pertosse, fino al vaccino contro il meningococco disponibile attualmente, che si utilizzano adiuvanti in diversi vaccini. Non sono usati solo nel vaccino antinfluenzale. La storia degli adiuvanti è molto lunga” ha commentato Landi. Il primo adiuvante utilizzato è stato lo ione alluminio, mentre dal 1997 si utilizza frequentemente MF59. Questo composto è un’emulsione di olio in acqua contenente squalene, un normale componente delle membrane cellulari e prodotto intermedio della biosintesi del colesterolo e degli ormoni steroidei. È risultato in grado di aumentare il numero dei linfociti T attivati dagli antigeni antinfluenzali contenuti nel vaccino e quindi potenzia la secrezione di anticorpi specifici contro la malattia. Se il paziente è in una situazione di immunosenescenza, adiuvare il vaccino porterà a un vantaggio in termini di risposta immunitaria.
“Le evidenze cliniche raccolte negli anni testimoniano l’importanza dell’utilizzo di vaccini adiuvati nel potenziamento della protezione degli over-65. La presenza del componente adiuvante conferisce una serie di benefici aggiuntivi come il potenziamento della risposta immunitaria, soprattutto nelle persone con sistema immunitario compromesso, in tempi più brevi e più duratura, una riduzione della quantità di antigene somministrato, opzione utile nel caso la sua disponibilità sia limitata, la protezione crociata verso virus influenzali che possono andare incontro a mutazione durante la stagione influenzale e differire così da quelli inseriti nella composizione vaccinale e una bassa reattogenicità locale e sistemica. Nel caso di MF59, la reazione sistemica è sostanzialmente impossibile.” ha dichiarato Landi.
La senescenza del sistema immunitario
Il funzionamento del sistema immunitario è basato su un complesso meccanismo di interazione tra linfociti T, responsabili dell’immunità cellulare, e linfociti B, responsabili dell’immunità umorale.
Il linfocita T vergine, esposto per la prima volta a un patogeno, si trasforma in una serie di cellule (TH1, TH2, TH17, ecc.) con l’obiettivo di uccidere il patogeno. Una parte di queste cellule si trasforma in cellule della memoria centrale e questi linfociti di memoria mediano la risposta nei confronti del patogeno.
Le cellule del sistema immunitario, con l’avanzamento dell’età, subiscono però un progressivo processo di invecchiamento biologico, noto con il termine di immunosenescenza. Si assiste, tra l’altro, a una diminuzione del funzionamento dei linfociti T e B: questi cambiamenti riducono la capacità di produrre un’adeguata risposta immunitaria negli anziani.
“Con circa 14 milioni di persone sopra i 65 anni di età nel nostro Paese, mettere a punto strategie di prevenzione efficaci per proteggerli dai virus influenzali deve rappresentare una priorità di sanità pubblica, anche alla luce della possibile co-circolazione nella prossima stagione di virus influenzali e Sars-Cov-2. Scegliere il vaccino antinfluenzale da utilizzare in modo mirato e modulato a seconda dei bisogni del paziente produce benefici non solo per il singolo soggetto, ma anche per l’intero Sistema Sanitario Nazionale, in quanto consente di ridurre l’impatto a carico delle strutture sanitarie in termini di prestazioni e ospedalizzazioni dovute a complicanze. Nello specifico, per gli over-65 è necessaria una maggior protezione: in questo senso è dimostrato come i vaccini quadrivalenti adiuvati siano maggiormente protettivi rispetto a vaccini inattivati convenzionali e a dose standard per questa fascia di popolazione”, ha commentato Roberto Ieraci, Referente scientifico per le vaccinazioni Asl Roma 1 strategie vaccinali Regione Lazio
La somministrazione del vaccino adeguato
L’appropriatezza in ambito sanitario definisce interventi o prestazioni che risultino adeguati ed efficaci perché erogati al paziente giusto, nel momento opportuno, al giusto costo e nel setting assistenziale più adatto. I diversi vaccini antinfluenzali disponibili vengono utilizzati in modo che ogni persona, secondo le proprie caratteristiche, possa trarre il maggior beneficio dal vaccino ricevuto. Le indicazioni ad oggi disponibili identificano l’utilizzo preferenziale dei vaccini influenzali quadrivalenti per gli adolescenti e gli adulti in età lavorativa, mentre per gli anziani il vaccino più appropriato risulta essere quello adiuvato, in quanto conferisce una protezione maggiore per le categorie soggette alla problematica dell’immunosenescenza.
In assenza di un vaccino quadrivalente adiuvato, il Ministero della Salute aveva raccomandato l’utilizzo del vaccino adiuvato per proteggere le fasce di popolazione più fragili. Diverse Regioni italiane, come il Lazio, hanno consigliato l’utilizzo del vaccino adiuvato con MF59 per tutti gli anziani al di sopra dei 75 anni e per i soggetti considerati ad alto rischio nella fascia 65-74 anni per la presenza di comorbidità, e del quadrivalente per tutti i soggetti da 6 mesi a 64 anni e per la fascia 65-74 in buona salute.
L’appropriatezza vaccinale sarà ulteriormente rafforzata dalla disponibilità per la prossima campagna vaccinale antinfluenzale in Italia della stagione 2021/2022 del vaccino quadrivalente adiuvato, L’approvato dall’Agenzia Europea per i Medicinali a maggio 2020, in grado di offrire una protezione più ampia contro i virus influenzali.