Le Antichità di Ercolano esposte sono tornate nel Parco archeologico di Ercolano dopo il restauro a cura della Biblioteca nazionale di Napoli
‘Le Antichità di Ercolano esposte’ sono tornate nel Parco archeologico di Ercolano dopo il restauro a cura della Biblioteca nazionale di Napoli. Si potranno nuovamente ammirare i disegni e le incisioni dell’opera editoriale voluta da Carlo di Borbone. L’opera non fu mai messa in commercio, ma offerta in omaggio dalla corte napoletana agli esponenti più in vista dell’aristocrazia europea per diffondere e promuovere l’impresa di scavo borbonica che aveva portato alla luce le città sepolte dall’eruzione del Vesuvio del 79 d.C.
“Per recuperare la propria collezione dei volumi de ‘Le Antichità di Ercolano esposte’ e garantire la pubblica fruizione, il parco ha attivato la propria rete istituzionale di riferimento – dice il direttore del Parco Francesco Sirano -. La collaborazione con la Biblioteca nazionale si è giovata dell’altissimo livello professionale che da sempre ne caratterizza l’opera. I rapporti, già stretti per la presenza dell’officina dei papiri Ercolanesi proprio nella Biblioteca, si sono ulteriormente rafforzati”.
“Il lavoro di restauro – spiega alla Dire (www.dire.it) il direttore della Biblioteca nazionale di Napoli, Salvatore Buonomo – conferma il filo doppio di stretta collaborazione con il Parco archeologico di Ercolano, dove si trova la superba Villa dei Pisoni che ospitava l’antica collezione di papiri di Filodemo di Gadara, oggi nella nostra biblioteca. La sinergia in questo caso ha costituito un’occasione per avvalersi al massimo delle risorse e delle potenzialità di cui disponiamo nell’ambito dei beni culturali, consentendoci l’allargamento del concetto stesso di patrimonio culturale componendo l’interesse di bene bibliografico con quello archeologico”.
Il lavoro di restauro sui primi volumi svolto nel Laboratorio Alberto Guarino della Bnn, che ha visto impegnati Valeria Stanziano e Luigi Vallefuoco e per il Parco di Ercolano Elisabetta Canna, è stato complesso: “è stato necessario – si legge in una nota – intervenire sulle pregevoli carte interne ma anche restaurare tutti i dorsi in pelle con le iscrizioni in oro ed i nervi a vista, in più parti sono state restaurate le coperte con incartonatura e carte marmorizzate dipinte a mano simili agli originali. ‘Le Antichità di Ercolano esposte’ hanno avuto il merito di offrire agli artisti ed ai decoratori dell’epoca un assortimento di motivi ellenistici fedeli agli originali, influenzando le arti decorative in Europa e favorendo l’affermarsi del gusto neoclassico. L’opera riveste, perciò, un particolare interesse artistico e documenta con disegni ed incisioni di raffinata fattura il prezioso patrimonio di pitture ed oggetti, molti anche andati perduti, provenienti dagli scavi di Pompei, Stabia e dai due siti di Ercolano: Resina e Portici”.