Covid: pazienti obesi più a rischio terapia intensiva


L’obesità aumenta il rischio di ricovero in terapia intensiva per Covid ma non i decessi secondo un nuovo studio

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I pazienti obesi ospedalizzati a causa del Covid-19 hanno mostrato un tasso significativamente più elevato di necessità di ricovero in terapia intensiva e una degenza più lunga in questo reparto rispetto agli individui normopeso. Non era invece diverso il rischio di decesso o di necessità di cure in un hospice. Sono gli esiti di uno studio effettuato sui dati di cinque ospedali statunitensi e presentati al congresso virtuale della Endocrine Society (ENDO) 2021.

Più del 40% dei nordamericani convive con l’obesità, uno dei fattori di rischio significativi per il Covid-19. Obiettivo dell’analisi era determinare e descrivere l’impatto dell’obesità sul decorso clinico dell’infezione rispetto agli individui non obesi.

I ricercatori hanno analizzato le informazioni presenti nel sistema sanitario di Yale New Haven sugli adulti ospedalizzati con Covid dal 10 marzo al 1 settembre 2020. Per ogni paziente è stato calcolato l’indice di massa corporea (BMI) tramite i dati di altezza e peso e l’obesità è stata definita a partire da un BMI di 30 kg/m2. Le persone obese sono state divise nei sottogruppi di classe I, II e III in base alla classificazione dell’Oms.

Gli endpoint primari dello studio erano il decesso o l’assistenza in hospice (strutture residenziali dedicate all’assistenza dei malati che necessitano di cure palliative che non possono essere erogate a domicilio), il ricovero in terapia intensiva e la durata della degenza in terapia intensiva.

Dei 3.246 adulti inclusi nello studio, il 43,2% risultava obeso, il 30,5% era classificato in sovrappeso. Solo il 23,5% dei pazienti ospedalizzati aveva un peso normale e il 2,8% era sottopeso.

Ricovero in terapia intensiva più lungo negli obesi
Durante il periodo preso in esame dall’analisi un quarto dei pazienti coinvolti è stato ricoverato in terapia intensiva. Dopo gli aggiustamenti, gli obesi ospedalizzati con il Covid avevano una maggiore probabilità di necessitare del ricovero in terapia intensiva rispetto ai soggetti normopeso (OR aggiustato = 1,27). Le probabilità di ricovero in terapia intensiva erano ancora più elevate nei soggetti con obesità di classe II (aOR = 1,48) e di classe III (aOR = 2,07) rispetto a quelli con peso normale.

Le persone normopeso ricoverate in terapia intensiva avevano una durata media del ricovero di 6,6 giorni, che saliva a una media di 9,5 giorni per gli obesi in generale. La durata media della degenza in terapia intensiva aumentava al crescere della classe di obesità: 9,1 giorni per gli adulti con obesità di classe I, 9,3 giorni con la classe II e 10,2 giorni con la classe III.

«I nostri risultati sottolineano la vulnerabilità delle persone obese durante l’attuale pandemia e la necessità di garantire che l’obesità riceva un’adeguata considerazione in termini di stratificazione del rischio, protocolli di vaccinazione e gestione del Covid-19 all’interno delle strutture ospedaliere» ha affermato il primo autore dello studio Yu Mi Kang del Bridgeport Hospital, che fa parte dello Yale New Haven, un gruppo di cinque ospedali del Connecticut.

Rischio di decesso sovrapponibile ai normopeso
Della coorte di studio il 16,7% è deceduto o ha ricevuto cure in un hospice. Dopo l’aggiustamento per i fattori confondenti, l’obesità non è stata associata a un aumento del rischio di decesso in ospedale o di bisogno di cure in un hospice. In nessuna delle tre classi di obesità o nei sottogruppi in sovrappeso/sottopeso è stato osservato un aumento del rischio di mortalità da Covid-19.

Secondo Kang potrebbero esserci alcune ragioni per spiegare questi risultati. «Siamo stati fortunati ad avere più tempo per raccogliere risorse e imparare dalle esperienze dei paesi che sono stati colpiti per primi dalla pandemia» ha commentato. «Questo ci ha portato ad assumere più personale sanitario, ad aumentare il numero di letti in terapia intensiva dotati di attrezzature a pressione negativa e recuperare tutti i ventilatori che il sistema sanitario poteva fornire. Inoltre i protocolli di gestione del Covid-19 vengono aggiornati di frequente, sulla scorta dei rapporti provenienti dagli altri Stati».

Kang ha precisato che, rispetto agli adulti normopeso, a una percentuale maggiore di pazienti obesi sono stati somministrati steroidi, l’anticorpo monoclonale atezolizumab e l’antivirale remdesivir, farmaci che potrebbero aver mitigato il tasso di mortalità, anche se per determinarlo serviranno ulteriori indagini.